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Un calcio al calcio di Gianni Rivera
20.08.2003

Con la decisione di ieri, di fatto, Berlusconi ha commissariato la Federcalcio. Carraro ha dovuto subire la soluzione che aveva respinto per settimane. Ma non c’è stato niente da fare, perché, in realtà, il presidente Figc non aveva scelta, non aveva alternative. Ma allora, viene da chiedersi, non si poteva decidere in questo modo già venti giorni fa?
Avremmo così risparmiato tre settimane di polemiche, tensioni, ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, ma così vanno le cose... Forse non era necessario l’intervento del governo, forse il calcio poteva trovare una soluzione all’interno dei suoi organismi. Non è stato possibile, perché, in realtà, il problema è più complicato. È profondo e deflagrante. E investe la cultura che è alla base di questo sport, una filosofia, chiamiamola così, che premia soltanto l’aspetto economico e che fa di ogni altra cosa un dettaglio, un complemento, un optional. Il denaro non è solo dominante, ma è anche un elemento aggressivo, vorace, unico.
Non dico che non bisogna tenerne conto, che non si deve guardare al proprio interesse, per carità, ma oggi tutto è piegato al denaro, qualsiasi cosa, anche i valori dello sport, purtroppo, anche i valori del calcio.
Così, melanconicamente, abbiamo assistito a uno spettacolo di un mondo in piena decadenza, con società dalle tasche bucate e dai bilanci precari e a uno scontro violentissimo che aveva come scopo il Catania, certo, ma anche il banale potere, la poltrona di presidente Figc. Sì, Alleanza Nazionale si è scagliata contro Carraro per una questione di potere e anche perché ha voluto vendicarsi dell’offesa fatta al suo candidato, Delogu, eliminato selvaggiamente, quando era stato proposto alla guida della federazione di via Allegri. A guardar bene, però, Delogu era stato «bruciato» dagli stessi alleati, giocato sull’altare degli equilibri politici e dei giochi di corrente... Insomma, la solita vecchia storia, così si spiegano le congiure di palazzo, le ripicche, le vendette.
Ma il male viene da lontano, ed è sempre quello, il soffocamento e l’annichilimento dei valori dello sport. Oggi il calcio non è un gioco, è solo e soltanto business, roba per dirigenti finanziari e per affaristi. I sogni sono svaniti, il pallone si è perso per strada.
Tutto questo rappresenta un’anomalia, ma non c’è da stupirsi. Tutta l’Italia, oggi, è un’anomalia. Guardiamo Berlusconi, l’anomalia più grossa. Non c’è Paese occidentale che avrebbe accettato una situazione come quella dell’Italia... E anche qui da noi, sarebbe bastata una legge del ‘57 per sancire l’ineleggibilità di Berlusconi. Non solo questi non avrebbe potuto fare il presidente del Consiglio, ma neanche il deputato... Colpa anche della sinistra che su questo argomento non ha fatto una battaglia dura, decisa ed efficace. E ora questa maggioranza ha la possibilità di non affrontare il problema. E così come decide sul conflitto di interessi di Berlusconi, sostenendo che in fondo si può fare, così obbliga la Federcalcio a riscrivere i campionati e ammette un decreto sul calcio che magari può presentare degli elementi di incostituzionalità. Alla faccia dell’autonomia dello sport che ha tanto sbandierato... Un triste spettacolo.
Tutti sembrano piegarsi a questa legge, anche quelli che non vorrebbero, perché la scelta è: o accetti o subisci. Ora speriamo. Speriamo che Berlusconi sia buono con noi, che decida di lasciarci vedere le partite... A parte le battute, la situazione mi sembra assai brutta, insomma non mi aspetto molto da chi è abituato soltanto a contare i dollari. Però non voglio essere pessimista: vedo dei segnali di risveglio nell’opinione pubblica, noto malcontento verso questo modo di gestire le cose.
C’è malumore e disillusione nei confronti di questi signori, lo stesso elettorato che ha appoggiato Berlusconi comincia ad aprire gli occhi, ad innervosirsi. Leggo la necessità impellente di realizzare una alternativa seria e credibile, lontano dalle guerre di capi e capetti, una coalizione che presenti al Paese un progetto e non promesse false.
Ma per restare al tema di oggi, vedo la necessità di ricostruire un modo di pensare, una cultura, un sistema di valori, in cui non ci sia spazio soltanto per il business e per i soldi. E, alla fine, verrà anche il momento di individuare delle responsabilità, di trovare i colpevoli che hanno lasciato che il calcio si riducesse in questo modo. Svilito, offeso, ferito e senza anima.

da http//:www.unita.it

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