25.10.2008
Il caso dei dissalatori a Brindisi. Da alcuni resoconti della stampa pare si voglia far passare che anche nel caso dei dissalatori vi sia la "solita ottusa" presa di posizione contraria o il ricorso alla celebrata sindrome di Nimby. Pare opportuno, quindi, chiarire e sgomberare il campo da facili e strumentali equivoci.
L’audizione tenutasi il 22 ottobre scorso presso la Commissione Consiliare Regionale per l’Ambiente, era stata indetta per ascoltare il parere delle istituzioni e associazioni interessate sulle deroghe da apportare alle leggi regionali nr. 24 e 26 del 23/12/2002 (leggi che istituivano le riserve naturali regionali del litorale tarantino orientale e del bosco di Cerano), in modo tale da consentire la realizzazione di dissalatori nelle riserve naturali e non in merito alla costruzione di questi.
Italia Nostra, ma non solo, ha dichiarato la propria contrarietà di principio alle deroghe in questione dal momento che se si è ritenuto opportuno legiferare al fine di tutelare un bene comune non ha senso, e non è privo di contraddizioni, alla prima occasione presentare deroghe che autorizzano inevitabili e ineludibili danni a ciò che prima si era ritenuto, invece, di salvaguardare. L’emergenza idrica è sicuramente un grave problema ma non deve e non può giustificare delle violazioni rese "legali", tale bisogno idrico deve essere affrontato con grande responsabilità e a vasto raggio trattandosi di un argomento molto complesso.
A proposito della politica delle "deroghe", ad esempio, Brindisi ha vissuto sulla propria pelle tali escamotage che hanno consentito, alla Centrale Brindisi Nord ex Enel, di esercire per anni "in deroga a", per inquinare nei termini di legge.
Non è quindi in discussione l’opportunità e la necessità di realizzare o meno dei dissalatori, ma vale la pena chiedersi come mai su tre di questi impianti, ben due sono stati previsti in zone protette: a Cerano tra il Comune di Brindisi e San Pietro e alle sorgenti del Chidro nel comune di Manduria.
Come mai non è stato possibile individuare altri siti più idonei o che, più verosimilmente, avrebbero incontrato meno difficoltà oltre quelle previste dalla legge e cioè la Valutazione di Impatto Ambientale? Pare che vi sia una particolare abilità nel ricercare non siti idonei, ma la ovvia contrarietà delle popolazioni.
Il Delegato regionale alla tutela paesaggistica Italia Nostra
Giorgio Sciarra
Brindisi, 24 ottobre 2008
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