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Il calcio, la legge, l'Italia di Valerio Migliucci
22.08.2003

"La legge è uguale per tutti, ma per me è più uguale che per gli altri." I vertici del nostro calcio devono aver pensato che questa frase, di cui ci si sarebbe vergognati già nel settecento illuminista, doveva essere invece presa ad esempio, essendo stata pronunciata dal Presidente del Consiglio, Dottor Silvio Berlusconi che, proprio per la sua alta carica istituzionale, non può che essere un modello, un modello etico, morale e comportamentale.

Solo così è possibile spiegare le dichiarazioni del vicepresidente della Lega Calcio, Antonio Matarrese, secondo il quale la Roma ed il Napoli non possono essere estromessi dai rispettivi campionati "anche per ragioni di ordine pubblico".

Andiamo con ordine: si parla di Roma e Napoli in quanto, come già saprete, per iscriversi al campionato 2003/2004 hanno presentato, a garanzia dei loro debiti, fideiussioni che però sono risultate false. Ora, cerchiamo di capirci: amo le città di Roma e Napoli e non ho motivi per avercela con la Roma Calcio o il Napoli Calcio; il problema qui non sono Roma o Napoli, tanto più che sono ancora in corso indagini da parte della magistratura atte ad accertare le responsabilità. Il problema sono le parole scandalose di Matarrese: a quanto dice lui infatti qualsiasi cosa emergesse dall’inchiesta "sarebbe inimmaginabile un campionato di serie A senza la Roma". Ma perché? C’è una regola e chi non la rispetta, foss’anche il Milan del Presidente di Tutto, Cavalier Silvio Berlusconi, deve essere punito. E possibilmente a parità di regola infranta la sanzione deve essere la stessa per tutti. Non è giustizialismo, è legalità.

Ma è chiaro che se poi il Premier in persona sottolinea che la legge è sì uguale per tutti ma…….. ma se si tratta del Presidente non lo è più, ma magari neanche se si tratta dei suoi amici, ma allora neanche se si tratta, che so, di una piazza che potrebbe provocare dei disordini. Fossi un romanista o un napoletano ci sarei rimasto male: la mia squadra partecipa al campionato non perché lo merita ma perché noi siamo vandali che potremmo sfasciare la città. Dunque se i tifosi fiorentini lo scorso anno avessero devastato a sprangate gli Uffizi magari……….

E lo chiamano sport? Mai sentito parlare di ideali che lo sport deve diffondere e rappresentare? La lealtà, l’imparzialità e la giustizia non sono forse tra questi?

Un tempo, di certo, lo erano ma poi bontà loro sono "scesi in campo" i politici del centrodestra che, ad ulteriore testimonianza della loro pochezza morale, sono intervenuti a sostegno di alcune squadre i cui tifosi, sperano, alle urne si ricorderanno di loro.

E’ l’unico motivo, e vi giuro che ne ho cercati altri ma proprio non ce n’è, per cui piazze come Genova, Roma, Napoli e Firenze sono state salvate o ripescate a scapito delle più piccole Pisa, La Spezia e Cosenza, solo per fare degli esempi.

Ragazzi svegliamoci, è la legge del più forte che trionfa ancora una volta; nelle discussioni da bar vi si inveisce contro eppure stiamo lasciando che si impadronisca della nostra società.

Ci vogliono obbligare ad accettare passivamente che chi non rispetta le regole deve essere giudicato con le attenuanti se veste in giacca e cravatta e con le aggravanti se si tratta del ragazzino extracomunitario al quale nessuno però ha mai insegnato che per vivere non esiste solo la delinquenza.

E’ esattamente il contrario di ciò che una società liberale, democratica e civile dovrebbe insegnare ai suoi figli: la legge è uguale per tutti, per i piccoli e per i grandi, per i forti e per i deboli, per i colti e gli ignoranti, per i potenti e i non abbienti.

Quando giocavo a pallone si usava dire "vinca il migliore". Oggi, purtroppo, sarebbe più appropriato un "vinca il più furbo", o quantomeno chi ha i giusti agganci.

 

da www.centomovimenti.it

 

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