Aggiornamento sulla campagna Sudan 1° ottobre 2008. «Un trattato non basta: non dobbiamo mai dare per scontato che gli impegni presi sulla parola e quelli firmati su un pezzo di carta siano veramente mantenuti. Costruire la pace in Sudan è un'operazione a lungo termine».Marina Peter in Scommessa Sudan, 2006
Pirati somali: «Abbiamo armi ucraine per il Sud Sudan»
I pirati somali il 25 settembre hanno catturato la nave ucraina «Faina» battente bandiera del Belize, che trasportava 33 carri armati sovietici t-72, lanciagranate e munizioni. Una fonte dell'esercito sudanese e una della marina del Kenya hanno informato le agenzie che le armi erano destinate al Sud Sudan e che addirittura si tratterebbe del terzo carico di quest'anno e il quarto in totale: il primo sarebbe arrivato al porto di Mombasa in ottobre 2007, altri due a febbraio di quest'anno. I pirati avrebbero richiesto un riscatto (qualcuno sostiene di 20milioni di dollari, altri di 35). Secondo l'accordo di pace firmato nel 2005, il Sud Sudan non può comprare armi. Andrew Mwangura, capo del East Africa Seafarers Assistance Program a Nairobi, sostiene che i pirati somali avrebbero documenti confidenziali che dimostrerebbero che le armi sono destinate al governo di Juba e minacciano di rendere pubblici i documenti se non verrà pagato il riscatto. Il generale Byor Ajang, dell'Spla, nega categoricamente che il governo del Sud Sudan abbia ordinato armi.
Sudan-Egitto/ Rapiti e liberati un gruppo di turisti europei
Il 29 settembre sono stati liberati 11 turisti europei (cinque italiani, cinque tedeschi e una romena) e otto accompagnatori egiziani che erano stati rapiti il 19 settembre nel Sahara, nell'area di Gebel Uwainat, una zona dell'estremo sudovest dell'Egitto, dove il paese confina con la Libia ad ovest e con il Sudan a sud.
Queste sono le uniche due notizie certe: nessuno ha finora invece spiegato con esattezza che cosa sia avvenuto durante il sequestro. La notizia del rapimento arriva ai mezzi di informazione solo il 22 settembre: si parla di una richiesta di riscatto, oscillante tra i 6 e i 15 milioni di dollari. I rapitori avrebbero portato gli ostaggi in Sudan. Il 25 settembre le autorità di Khartoum affermano che la carovana si è spostata in territorio libico. Nelle trattative sarebbe coinvolta la Fondazione Gheddafi, presieduta da Seif al Islam, figlio del leader libico Muammar Gheddafi. Da lì la carovana si sarebbe ulteriormente spostata in Ciad. Il governo di Khartoum accusa i rapitori di far parte (o quantomeno di essere in contatto) con i ribelli del Darfur, che finora però non sono mai stati segnalati così a Nord e non hanno mai rapito turisti. Nei giorni successivi i sudanesi – che si oppongono al pagamento di un riscatto e che insistono per liberare i turisti attraverso un blitz militare – dichiarano che una pattuglia dell'esercito aveva intercettato i rapitori vicino al confine e aveva ingaggiato una sparatoria uccidendo sei sequestratori. Un agente della sicurezza egiziana ha parlato invece di un attacco compiuto - in territorio ciadiano, forse nella località di Tabbat Shajara - da una trentina elementi delle forze speciali egiziane che hanno sconfitto i rapitori uccidendo una ventina di persone e liberato gli ostaggi. Per i governi di Roma e Berlino invece gli ostaggi sarebbero stati liberati dai rapitori – ormai braccati - prima del conflitto a fuoco e nessun riscatto sarebbe stato pagato.
La Campagna Sudan
Chi siamo
La Campagna italiana per il Sudan è una campagna nazionale di informazione, sensibilizzazione ed advocacy che opera dal 1994. Raggruppa organizzazioni della società civile italiana (Acli Milano e Cremona, Amani, Arci, Caritas ambrosiana, Caritas italiana, Mani Tese, Ipsia Milano, Missionari e missionarie comboniane, Nexus, Pax Christi) e lavora in stretta collaborazione con enti pubblici e privati italiani e con varie organizzazioni della società civile sudanese. In Italia la Campagna ha fatto conoscere la situazione del Sudan e ha sostenuto i processi volti al raggiungimento di una pace rispettosa delle diversità sociali, etniche, culturali, religiose della sua popolazione. Per informazioni: www.campagnasudan.it.