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Abu Mazen, la speranza della ricostruzione
8.02.2009

ABU MAZEN. LA SPERANZA DELLA RICOSTRUZIONE - di Pasqualina Napoletano (di Pasqualina Napoletano) - Giornata impegnativa quella di mercoledì scorso per il Presidente palestinese Abu Mazen al Parlamento Europeo.

Importante il discorso pronunciato davanti alla plenaria, che vedeva una partecipazione dei deputati riservata alle grandi occasioni.

Dopo aver descritto gli effetti devastanti dell'attacco israeliano a Gaza e l'orrore per le conseguenze sulla popolazione civile, il Presidente Abu Mazen ha prospettato un percorso che come prima tappa ha la riconciliazione tra palestinesi e, di conseguenza, la formazione di un governo di unità nazionale capace di gestire la ricostruzione a Gaza.

Il Parlamento ha ricambiato con grande calore un leader che, ancora una volta, ha dimostrato, pur nella situazione catastrofica del suo Paese, di saper tenere la barra e di non abbandonarsi, almeno lui, alla legge dell'odio e della ritorsione.

In seguito, nella riunione del gruppo di lavoro Medio Oriente, è stato possibile approfondire questi argomenti ed interloquire direttamente con il Presidente.

Innanzitutto, così si è espresso Abu Mazen, Israele deve rispondere delle conseguenze terribili della violenza scatenata dal suo esercito e Hamas deve, da parte sua, abbandonare ogni attività militare e riconoscere il diritto all'esistenza dello Stato di Israele.

Per quanto riguarda il campo palestinese, il Presidente ha prospettato un percorso realistico che passa per la stabilizzazione della tregua, che pare si stia raggiungendo anche a seguito del successo della mediazione egiziana, per poi dar vita ad un governo di unità nazionale palestinese con caratteristiche tali da essere accettato dall'intera comunità internazionale per gestire la ricostruzione e garantire l'apertura delle attività economiche e commerciali a Gaza ed arrivare in condizioni accettabili alle elezioni legislative e presidenziali nell'intera Palestina.

Per quanto riguarda Israele, il Presidente ha rivendicato che, sia in Cisgiordania, che a Gerusalemme che all'interno della stessa Israele, la popolazione palestinese e araba non si è abbandonata ad alcuna manifestazione di violenza, pur nella frustrazione e nell'impotenza per i drammatici avvenimenti di Gaza.

Abu Mazen ha insistito sulla valorizzazione del Piano di pace Arabo lanciato già dal 2002, che consentirebbe ad Israele pacificarsi con ben 57 paesi arabi ed islamici.

Il prossimo 10 febbraio si svolgeranno le elezioni in Israele. Il loro esito sarà importante per l'evoluzione di questi primi spiragli che si aprono anche in relazione ad Hamas. C'è però da dire che Israele non può continuare a sottrarsi impunemente agli obblighi assunti di fronte al mondo, quando ha accettato la Road Map e gli accordi di Annapolis.

L'incremento delle colonie e la moltiplicazione dei check-point in Cisgiordania sono inaccettabili; essi rivelano l'ambiguità di un comportamento che dice di volere sicurezza in cambio di territori ma che in realtà continua a sottrarre terra e vita ai palestinesi.

Tornando a Strasburgo, la giornata si è conclusa con un bellissimo omaggio al poeta Mahmoud Darwish, scomparso la scorsa estate, simbolo nazionale della Palestina e "poeta dell'umano", come lo ha definito lo stesso Presidente Abu Mazen. La speranza allora è che l'Europa possa davvero aiutare la Palestina e tutti i palestinesi ad arrivare ad un futuro di pace e degno di essere chiamato "umano".

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