Com'era bello il calcio ai tempi di Gigi Riva
Le ultime tristi vicende, dal decreto legge "cosiddetto salva calcio" del Governo Berlusconi (che ha concesso a Coni e Federcalcio una deroga grazie alla quale è stata approntata una serie B a 24 squadre) alla mancata presentazione sul campo delle squadre di B che il diritto di partecipare al loro campionato lo avevano acquisito sul campo (con conseguente ridicolizzazione del totocalcio) hanno confermato, ammesso che ve ne fosse ancora bisogno, che il calcio, sport popolare e di massa, è diventato, purtroppo, oggetto di conflitti esasperati tra città e tra interessi economici contrastanti. E, cosa ancor più grave, ha perso ogni spazio di autonomia.
Per quanti come me, che hanno dedicato passione e sacrifici a questo sport (l'unico praticabile anche nei paesini e nelle periferie, soprattutto per quanti non navigavano nell'oro) mette tanta malinconia assistere inermi ad un declino a cui sarà difficile porre rimedio.
Assistiamo impotenti a società storiche che scompaiono, altre che sono inghiottite nei debiti (Lazio di Cragnotti) e nei problemi giudiziari dei loro dirigenti ( Napoli di Corbelli, Fiorentina di Cecchi Gori). Piccole società che arrancano e minacciano di non iscriversi ai campionati. Polemiche continue ed un sistema arbitrale (pur vantandoci da sempre e, a mio parere a ragione, di avere i migliori arbitri del mondo) che non riesce ad essere credibile.
E i primattori, i giocatori? Protagonisti più del gossip che del campo. Attaccati molto più al portafoglio che alla bandiera. All'inseguimento della velina di turno più che al pallone.
E la nazionale? Pochi spazi, poco impegno, pochi risultati. Una volta rappresentava il Paese ed era un onore giocare in nazionale. E l'inno nazionale veniva naturale cantarlo, senza bisogno di richiami presidenziali. Ma a quei tempi l'inno, la nazionale, il calcio, l'Italia erano di tutti e nessuno si adoperava per frantumarla o dividerla.
Com'era bello il calcio ai tempi di Gigi Riva. I più giovani che leggeranno queste amare riflessioni neanche sanno chi era "rombo di tuono", il rispetto e l'ammirazione di cui godeva da parte di avversari e compagni, il terrore che il suo proverbiale sinistro incuteva ai portieri quando si accingeva a calciare una punizione. Ma soprattutto il coraggio smisurato, la lealtà e l'attaccamento alla bandiera (del Cagliari e della Nazionale- con la quale si fratturò tibia e perone due volte). Per l'amore della propria maglia seppe rinunciare ai facili guadagni ed ai richiami della vita mondana. Roba d'altri tempi.
Ma può un dipietrista con la passione della politica assistere a questa degenerazione senza tentare neanche un'analisi dei fenomeni che l'hanno generata? Una squadra di calcio, se ci si riflette bene, rappresenta ancora una città ed in particolare le sue componenti più passionali e pertanto più fragili. E, in definitiva, la conflittualità , i toni esagitati, l'esasperazione dei tifosi, le cordate dei dirigenti non riflettono quanto accade nella vita politica del Paese? Ed un sistema calcio creato per assicurare profitti e risultati solo alle grandi società e che spacca in due il Paese (da una parte i grandi club settentrionali, dall'altra tutti gli altri che fanno fatica a competere o, addirittura, a sopravvivere) non riflette quanto sta accadendo nella società italiana dove si tende ad emarginare i deboli, i diversi, gli extracomunitari, i no global, le periferie, i piccoli comuni, il mezzogiorno d'Italia?
Tutto in nome del mercato e del profitto.
Ma siamo proprio sicuri che il sistema calcio, al pari del sistema Italia, siano dei sistemi veramente liberali, dove tutti hanno le medesime opportunità di interagire con gli interlocutori, di diffondere i propri prodotti, di comunicare con i potenziali clienti, dove tutti siano liberi da conflitti di interessi?
La risposta è, ovviamente, no.
Qualche cenno di storia recente. Il cavalier Berlusconi entra nel calcio e, forte dei suoi soldi , alza la posta in gioco. Compra a destra e a manca. Emblematici del modello berlusconiano il caso De Napoli (pagato fior di miliardi per stare in tribuna con l'unico obiettivo di indebolire una concorrente a quei tempi pericolosa, il Napoli) ed il caso Lentini dove la Magistratura ha ipotizzato (è recente l'archiviazione per decorrenza dei termini e per depenalizzazione del falso in bilancio) diversi reati. Gli ingaggi dei giocatori subiscono un'impennata e le altre società , se vogliono competere, devono indebitarsi a dismisura. E', per esempio, il caso del Napoli di Maradona e di Ferlaino. E la fine che il Napoli, la Fiorentina e la Lazio di Cagnotti hanno fatto per cercare di competere con lo strapotere berlusconiano è sotto l'occhio di tutti.
Irrompe poi, e non a caso, la pay per view. Perché gli stipendi dei giocatori sono arrivati a dei livelli tali che i soldi delle televisioni a pagamento sono indispensabili per sostenere il sistema. Gli incassi allo stadio (con i quali società come il Napoli riuscivano ad essere competitive) diventano ampiamente insufficienti. E volete che il signore delle televisioni sia estraneo al business? Uno spettacolo che era di tutti e per tutti piano piano diventa uno spettacolo per pochi, per quelli che possono. Una festa popolare, caratterizzata per anni dalla radio e da "Tutto il calcio minuto per minuto", dalla contemporaneità delle partite, diventa uno spettacolo d'èlite, prettamente televisivo, sempre più a pagamento, a puntate.
E la nazionale? Non unisce gli Italiani, non fa audience, non stimola a sentimenti patriottici giocatori e tifosi e, naturalmente, non fa risultati. Ovviamente il Cavaliere ci mette del proprio criticando, da par suo, l'ultimo commissario tecnico, Zoff, in grado di fare risultato.
E la Lega Calcio? Divisa, conflittuale, ininfluente sullo scacchiere internazionale. Al pari del sistema politico inviluppata dal peso ingombrante di un conflitto di interessi palese e paralizzante.
E, naturalmente, i toni esasperati dei Presidenti che si riflettono su quella parte di tifoseria più fragile e passionale, con conseguenti scontri tra tifoserie, deturpamenti di stadi , di attività o strutture che hanno la sola sfortuna di essere ubicate nei paraggi degli stessi, di treni..
E poteva mancare il contributo della Lega Nord nel fomentare polemiche, frizioni, antagonismi? E' corretto e legittimo che l'organo ufficiale, la Padania, di un partito di governo definisca i cittadini romani "fannulloni e burini che passano la giornata a contestare Galliani, caciottari, burinazzi, porchettari, bisognosi di cure"?
Ma quando gli interessi prendono il sopravvento e tutto è fatto in funzione del dio denaro, quando un presidente del consiglio e azionista di maggioranza del Milan asserisce che bisogna ridurre i costi e dopo qualche giorno assicura un contratto principesco a Rivaldo e compra Nesta dalla Lazio, quando i presunti conflitti di interessi di Moggi e di Carraro sono sulla bocca di tutti e riempiono, a torto o a ragione, interi programmi televisivi, è inevitabile che i campi di calcio e gli spalti diventino terreno di scontro fisico più che di sano sfottò.
Certo a me il Cavaliere che fa proclami sul calcio ricorda tanto il Cavaliere che fa il patto con gli Italiani da Vespa.
Emilio Iannotta
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