17.01.2009
Carlo Martello marcia alla battaglia di Vittorio Veneto. di Carlo Forin Rintocca dal campanile di questo martellatore che ieri , 16 gennaio, è stato San Tiziano, sia per la Cristianità che per questa diocesi di Vittorio Veneto, di cui è primo patrono. Per questo martellatore, TI ZI ANU è ’vita della luna del cielo’. Per lui solo. Per questo martella, perchè altri risponda e si apra il coro. Gli è di consolazione il rintocco del legato imperiale, che ricorda cuius honor, onus!
Re Carlo tornava dalla guerra lo accoglie la sua terra cingendolo d’allor. Al sol della calda primavera lampeggia l’armatura del Sire vincitor. Il sangue del Principe e del Moro arrossano il cimiero di identico color ma più che del corpo le ferite da Carlo son sentite le bramosie d’amor. "Se ansia di gloria, sete d’onore spegne la guerra al vincitore, non ti concede un momento per fare all’amore. Chi poi impone alla sposa soave di castità la cintura, ahimè, è grave, in battaglia può correre il rischio di perdere la chiave".
Così si lamenta il Re cristiano, s’inchina intorno il grano, gli son corona i fior: Lo specchio di chiara fontanella riflette fiero in sella dei Mori il vincitor. Quand’ecco nell’acqua si compone, mirabile visione, il simbolo d’amor, nel folto di lunghe trecce bionde il seno si confonde ignudo in pieno sol. "Mai non fu vista cosa più bella, mai io non colsi siffatta pulzella" disse il Re Carlo scendendo veloce di sella. "Deh! Cavalier non vi accostate già d’altri è gaudio quel che cercate, ad altra più facile fonte la sete calmate".
Sorpreso da un dire sì deciso, sentendosi deriso, Re Carlo s’arrestò Ma più dell’onor poté il digiuno, fremente l’elmo bruno il Sire si levò. Codesta era l’arma sua segreta, da Carlo spesso usata in gran difficoltà , alla donna apparve un gran nasone, un volto da caprone, ma era Sua Maestà . "Se Voi non foste il mio Sovrano" Carlo si sfila il pesante spadone "non celerei il desìo di fuggirvi lontano. Ma poiché siete il mio Signore" Carlo si toglie l’intero gabbione "debbo concedermi spoglia ad ogni pudore"
Cavaliere lui era assai valente ed anche in quel frangete d’onor si ricoprì e giunto alla fin della tenzone, incerto sull’arcione tentò di risalir. Veloce l’arpiona la pulzella repente una parcella presenta al suo Signor "Deh! Proprio perché Voi siete il Sire fan cinquemila lire, è un prezzo di favor" "E’ mai possibile, oh porco d’un cane, che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con grandi puttane. Anche sul prezzo poi c’è da ridire, ben mi ricordo che pria di partire, v’eran tariffe inferiori alle tremila lire".
Ciò detto agì da gran cialtrone, con balzo da leone in sella si lanciò frustando il cavallo come un ciuco, tra i glicini e il sambuco il Re si dileguò.
Re Carlo tornava dalla guerra, l’accoglie la sua terra cingendolo d’allor. Al sol della calda primavera lampeggia l’armatura del Sire vincitor
Fonte: http://www.agoramagazine.it/agora/spip.php?article5609
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