Welfare Italia :: Welfare :: Buona morte e centralità del malato Invia ad un amico Statistiche FAQ
1 Maggio 2024 Mer                 WelfareItalia: Punto laico di informazione e di impegno sociale
Cerca in W.I Foto Gallery Links Documenti Forum Iscritti Online
www.welfareeuropa.it www.welfarecremona.it www.welfarelombardia.it www.welfarenetwork.it

Welfare Italia
Home Page
Notizie
Brevi
Il punto
Lettere a Welfare
Cronaca
Politica
Dal Mondo
Dalle Regioni
Dall'Europa
Economia
Giovani
Lavoro
Cultura
Sociale
Ambiente
Welfare
Indian Time
Buone notizie
Radio Londra
Volontariato
Dai Partiti
Dal Parlamento Europeo
Area Iscritti
Username:
Password:
Ricordami!
Recupero password
Registrazione nuovo utente
Brevi

 Foto Gallery
Ultima immagine dal Foto Gallery di Welfare Italia

Ultimi Links







Buona morte e centralità del malato
29.11.2008

"BUONA MORTE" E CENTRALITA' DEL MALATO AL CONVEGNO ADVAR. Oggi all'Hotel Maggior Consiglio di Treviso per celebrare i vent'anni dell'Advar e l'impegno dell'associazione nel campo delle cure palliative, punta dell'iceberg di una medicina che sta cambiando e concreta alternativa all'accanimento e all'eutanasia. "Non condividiamo affatto il clamore che si è innalzato in questi giorni attorno ai fatti di attualità locale e nazionale, certo questa attenzione morbosa da parte dei media non aiuta a diffondere e a creare condivisione attorno al tema della dignità e della soggettività del morire", questa la posizione, netta e decisa, dell'Advar e della presidente Anna Mancini Rizzotti riguardo al modo in cui le recenti notizie di cronaca trevigiana e nazionale sono state trattate e diffuse. Notizie che anzi confermano il concetto essenziale emerso durante il convegno "Avevamo un sogno, l'abbiamo ancora: morire con dignità... in futuro": morire con dignità non è oggi ancora un risultato acquisito, la battaglia per difendere la dignità della vita è ancora aperta. Una battaglia culturale in cui l'Advar, associazione trevigiana impegnata nell’assistenza ai malati di cancro in fase terminale, è da vent'anni in prima linea.

Con il convegno, svoltosi oggi sabato 29 novembre presso l'Hotel Maggior Consiglio di Treviso e che si colloca nel gremito calendario di eventi per la celebrazione dei vent'anni dell'Advar, l'associazione fondata da Anna Mancini Rizzotti ha voluto condividere e ripercorrere con la comunità locale e scientifica il cammino compiuto, riflettendo sulle problematiche attuali e i possibili sviluppi futuri.

Anna Mancini Rizzotti, presidente dell'associazione che nel corso di un ventennio ha offerto assistenza domiciliare a circa 2.500 malati terminali e ai loro nuclei familiari (nel 2008 circa 300) ed ha accolto nei primi sei mesi di quest'anno all'Hospice Casa dei gelsi 115 ammalati, ha raccontato come il lungo cammino dell'Advar sia stato costellato di sogni, molti dei quali realizzati grazie alle istituzioni e soprattutto alla cittadinanza. Tra questi l'affermazione delle cure palliative (cura totale prestata alla persona malata che non risponde più ai trattamenti tradizionali capaci di guarire o di prolungare la vita), negli anni Ottanta ancora sconosciute: "Nella lotta al dolore – ha affermato – l'Advar ha vinto la diffidenza e i tabù grazie alle campagne di sensibilizzazione e al rapporto costante con la comunità, ma c'è ancora molto da fare e oggi è necessario un concerto di forze".

Ciò che deve guidare tale concerto di forze è il rispetto del modello di morte di ciascuno: come ha sottolineato Franco Toscani, direttore scientifico della Fondazione "L. Maestroni" Istituto di ricerca in Medicina palliativa, non esiste uno standard di buona morte. Oggi le cure palliative devono oltrepassare secondo Toscani alcuni impasse: a cominciare dalla "confessionalizzazione", ovvero l'essere il braccio operativo e armato di ideologie politiche, laiche, religiose. "E' preoccupante - ha affermato Toscani – che nessun hospice in Italia abbia accettato di accogliere Eluana Englaro: tali strutture purtroppo vengono spinte a seguire determinate ideologie, in Italia invece dovrebbe avvenire quanto accade in Olanda, dove gli hospice sono riusciti ad esistere senza essere soggetti a politiche che più o meno condividono". Secondo il direttore scientifico della Fondazione "L. Maestroni", nelle cure palliative vi è anche un eccesso di patos, che le fa apparire distanti dalla medicina e più vicine a carità e volontariato: se è vero che esse sono nate all'interno di un movimento caritativo e infermieristico (non medico) e che sono assenti tra gli insegnamenti universitari, esse rappresentano oggi la punta dell'iceberg di una medicina che sta cambiando sotto un input che proviene dalla gente, che vuole sempre più essere padrona del proprio destino. Un ulteriore limite attualmente è il relegare le cure palliative unicamente ai malati terminali di cancro, mentre è necessario considerarle sempre di più anche per altre patologie, come ad esempio la demenza.

A rappresentare la comunità medica locale è intervenuto il direttore sanitario dell'Aulss 9 Pietro Paolo Faronato, che ha evidenziato l'importanza di anteporre il concetto di comunità solidale a quello di "stato sociale", nella logica di una comunità impegnata a costruire una "casa comune", non centralistica, ma federalistica.

Sandro Spinsanti, direttore dell'Istituto Giano per Medical Humanities di Roma, ha ribadito come sia necessario inventare una "ars moriendi" per il XXI secolo: "La legittimità di dare alla propria morte una fisionomia personale - ha sottolineato – è uno degli elementi costitutivi della morte umana di questi giorni".

Nel pomeriggio si è dibattuto attorno al tema del "Ripensare i tempi e i luoghi delle scelte finali". Ribadendo l'assoluta soggettività delle scelte attorno alla morte, Anna Maria Marzi, cofondatrice e responsabile dell'Hospice Casa Madonna dell'Uliveto di Reggio Emilia, Gianvito Romanelli, medico dell'Hospice San Giuseppe di Verona, e Nello Spinella, coordinatore dei Direttori di Distretto Ulss 9, hanno espresso l'importanza per il malato terminale di poter morire dove e come preferisce. Quanto al dove, se fino a qualche decennio fa era solo l'ospedale il luogo deputato ad accogliere gli ultimi istanti di vita, oggi si può decidere di morire in ospedale, ma anche a casa o in un hospice (che media gli aspetti sanitari con il calore di una casa). Riguardo al come, invece, Anna Marzi ha sottolineato come le cure palliative, concreta alternativa all'accanimento terapeutico e all'eutanasia, esprimano la logica della "socializzazione" del morire, in alternativa alla "solitudine" e al "controllo". A conclusione della giornata, le testimonianze dei familiari di malati assistiti dall'Advar.

Contemporaneamente al convegno, è stata allestita la mostra dedicata a Cicely Saunders, madre del concetto rivoluzionario "Curare quando non si può guarire", in Inghilterra negli anni Sessanta.

Per informazioni: tel. 0422 432603; info@advar.it; www.advar.it.

Ufficio stampa Advar Onlus

Ilaria Tonetto – Beatrice Doretto

koiné comunicazione

tel. 0422 460836; cell. Beatrice 347 2419035, cell. Ilaria 348 8243386

koine@koinecomunicazione.it

Welfare Italia
Hits: 1798
Welfare >>
I commenti degli utenti (Solo gli iscritti possono inserire commenti)
Terza pagina

Sondaggi
E' giusto che Bersani si accordi con Berlusconi per le rifome ?

Si
No
Non so
Ultime dal Forum
La voce del padrone di Lucio Garofalo
Salotti culturali dell'Estate bolognese
Pippo Fallica querelo' Corriere della Sera e La Sicilia?
NO LEADER, NO PARTY di Luigi Boschi
UN PARTITO LENINISTA (LEGA) CHE SPOSA IL VATICANO di A.De Porti
POESIA DI VITA di Luigi Boschi
La vita spericolata del premier di Silvia Terribili
Romea Commerciale di Orlando Masiero
Sondaggio, 15mila i voti finora espressi
Buon che? di Danilo D'Antonio
L'Italia è una Repubblica "antimeritocratica" fondata sul lavoro precario
LA PROTESTA DEI SANGUINARI di Luigi Boschi
L'AQUILONE STRAPPATO di Antonio V. Gelormini
Il reality scolastico su "Rai Educational"
Vuoto indietro diventa proposta di legge,





| Redazione | Contatti | Bannerkit | Pubblicità | Disclaimer |
www.welfareitalia.it , quotidiano gratuito on line, è iscritto nel registro della stampa periodica del Tribunale di Cremona al n. 393 del 24.9.2003- direttore responsabile Gian Carlo Storti