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AIDS siamo tutti a rischio contagio. di Filippo Giovannetti
2.12.2008

AIDS siamo tutti a rischio contagio. di Filippo Giovannetti  Maggiore informazione e prevenzione per combattere questa mortale malattia. Ieri si è svolta la giornata mondiale dedicata alla lotta all’HIV e anche quest’anno nei vari rapporti sono emerse luci ed ombre.

Una notizia positiva che emerge dai dati elaborati dal Ministero della Salute è che nel nostro dall’inizio dell’epidemia al dicembre 2007 si sono registrati 58.400 casi di Aids, tra questi i decessi sono stati 35.300. Dal 1995, anno in cui si è avuto il picco dell’epidemia, grazie ai farmaci si sono ridotti i nuovi casi di Aids conclamato, passando dai 5600 nuovi casi l’anno ai circa 1200 attuali.

Ovviamente negli anni è mutato anche il "volto" dei nuovi sieropositivi, ormai sono sempre più giovani coppie o bambini, meno del 10% sono tossicodipendenti e questo porta a concludere che è aumentato negli ultimi anni il contagio per via sessuale. Nel 1997 la percentuale dei casi di Aids era infatti costituita per il 58,1% da tossicodipendenti e per il 20,7% da contatti eterosessuali e per il 15% omo/bisessuali; nel 2007 i casi tra i tossicodipendenti sono diminuiti al 27,4% mentre i contatti eterosessuali sono passati al 43,7% e quelli omo/bisessuali al 22%.

Questo indica una minore attenzione da parte di persone eterosessuale al problema del contagio del virus HIV, e tale circostanza è avvalorata anche dallo scarso uso del test per l’HIV della popolazione italiana. Meno del 30% della popolazione italiana si è sottoposta al test per l’Hiv contro oltre il 60% dei francesi e questo fa sì che molti, troppi, arrivino tardi alla diagnosi, magari quando già sono prossimi a una situazione di Aids conclamato, perdendo chance enormi di cura.

Si sta abbassando la guardia, ormai la malattia in se non fa più notizia: in Italia solo il 5 per cento delle persone teme di potersi infettare. Eppure l’Aids non è certo scomparso. Oltre 33 milioni di persone al mondo ne sono colpite e di queste 2,1 milioni sono bambini o ragazzi sotto i 15 anni d’età. Ogni giorno si aggiungono 7.500 nuove infezioni. Se il mondo occidentale si è in qualche modo abituato a convivere con la malattia - e la maggior parte della gente lo ritiene un problema degli altri, nei paesi in via di sviluppo - in Italia si verificano comunque 4.000 nuove infezioni l’anno.

Ad oggi quindi vivono in Italia complessivamente oltre 23.000 con Aids conclamato. Invece considerando tutti i sieropositivi, cioè anche quelli che non hanno ancora la malattia, si arriva a quota 120-140 mila, ma la metà di questi non sa di essere stato contagiato perché si sottovaluta il rischio e non si fa il test. Ogni anno si verificano circa 3500-4000 nuove infezioni. I decessi per Aids sono passati da 4581 del 1995 ai circa 200 stimati per il 2007.

Come affrontare il problema?

Secondo Lazzarini, non basta rendere disponibile il test in modo gratuito, ma bisogna facilitarne la diffusione.

E far sapere alla gente che c’è anche un esame più facile, che si chiama appunto, easy test, il test della saliva, che, anche se non preciso come quello del sangue, è molto meno invasivo e può far avvicinare le persone all’idea di eseguire un controllo. L’immunologo Fernando Aiuti, invece, è più favorevole ad una strategia che individui fasce di popolazione e gruppi di persone mirate, per non sprecare risorse ed energie.

Inoltre bisogna puntare con efficacia sulla prevenzione della malattia, introducendo, già a partire dalle scuole medie, programmi di educazione sessuale seri, che dicano chiaramente agli studenti quali siano i metodi di prevenzione per la trasmissione della malattia; ad oggi l’unico modo per non contrarla è l’uso del preservativo nei rapporti sessuali, oppure (anche se più difficilmente applicabile) vivere in castità e purezza… A margine di questa giornata anche una dichiarazione del sottosegretario al Welfare Fazio "I ragazzi devono sapere che la malattia e’ mortale, devono responsabilizzarsi e devono usare il preservativo senza paura neppure della parola stessa". (fonte Ansa)

Quindi non ci dobbiamo mai stancare di ripetere che prevenzione e diagnosi precoce sono tutto, insieme ad una corretta informazione che serva ad educare e ad evitare pregiudizi o discriminazioni verso chi è malato.

Fonte: http://www.agoramagazine.it:80/agora/spip.php?article5181

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