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Rapporto sport e società. Intervista di A.Ribolini
18.11.2008

RAPPORTO "SPORT E SOCIETA'": DUBBI E PERPLESSITA' UISP SULLA RICERCA CONI-CENSIS. "E' SOLO PROPAGANDA". Intervista ad A. Ribolini  Poche luci e molte ombre nel rapporto "Sport e società" presentato il 10 novembre dal Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) al salone del Coni. Un resoconto preoccupante che invita a riflettere sulla differenza tra sport di base e sport di vertice e sulla difficoltà che la pratica sportiva, nonostante la sua ramificata rete in Italia con quasi 95 mila punti dislocati sul territorio, incontra ad entrare nell’habitus degli italiani. Fulvio Bianchi su La Repubblica dell’11 novembre parla del popolo italiano come "quello degli sportivi più sedentari d’Europa". Abbiamo sentito il parere di Alessandro Ribolini, responsabile nazionale Area sportpertutti Uisp, per un giudizio sui dati.

"Ho avuto modo di leggere la ricerca nel dettaglio e reputo che, dal punto di vista dei contenuti, non ci sono grandi novità. E' una fotografia che ci è già arrivata, in parte, dal rapporto Istat del 2006, "I cittadini e il tempo libero", in cui si dedicava ampio spazio alla rilevazione della pratica sportiva svolta dalla nostra popolazione nel tempo libero. L'indagine ci aveva fornito indicazioni sulle caratteristiche socio-demografiche degli sportivi e sul tipo di attività sportiva praticata. Veniva rivelato l’aumento di discipline come il fitness e, in generale, delle attività individuali. Dato, questo, che merita considerazioni specifiche. L’elemento rilevante, la vera notizia dello studio Coni-Censis – continua Ribolini - su cui anche i quotidiani hanno posto l’accento è che nonostante il radicamento sul territorio, la crescita degli sportivi è parziale rispetto all’aumento dei sedentari totali. E nonostante all’interno della ricerca si dia particolare rilievo pr oprio a questo dato, lascia perplessi il fatto che non vengano poi suggerite linee guida o avanzate proposte per invertire questa tendenza, sebbene il fenomeno del drop out (abbandono sportivo) sia concentrato perlopiù nelle federazioni: la selezione basata sull’agonismo e sulla prestazione crea vincoli ed ostacoli al proseguimento dell’attività sportiva se non si risponde a determinati paramentri fisici e prestazionali".

"E' da criticare inoltre il fatto che il Coni si sia mosso da solo. Da un lato sembra sentirsi legittimato a rappresentare complessivamente il mondo dello sport, e per questo si preoccupa, a parole, di dover progettare, implementare, sviluppare azioni tese a risolvere le criticità del settore e quindi estendere a tutti i cittadini la pratica sportiva. Dall'altro, come sappiamo tutti, il Coni si occupa solo di una parte dei cittadini che fanno sport. Si rimane sul terreno della propaganda e non si interagisce efficacemente con chi, come l'Uisp ed altri Enti di promozione sportiva, lavora da decenni su questo terreno e ha accumulato esperienze e competenze specifiche".

"Quello della sedentarietà - conclude Ribolini - prima che un problema sportivo è un problema sociale, dietro al quale ci sono problematiche fisiche, psicologiche e di relazione. Se lo sport è un diritto per tutti i cittadini, il compito spetta a chi si occupa di politiche pubbliche, cioè allo Stato, alle Regioni, agli Enti locali. Le risorse che vanno al Coni vengono indirizzate per la stragrande maggioranza allo sport organizzato, professionistico e di alto livello. Critichiamo il governo per aver azzerato le risorse destinate allo sport di cittadinanza e per aver tagliato i fondi complessivi destinati al Coni. Ho il sospetto che, anche per questo tipo di risorse, a pagare sarà lo sport per tutti. Vedremo. Speriamo di non dover parlare di lacrime di coccodrillo di fronte alle preoccupazioni di chi oggi lamenta scarsa pratica sportiva diffusa e fa poco o nulla per contrastare il fenomeno".

(M.D.S)

fonte Uisp Cremona

 

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