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Ancora sulle primarie a Bologna
5.12.2008

Per chi ancora non le avesse lette o sentite, dal sito web di Andrea De
Pasquale (consigliere provinciale PD di Bologna) si possono leggere queste
sue lucidissime e sincere considerazioni sulle Primarie del PD di Bologna
che vi giriamo direttamente.

Diamo atto al consigliere del PD di avere illustrato ed argomentato molto
bene il "caso Delbono" che ormai è anche il "caso PD di Bologna e
dell'Emilia-Romagna". Alcune di queste argomentazioni le riporta
pubblicamente da oltre una settimana anche il candidato Forlani (per la
verità anche il candidato Merola fino a ieri l'altro le svolgeva ...):
la logica e la ragione ci dicono che dovremmo aspettarci, come cittadini
bolognesi, un ricorso urgente contro la candidatura di Flavio Delbono, alla
Commissione Regionale di Garanzia del Partito Democratico.

Come Associazione per le Primarie invitiamo, anche tramite il passaparola,
tutti i circa 50.000 cittadini (i votanti nel Comune di Bologna alle
elezioni del 14-7-07 del PD: Primarie Veltroni/Bindi/Letta/altri) che hanno
ricevuto a fine novembre '08 un invito (manifestazione al Cinema Perla sulla
crisi finanziaria organizzata dall'Istituto De Gasperi di Bologna) da parte
del Comitato Promotore Delbono di segnalarcelo in quanto tale Comitato ha
dichiarato in forma scritta di non aver mai usato quell'Albo degli Elettori
del PD (Albo riservato per usi di Partito, sempre nel rispetto delle leggi
sulla privacy sui dati sensibili ed utilizzabile solamente secondo una
precisa procedura democratica e trasparente).

Le Primarie, un Istituto di Democrazia, hanno un alto potenziale ancora da
sviluppare.
Una procedura democratica da utilizzare con cura, con serietà e amore per la
politica e per i cittadini italiani.
E tutti noi sappiamo, da anni e anni, quanto ce ne sia bisogno:
come il pane e l'acqua!

Un caro saluto saluto a tutti e a presto.
Associazione per le Primarie di Bologna
Comitato Promotore Nazionale per le Primarie
Paolo Orioli
www.perleprimarie.org - info@perleprimarie.org

PD E PRIMARIE: 3 CONSIDERAZIONI E UN'OMBRA.
Si avvicina il 14 dicembre, giorno in cui il PD chiama i suoi elettori a
esprimersi sul candidato a sindaco di Bologna, e come prima considerazione
desidero far notare ai tanti critici, soprattutto di altre forze politiche,
che il PD, con tutti i suoi difetti, è per ora l'unico partito che a Bologna
ha avuto il coraggio di percorrere la strade delle primarie, e di sopportare
i rischi e i costi (politici e umani) di questo sano quanto duro momento di
competizione interna. Poi è vero che siamo all'inizio, e che il nostro
partito ancora non riesce a comportarsi da arbitro, nè a sentirsi a suo agio
in una gara aperta, ma avverte all'opposto il bisogno di "dare indicazioni"
come classe dirigente al suo popolo, e quindi di indicare "il percorso", che
tradotto in italiano significa "il nome del candidato ufficiale del
partito". Ne deriva che il 14 dicembre l'elettorato del PD verrà soprattutto
chiamato ad esprimersi sulla linea tracciata dal partito, più che ad
effettuare una scelta su un foglio bianco. Ma se l'alternativa a queste
primarie "imperfette" è tornare alla scelta nel chiuso della segreteria di
partito, ben vengano primarie anche evidentemente "squilibrate", che
rappresentano pur sempre un passo avanti nella direzione di un partito meno
presuntuoso, meno convinto di dover pilotare un elettorato con l'anello al
naso, e più disposto a rimettere al suo "popolo" la sovranità sulle scelte
fondamentali, senza risultati scritti in anticipo. Ancora non ci siamo, ma
sono convinto che ci arriveremo.

La seconda considerazione riguarda il diverso peso che molti dirigenti del
PD attribuiscono al fattore "nome" e al fattore "proposte programmatiche"
nel ragionamento con cui approcciano le primarie. In proposito risulta
illuminante una intervista rilasciata dal segretario regionale Caronna a un
quotidiano locale nei giorni scorsi, nella quale dichiarava apertamente la
propria indifferenza rispetto alle posizioni programmatiche espresse dai
candidati (sulle infrastrutture, sugli assetti territoriali, sui conflitti
tipo il Pratello...), ma insieme dichiarava il proprio aperto schieramento a
favore di un candidato. In altre parole: per le proposte concrete, per cosa
fare a Bologna, c'è tempo, si vedrà, non è importante adesso. Sui nomi
invece "sarebbe tartufesco", afferma Caronna, stare equidistanti. Peccato
che sia vero l'esatto contrario: un partito dovrebbe essere netto sulle idee
e le proposte, e aperto ed equidistante sui nomi. Invece concentrare lo
sforzo di chiarezza sui nomi (anzi, sul nome), e nello stesso momento
dichiarare irrilevanti le proposte, significa ammettere di avere a cuore non
i contenuti dell'azione politica e amministrativa, ma gli assetti, ovvero
l'incastro tra cordate da sistemare e poltrone disponibili. E non è una
bella ammissione.

La terza considerazione riguarda i candidati: concordo con quanti osservano
che sarebbe bello poterli "smontare" per prendere da ciascuno le parti
migliori e ricomporle in un "candidato ideale" costruito come un mix di
tutti e quattro. Siccome l'ingegneria politica non arriva a tanto, occorre
esprimersi su quanto ci offre la natura e la storia. Delbono era partito
come mio candidato naturale per provenienza e competenza, e resta persona
certamente dotata sul piano amministrativo, ma di fatto per le modalità con
cui è stato presentato e con cui viene sostenuto è diventato il simbolo di
quanto le primarie non dovrebbero essere, ovvero un avallo di scelte
compiute (in 36 ore) dal vertice, e chi non ci sta viene additato come un
pazzo oppure un traditore. Di Cevenini ho già detto e confermo: la sua
vocazione credo sia diversa da quella di sindaco. Rimangono quindi Merola e
Forlani, che nelle ultime prese di posizione e sottolineature risultano più
vicini (per la chiarezza programmatica, per l'attenzione rivolta alle
piccole cose che fanno bella o brutta una città, per il taglio "civico" e
concreto dei loro interventi), cosa che renderebbe plausibile la scelta di
unire le forze. Pur riconoscendo a Merola uno stile capace di fare squadra,
e il merito essenziale, con la propria candidatura, di aver reso un servizio
di laicità e maturità al nostro partito, rendendo più vere e interessanti
queste primarie, ritengo più corretto e coerente da parte mia mantenere il
sostegno ad Andrea Forlani, che tutto sommato diceva già lo scorso maggio,
rispetto all'amministrazione Cofferati, cose che altri hanno iniziato a dire
solo dopo il gran rifiuto del sindaco in carica. Siccome credo che il
coraggio della verità, la capacità di esporsi e la chiarezza programmatica
siano un valore di cui la politica, anche bolognese, ha grande bisogno,
confermo la mia preferenza al presidente del quartiere Santo Stefano.

Prima di chiudere non posso tuttavia trascurare un'ombra che accompagna
questa campagna per le primarie. Si tratta dello strano fenomeno per cui nei
giorni scorsi molti bolognesi (alcuni di mia diretta conoscenza) hanno
ricevuto a casa propria, e intestate al proprio nome, lettere elettorali da
parte di un candidato (guardacaso, quello sostenuto dal vertice del partito)
spesso senza nemmeno essere iscritti al PD, ma avendo semplicemente votato
alle primarie del 14 ottobre 2007. Siccome le regole che ci siamo dati
prevedono che gli elenchi degli iscritti (a Bologna circa 13.000) siano
soltanto consultabili presso i circoli, con divieto di trarne copia
fotostatica o elettronica, mentre addirittura gli elenchi dei votanti alle
primarie (circa 45.000) sono riservati e indisponibili, il fenomeno
suddetto, se non chiarito, costituisce un problema serio. Non una "bega da
cortile", nè una "sterile polemica personale", come si affannano a definirla
alcuni dirigenti, ma un pericoloso precedente che non potrà non avere
conseguenze nel tempo.

Davanti al fatto che nella buchetta e nella posta elettronica di molti
simpatizzanti del PD siano materialmente arrivati, nominativamente
connotati, materiali promozionali di uno solo dei candidati, vedo tre
spiegazioni possibili.

A - i promotori del candidato interessato hanno setacciato gli elenchi
disponibili presso i circoli per ricopiarne nomi e indirizzi. Ma non si ha
notizia di questa massiva azione da amanuensi, né tale azione spiegherebbe
il recapito di buste con nomi e cognomi di destinatari che hanno avuto, come
unico rapporto col PD, il voto del 14 ottobre 2007 (cosa della quale ho
anche in famiglia qualche evidenza).

B - i destinatari di tale pubblicità elettorale non si ricordano di avere
avuto in passato rapporti diretti con il candidato, che li ha contattati in
forza di una relazione diretta. Mi pare una spiegazione improbabile, visti i
numeri.

C - qualche dirigente del PD, preso da sacro zelo per la causa, ha passato
al comitato promotore del candidato in questione l'elenco dei votanti alle
primarie, che è stato utilizzato magari a insaputa dello stesso candidato.
Penso che sia la spiegazione più realistica. Che avrebbe dovuto spingere i
responsabili ad una serena ammissione: abbiamo sbagliato, chiediamo scusa.
Sarebbe stato un modo signorile e leale per chiudere l'incidente e al tempo
stesso contenerne gli effetti.

Invece sia il candidato interessato, sia la Commissione di Garanzia per le
primarie del PD hanno scelto una strada diversa. Hanno cioè dichiarato il
primo, e preso atto la seconda, che "non vi è stata alcuna violazione delle
regole". Si tratta di una dichiarazione impegnativa, e piuttosto rischiosa,
dato che sia il buonsenso, sia il regolamento di autodisciplina (articolo
6), dicono che: "... la Commissione di Garanzia (...) può prescrivere che,
in caso di mancata adozione delle misure impartite, i candidati ai quali è
attribuibile la violazione, siano esclusi dalle Elezioni e dichiarati
decaduti nel caso siano stati eletti". E un partito che ci tiene alla
propria credibilità non può permettersi di scrivere certe regole e poi di
lasciare che vengano calpestate senza battere ciglio, e senza applicare i
provvedimenti che il partito stesso ha stabilito.

Siccome non credo che all'interno del PD (e tantomeno al di fuori) ci siano
molte persone disposte a credere alla Fata Turchina e a Mago Merlino, il
fenomeno del recapito postale misterioso resta un oggettivo punto oscuro nel
percorso verso le primarie, che non può essere liquidato come "polemiche
strumentali, che colpiscono l'onorabilità e l'immagine personale di un
candidato su questioni tutte da dimostrare". I fatti stanno lì, nudi e
crudi. Quello che resta da dimostrare non sono i fatti, ma il processo che
li ha determinati. Ovvero occorre spiegare quale combinazione astrale o
quale forza paranormale abbia provveduto a distribuire migliaia di lettere,
cartacee ed elettroniche, a persone la cui identità e il cui recapito non
potevano né dovevano essere a disposizione di un candidato alle primarie.
L'onorabilità e l'immagine che rischiano di essere calpestate sono quelle
del partito, se non saprà, o non vorrà, fare rispettare le regole che si era
date.

E la cosa più grave, cari amici, non sarebbe tanto l'indebito vantaggio per
il candidato che avrebbe utilizzato risorse negate agli altri (cosa che si
potrebbe risolvere "in famiglia", con un riconoscimento dell'errore e un
qualche atto di riequilibrio), ma la scelta del partito di mentire. Perché
negare la verità (parlo di quella storica e fattuale, con la "v" minuscola,
ma proprio per questo importante e in certo senso "sacra") è sempre una
pessima scelta, anche in politica.

Un caro saluto a tutti, a presto.

Andrea De Pasquale
consigliere provinciale del PD
presidente IV Commissione "Pianificazione - Trasporti - Viabilità"
Provincia di Bologna
www.andreadepasquale.it

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