23.11.2008
10 ANNI DI EURO. MA OCCORRE FARE DI PIU' Dieci anni fa, il 1° gennaio 1999, undici Stati membri (Belgio, Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo e Finlandia) hanno adottato la moneta unica dell'Unione europea. Due anni dopo, anche la Grecia ha adottato l'euro e, successivamente, la Slovenia (nel 2007), Cipro e Malta (nel 2008). Dall'inizio del prossimo anno, sarà il turno della Slovacchia, portando così l'Eurozona a 16 membri. Approvando con 545 voti favorevoli, 86 contrari e 37 astensioni la relazione di Werner Langen e Pervenche Beres, il Parlamento ha votato una risoluzione che sottolinea che l'Unione economica e monetaria (UEM) «è stata un successo da molti punti di vista». La moneta unica, infatti, oltre a essere diventata un simbolo dell'Europa, ha promosso l'integrazione economica nella zona euro e portato stabilità , anche sui mercati mondiali delle valute. L'ambiente economico globale, inoltre, è stato favorevole alla creazione di posti di lavoro nel primo decennio dell'euro, che si è affermato come valuta internazionale seconda per importanza soltanto al dollaro USA. Tuttavia, la crescita economica e l'aumento della produttività «sono state deludenti». Per i deputati europei occorre però fare di più per raccogliere tutti i vantaggi dell'UEM, ad esempio, mettendo gli Stati membri e le regioni con un PIL inferiore alla media in condizione di recuperare lo svantaggio e «rafforzando la comprensione e l'impegno dei cittadini verso la moneta unica». Propongono quindi una roadmap dell'UEM che riguarda la divergenza economica, le riforme strutturali e le finanze pubbliche, la politica monetaria, la comunicazione, l'integrazione e la vigilanza dei mercati finanziari, il ruolo internazionale dell'euro e la sua rappresentanza esterna, gli strumenti economici e la governance. Più in particolare, per attenuare le divergenze economiche e «offrire un notevole contributo alla ripresa», il Parlamento chiede riforme semplificate, più coerenti e multisettoriali, tempestivamente coordinate sulla base degli Orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione nonché un policy mix nel quadro della Strategia di Lisbona. Ma occorre anche rafforzare reciprocamente le politiche macroeconomiche orientate alla stabilità e alla crescita, seguendo da vicino i bilanci pubblici attraverso l'efficace gestione della politica fiscale e della spesa e il loro impatto sul lato della domanda. Osserva infatti che il Patto di stabilità e crescita (PSC) riveduto «ha dimostrato la propria validità », ma che occorre attenersi «a un certo rigore nel risanamento dei bilanci». In tale contesto, i deputati criticano pertanto «la mancanza di disciplina» nella lotta contro i disavanzi di bilancio in tempi di crescita economica e sottolineano che gli Stati membri devono operare più efficacemente in direzione di una politica fiscale anticiclica. Sottolineano inoltre la necessità di una strategia a breve termine per ridurre il debito pubblico degli Stati e di una strategia di crescita sana e sostenibile che permetta nel lungo periodo di contenere l'indebitamento entro un limite del 60%. Ritengono infatti che sia la soglia di deficit del 3 % sia la percentuale massima di indebitamento del 60% rispetto al PIL «debbano essere trattati come massimali da non superare» e che il PSC debba essere «rispettato rigorosamente» dagli Stati membri, sotto la vigilanza della Commissione. Quest'ultima, peraltro, è invitata ad esaminare ogni soluzione in grado di rafforzare il "braccio preventivo" del PSC. D'altra parte, approvando un emendamento proposto da PPE/DE e PSE, l'Aula ritiene che le politiche di bilancio «dovrebbero approfittare appieno del grado di flessibilità consentito dal PSC rivisto» e chiede alla Commissione di dare chiare indicazioni su come sfruttare questa flessibilità .
Al fine di favorire la crescita e l'occupazione e di affrontare le grandi problematiche come il cambiamento climatico, i deputati ritengono inoltre necessario un miglioramento qualitativo delle finanze pubbliche. Ciò, precisano, comprende l'ulteriore risanamento dei bilanci, un'elevata efficienza della spesa pubblica e la promozione degli investimenti nell'istruzione, nel capitale umano, nella R&S e nelle infrastrutture. Inoltre, le riforme strutturali dovrebbero essere orientate al miglioramento della produttività attraverso una migliore combinazione di politiche economiche e sociali e completate dalla politica della concorrenza da un sostegno alla ristrutturazione dell'economia. Tenuto conto delle sfide poste dalle turbolenze finanziarie e per sostenere la lotta contro il rallentamento economico e l'elevata inflazione, i deputati chiedono - tra le altre cose - misure a sostegno delle PMI, anche per garantire linee di credito a loro favore da parte del sistema bancario. D'altro canto, mettono in guardia da un approccio basato essenzialmente sulla moderazione salariale quale via per conseguire la stabilità dei prezzi e ribadiscono che per affrontare la riduzione del potere d'acquisto derivato dall'inflazione importata occorre una «più equa distribuzione della ricchezza». Si devono però garantire aumenti retributivi reali «in linea con i livelli di produttività ». Inoltre, il coordinamento della politica fiscale deve essere utilizzato in modo selettivo per raggiungere gli obiettivi economici e deve essere intensificata la lotta contro le frodi fiscali riguardanti le imposte dirette e indirette. Inoltre, nel sottolineare la necessità di norme eque per il mercato interno, ritengono che «la corsa al ribasso delle aliquote d'imposta sulle società sia controproducente». In materia di politica monetaria, rammentando il loro «impegno deciso» a favore dell'indipendenza della BCE, i deputati sostengono la richiesta di un dibattito pubblico più incisivo sulle future politiche monetarie e valutarie comuni nella zona euro. Osservano poi che l'obiettivo primario della politica monetaria della BCE è il mantenimento della stabilità dei prezzi ma ricordano che il trattato le affida anche il compito di sostenere le politiche economiche generali della Comunità . A loro parere, inoltre, la BCE dovrebbe puntare a un regime di Direct Inflation Targeting (ossia di reazione a qualsiasi deviazione dell’inflazione riscontrata rispetto all’obiettivo prefissato), in cui il target di inflazione sia accompagnato da una banda di fluttuazione attorno al tasso-obiettivo». Chiedono poi la creazione di un comitato esecutivo della BCE, composto di nove membri, dotato della responsabilità esclusiva di fissare i tassi d'interesse. Per quanto riguarda l'integrazione e la vigilanza dei mercati finanziari, il Parlamento sottolinea come «molto vada ancora fatto nel campo della compensazione e regolamento delle transazioni transfrontaliere di titoli» e che occorre una maggiore integrazione nel settore dei servizi al dettaglio. A medio termine, inoltre, sono necessarie l'europeizzazione dell'assetto della vigilanza finanziaria, la trasparenza dei mercati, regole di concorrenza efficaci e un'appropriata regolamentazione, per migliorare la gestione delle crisi e la cooperazione. Allo stesso tempo, occorre evitare il cosiddetto gold plating, ossia una regolamentazione che ecceda i requisiti minimi della normativa comunitaria). Invita quindi la Commissione ad avanzare proposte per modificare l'attuale struttura di vigilanza secondo tali principi.
(Fonte: servizio stampa del PE - redazione italiana)
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