1.09.2003
Lettera di Stefano Gatto. Mi rifaccio vivo dopo un lungo silenzio per un
breve commento su un tema che mi sta molto a cuore: quello dell' avvenuto
accordo sulla produzione di farmaci a basso costo all' OMC.
Ricorderete lo scambio di mail in lista a dicembre scorso, quando l'
accordo, che sembrava raggiunto, fu bloccato da uno sgradevolissimo e solitario
veto Usa.
Cerco di sintetizzare i termini del problema:
1. Alla Conferenza Ministeriale di Doha del 2001, che vide il lancio della
DDA (Doha Development Agenda), ciclo negoziale dell' OMC attualmente in corso,
uno dei temi piu' discussi fu quello dell' approvazione di un possibile
emendamento del TRIPS (Accordo sugli aspetti commerciali della proprieta'
intellettuale) che permettesse ai paesi in via di sviluppo la produzione in loco
a basso costo di farmaci essenziali nella lotta contro malattie quali AIDS,
tubercolosi e malaria.
Il perno dell' accordo in questione era la sospensione, per motivi
eccezionali, dei diritti sulla produzione di tali farmaci posseduti, in genere,
da multinazionali americane od europee (tale diritto dura vent' anni, durante i
quali nessun altro se non il detentore del brevetto puo' produrre il
farmaco).
E' evidente che tale sistema concentra il monopolio della produzione nelle
mani di un solo produttore, fatto questo che spiega l' elevatissimo prezzo di
alcuni farmaci (per esempio quelli usati nel trattamento delle persone
sieropositive).
Nel 1999 il Brasile, uno dei pochi paesi al mondo dove le cure dei
sieropostivi e malati di AIDS e' totalmente a carico del sistema sanitario,
decise di sfidare questo diritto monopolistico per ragioni definite d'
emergenza: in casi definiti tali, il governo brasiliano si arrogava il diritto
di sospendere la validita' dei diritti derivanti dal brevetto sul territorio
brasiliano.
Questo apriva la strada alla produzione in loco (che la potente industria
farmaceutica brasiliana era in grado di assicurare) a costi molto piu' bassi
(perche' spurgati del margine monopolistico, nel quale sono conteggiate pero'
anche le pregresse onerose spese di ricerca e sviluppo).
Gli Usa ebbero a ridire sulla legge brasiliana (l' UE invece no, sempre e
quando i suoi effetti fossero limitati a casi specifici).
Dopo intensi negoziati bilaterali, gli Usa (epoca Clinton) decisero di
soprassedere ad un' azione bilaterale in sede OMC contro il Brasile, perche'
nel frattempo era esploso il caso sudafricano (sentenza contro le case
farmaceutiche) e l' opinione pubblica internazionale si era mobilitata sul
tema.
In poco piu' d' un anno, la mobilitazione della societa' civile
internazionale e, non tralasciamo di dirlo, l' atteggiamento responsabile dei
paesi dell'UE, che si schierarono decisamente a favore di questa battaglia
superando le perplessita' di alcuni, permise di arrivare alla Conferenza di
Doha con un principio acquisito che sarebbe stato folle solo menzionare un paio
d' anni prima: in certi casi specifici, il principio della proprieta'
intellettuale, uno dei capisaldi del capitalismo, viene ormai sottoposto a
ragioni d' odine superiore (umanitario).
Il dibattito da Doha in poi porto' quindi su un passo ulteriore: se i paesi
con capacita' produttiva locale (Brasile, Sudafrica, India, Egitto...) possono
produrre farmaci di cui non possiedono i brevetti mediante conclusione di un
accordo sul prezzo con il possessore del brevetto, quid dei paesi piu' poveri,
che tale capacita' produttiva non possiedono?
L' accordo del 16 dicembre 2002 prevedeva che i paesi produttori a costi
ridotti potessero esportare ai paesi piu' poveri, tra l' altro i piu' esposti
a quelle malattie endemiche cui si fa riferimento.
Accordo totale, ma negli Usa l' amministrazione e' ormai quella Bush, e gli
Usa, succubi delle lobbies farmaceutiche, si mettono di mezzo, vanificando
l'accordo di tutti gli altri membri dell' OMC.
Tralascio in questa sede i dettagli tecnici del dibattito e le motivazioni
addotte dall' industria farmaceutica Usa: saro' lieto di tornarci se qualcuno
me lo chiedera', anche in posta privata.
Dopo molti mesi in cui lo scoglio dell' accordo farmaceutico ha nella
pratica bloccato il resto degli ambiziosi negoziati OMC, gli Usa hanno
finalmente ceduto. D' ora in poi, i paesi produttori a basso costo potranno
esportare i farmaci salvavita nei paesi piu' poveri, riducendo
straordinariamente il costo della loro fattura sanitaria: e' quello che
successe in Brasile, dove la gratuita' delle cura HIV non sarebbe sostenibile a
prezzi internazionali.
Senza quest' accordo, la conferenza di Cancún (10 - 14 settembre), che
dovra' fare il punto sulla situazione dei negoziati OMC, a forte contenuto di
sviluppo come deciso a Doha, sarrebbe sicuramente fallita. Forse questo spiega
perche' gli Usa abbiano finalmente ceduto, ma cio' non toglie che l' accordo
abbia un valore straordinario, e contribuisca a rendere questo mondo un briciolo
migliore.
Alcuni commenti in chiusura: da apprezzare il ruolo che l' UE, sempre
schierata a fianco dei PVS nonostante le ovvie reticenze del nostro sistema
industriale, ha avuto nella vicenda: una dimostrazione che la manus publica
serve eccome!
Inoltre, una volta di piu' si dimostra che quando l'UE ha il coraggio d'
assumere una posizione decisa, lo strapotere Usa barcolla, ed i paesi del Sud
possono ottenere risultati concreti.
In questo quadro, fa quasi pena leggere i commenti di Agnoletto ed in
generale del mondo anti - global, non solo in Italia, che anziche' rallegrarsi
dell'avvenuto accordo (e delle vite che aiutera' a salvare), preferiscono
minimizzarne la sua portata e sottolineare che e' stato raggiunto solo per non
pregiudicare l' insieme dei negoziati.
Solo l' ignoranza (intesa come non conoscenza della questione nella sua
complessita') o la malafede possono giustificare tali affermazioni.
Tertium non datur.
Chi si fosse avventurato due o tre anni fa a prevedere un tale sviluppo
avrebbe avuto diritto ad un ricovero in manicomio. Ed invece, grazie all'
impegno di tanti, nella societa' civile e nelle istituzioni, una battaglia
giusta e' stata vinta.
Il mondo cambia cosi', anche se alcuni professionisti del mondo migliore
preferiscono sparlare.
Shame on you!
Prontissimo ad approfondire con chiunque abbia un atteggiamento diverso da
costoro.
Ciao.
Stefano Gatto
New Delhi - India
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