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Il corpo violato della Englaro
16.02.2009

IL CORPO VIOLATO: DOPO LA BUFERA DEL CASO ENGLARO, UN COMMENTO SULLA SITUAZIONE IN ITALIA TRA IPOCRISIE E STRUMENTALIZZAZIONI. Intervista a S. Marchesi  "Sono state giornate furibonde, senza atti d’amore, senza calma di vento". Cantava così Fabrizio de Andrè nella canzone "Anime salve" del 1996. Il caso di Eluana Englaro, la sua strumentalizzazione politica, il lavorio mediatico che ha contornato questa vicenda avrebbe dovuto lasciare spazio invece ad un rispettoso silenzio. Discutiamo di questa vicenda umana e dei suoi risvolti politici e sociali con Stefania Marchesi, vicepresidente nazionale della Uisp.

Cosa pensi di quello che è avvenuto in questi giorni?

"In questi girorni drammatici il silenzio era un atto rispettoso e dovuto. Tacere oggi si tramuterebbe invece in una colpevole responsabilità. Tu hai citato De Andrè, di rimando posso risponderti con il titolo di una campagna del Consiglio d’Europa contro la violenza sulle donne denominata 'Inizia con le grida, non può finire nel silenzio'. Il clamore non opportuno sul caso Englaro è stato accompagnato da episodi ormai quasi quotidiani di violenza e stupro verso donne adulte ed adolescenti. È stato un attacco a dei corpi, quello che abbiamo visto perpetrarsi nei giorni scorsi. Da un lato, un corpo concreto che è diventato simbolo per una battaglia di tipo ideologico. Dall’altro abbiamo visto attacchi concreti ai corpi delle donne che non sono assurti a valore di simbolo e che anzi sono stati trascurati. Ne è dimostrazione il fatto che gli stupratori di una ragazzina di 14 anni siano stati rimessi in libertà a due giorni di distanza dal loro arresto".

L’intromissione violenta in quella che era e avrebbe dovuto rimanere una vicenda di dolore privato fa i conti con una ipocrisia tipicamente italiana. Da una parte, come hai detto, la violazione di una intimità emotiva, dall’altra la violazione dei corpi. In quanto rappresentante e donna della Uisp, qual è il tuo giudizio rispetto al perpetrarsi di questa ipocrisia?

"Ritengo innanzitutto fondamentale denunciare la strumentalizzazione di una vicenda che coinvolge temi intimi, delicati, personali. Lo stesso Stato, le stesse istituzioni sia laiche che religiose non avrebbero dovuto poter interferire così pesantemente in questa vicenda. L’elemento di vergogna su cui dobbiamo riflettere è che la storia della famiglia Englaro sia stata usata per aprire crisi istituzionali inaccettabili. Si tratta dell’ennesimo e colpevole attacco ai diritti costituzionali fondamentali. Di fronte a questo attacco è necessario che si sviluppino sempre di più reazioni ed azioni di difesa da parte della società civile e responsabile. È ora di indignarsi, è ora di reagire".

Ritieni ci sia il rischio di una imposizione di un pensiero unico?

"Il tema profondo è e rimane un tema culturale. L’Italia ha già vissuto altri momenti di condizionamenti, ma oggi essi, associati al sistematico attacco a tutto quello che il welfare ha rappresentato come elemento di solidarietà, rischia di tramutarsi in una involuzione culturale su cui può poggiare anche un’azione di chi vuole imporre una morale ed un pensiero unici".

Oggi abbiamo modo di riflettere con maggiore lucidità su quanto accaduto. L'Uisp in Italia rappresenta più di un milione e duecentomila persone. Di queste, la metà sono donne. Pertanto, possiamo affermare che questa associazione possa e debba avere voce in un periodo così delicato. Qual è il ruolo e la funzione sociale della Uisp che ti senti di affermare e ribadire in questo momento?

"Certa di interpretare il sentimento di tutta l’associazione, che da sempre ha fatto dell’elaborazione sul corpo fonte di affermazione delle libertà delle persone, posso affermare che abbiamo una concreta possibilità di intervento sulla società. Questo perché la nostra è un’associazione legata a delle pratiche, nella fattispecie quelle sportive, che abbiamo sempre coniugato con la diffusione di valori quali la solidarietà, l’eguaglianza e l’emancipazione delle persone. La nostra storia e cultura delle differenze di genere e la nostra convinzione che la concezione del corpo delle donne sia un indicatore di civiltà e di maturità di una società, ci porta ad esprimere la nostra più profonda indignazione per la violenza fisica e culturale che ormai ogni giorno viene espressa nei confronti delle donne e dei loro corpi violati, violentati e strumentalizzati. Ci impegneremo sempre in tutte le azioni e le testimonianze concrete per contrastare questa notte della civiltà».

(di Vittorio Martone, dalla redazione Uisp Emilia Romagna)

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