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Legambiente/Cgil: ricetta anticrisi a quattro mani.
11.03.2009

Legambiente/Cgil: ricetta anticrisi a quattro mani. Riduzione dei consumi energetici, investimenti sulle fonti rinnovabili, incentivi per la ricerca, nuove proposte in tema di trasporti: le idee di ambientalisti e sindacato. In ballo risorse da 15 miliardi e 350 mila nuovi posti di lavoro

La Cgil e Legambiente propongono all'esecutivo quattro linee di intervento che potrebbero mettere in moto 15 miliardi di euro annui di risorse aggiuntive rispetto a quelle già programmate, sia nazionali che europee, corrispondenti a circa l'1% del Pil. E grazie a queste risorse, dicono Cgil e Legambiente, sarebbe possibile creare 350mila nuovi posti di lavoro l'anno.

Riduzione dei consumi energetici, investimenti sulle fonti rinnovabili, sviluppo di una maggiore efficienza energetica, incentivi per la ricerca e la realizzazione di impianti innovativi, nuove proposte in tema di trasporti urbani ed extraurbani. Sono queste le principali direttrici su cui si è mossa oggi la riflessione del convegno "Contro la crisi: per combattere la recessione, creare lavoro, vincere la sfida climatica", organizzato a Roma dalla Cgil e da Legambiente e al quale ha partecipato anche il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, secondo il quale siamo di fronte a un paese sfiduciato. "Vedo un paese sfiduciato, o rassegnato, o che sta a guardare – ha detto oggi il segretario della Cgil - e non possiamo lasciarlo in questa condizione". Secondo Epifani, c’è il rischio che "si possa finire con l'assecondare l'idea che si può decidere sui cittadini senza che i cittadini siano attori di questo processo. Per questo occorre stare a fianco agli italiani".

Per quanto riguarda nello specifico le risposte da dare alla crisi, Epifani ha detto che l’Italia sconta un forte ritardo. Su temi come ambiente e clima "l'Italia è in forte ritardo. E non vorrei non fossimo l'unico paese a non affrontare la sfida ambientale". Il segretario generale della Cgil lo ha spiegato durante la conferenza stampa: "Noi – ha ricordato - avevamo chiesto politiche di incentivazione alla rottamazione". Per tutta risposta "il governo per quattro mesi non ha fatto nulla. Poi, siccome gli altri Paesi si sono dati da fare anche l'Italia si è mossa. Facendolo tardi e male, e con poche risorse". Inoltre, ha spiegato il segretario, "nei provvedimenti del governo non c'è traccia di risparmio energetico, e non c'è traccia perché non c'è proprio". E allora, propone Epifani, "perché non iniziare proprio con il risparmio energetico nella pubblica amministrazione"? E , sempre a proposito di energia, Epifani non nasconde di "non essere rassicurato dal fatto che dipendiamo da Paesi quali Russia, Ucraina o Algeria, né sono rassicurato da un mix energetico che ci vede agli ultimi posti in Europa. Così come non sono rassicurato dalla scelta del nucleare di Enel".

Ecco dunque la traccia su cui la Cgil, in accordo con Legambiente, propone di lavorare. Si parte dal presupposto che l’Italia ha bisogno di una radicale accelerazione di tutti quegli interventi che possono produrre una forte riduzione dei consumi energetici, della spesa in bolletta per le famiglie e le imprese, di una prospettiva che va nella direzione del Pacchetto energia e clima al 2020 approvato poche settimane fa dall’Unione Europea. L’obiettivo prioritario è quello di costruire le possibilità di un’alternativa credibile ai combustibili fossili. Questa alternativa si rende visibile dentro un nuovo modello di generazione distribuita più efficiente, in cui i diversi settori industriali sono legati dentro una prospettiva di riduzione dei consumi e delle emissioni di anidride carbonica, della spesa energetica. Vediamo quindi più da vicino le proposte avanzate.

Per quanto riguarda lo sviluppo delle fonti rinnovabili, che sta ovviamente alla base di qualsiasi ragionamento alternativo, si tratta prima di tutto di semplificare le regole per l’approvazione degli impianti; dare certezza agli incentivi per i prossimi anni; fissare obblighi di diffusione del solare fotovoltaico e termico in tutti gli edifici pubblici e privati; lanciare un programma per lo sviluppo dell’eolico off shore, di rewamping delle centrali idroelettriche esistenti, di sviluppo del solare termodinamico.

Un altro punto decisivo riguarda il risparmio energetico. Cgil e Legambiente propongono di premiare la riduzione dei consumi che può essere realizzata negli edifici, sia sul versante delle famiglie sia su quello delle imprese di distribuzione e gestione, delle utilities. Non c’è risparmio se non c’è efficienza energetica. Per questo è necessario sostenere l’impegno, sbloccando i finanziamenti già stanziati, per il rinnovo del parco dei motori elettrici, dei sistemi di illuminazione e refrigerazione. Dal punto di vista dell’innovazione, si propone l’introduzione di incentivi alle tecnologie più efficienti di risparmio energetico in tutti i settori industriali prevedendo che alla scadenza gli standard meno efficienti escano dal commercio.

Capitolo a parte è quello specifico dell’edilizia. Si tratta di uno dei settori più in crisi dopo essere stato in questi anni uno dei motori dell’economia, con tassi di crescita e di costruzioni realizzate che hanno paragoni solo nel dopoguerra. Il problema è che non si è data risposta proprio alle fasce sociali che avevano bisogno di una prima casa, e la produzione continua a essere caratterizzata da una scarsa qualità e innovazione, da un rilevante abusivismo. Occorre dare risposta al disagio di tante famiglie che non hanno accesso alla casa e a chi paga rate di mutui e affitti che assorbono una quota preponderante della spesa familiare. E in questa prospettiva spingere all’innovazione del settore verso la qualità di prodotto.

All’interno di questo discorso più generale, la Cgil recupera le sue proposte nell’ambito del settore dell’edilizia. Per prima cosa si propone di avviare un piano per un milione di alloggi recuperati o nuovi in affitto nelle grandi città. Con tanto di bando per le aree, integrazione sociale e riqualificazione delle periferie. In edifici certificati di classe A, dove si utilizzano energia prodotta da rinnovabili e i più efficienti impianti energetici. Sempre nell’ambito dell’edilizia, si tratta di promuovere un programma per la messa in sicurezza degli alloggi occupati da anziani soli. Si tratta di 2 milioni di abitazioni da dotare della strumentazione domotica necessaria a garantire sicurezza e confort. Gli altri tre punti riguardano poi l’innovazione tecnologica ed energetica in edilizia, la realizzazione di un piano di rinnovo, recupero e manutenzione dell’edilizia scolastica, considerando che circa il 69% degli edifici scolastici è antecedente al 1974 e il 31 % addirittura precedente all’ultimo conflitto mondiale. Infine la Cgil propone di lavorare sulla riqualificazione delle periferie: lanciare un bando di recupero di aree periferiche in condizioni di disagio che abbia come riferimento i Progetti europei Urban e i Contratti di Quartiere. Con obiettivi di riqualificazione degli spazi pubblici, dell’edilizia degradata, di muovere attività, iniziative, servizi privati.

Per quanto riguarda i trasporti, la Cgil e Legambiente sono d’accordo sulla necessità di aggredire uno dei problemi principali che ogni giorno vivono milioni di persone per andare a lavorare o muoversi, e fonte di inquinamento, congestione, invivibilità delle città. In questi anni i problemi della mobilità sono rimasti schiacciati dall‘enfasi posta nel dibattito politico sul ritardo infrastrutturale del Paese e nei confronti delle grandi opere che ha fatto perdere di vista priorità e vere emergenze. È invece fondamentale spostare attenzione e risorse laddove sono i problemi, ossia nelle aree urbane e negli spostamenti pendolari che ogni giorno interessano circa 14milioni di persone.

Sempre per quanto riguarda i trasporti la proposta consiste nello spostamento della quota maggioritaria delle risorse prevista dalla Legge Obiettivo nel prossimo triennio nelle aree urbane, per la realizzazione di nuove linee e stazioni metropolitane, ferroviarie, di tram. Sarebbe necessario anche attivare nuovi treni per i lavoratori pendolari e in particolare programmare l’entrata in esercizio di 1000 nuovi treni per il trasporto ferroviario pendolari entro i prossimi 5 anni. In modo da dare risposta ai problemi di carrozze vecchie e affollare. Lanciando al contempo un grande progetto industriale per il settore ferroviario. Il servizio pubblico deve essere difeso e rilanciato. Per questo di propone di istituire un fondo nazionale per il trasporto ferroviario pendolare e per il trasporto urbano finanziato con i proventi di parte dell’accisa sui carburanti. Spingere l’integrazione modale nelle città e sistemi tariffari unici per tutte le modalità di trasporto. Introdurre detrazioni fiscali fino al 50% dell’abbonamento per il servizio pubblico.

"Siamo di fronte a un enorme problema che in forme diverse interessa larga parte del territorio italiano", dicono i dirigenti della Cgil. E’ necessario quindi intervenire per la manutenzione di territori vastissimi a rischio idrogeologico al fine di prevenire sciagure attraverso un più attento controllo, pianificazione e repressione degli abusi. E’ urgente riqualificare tante aree in stato di abbandono, da periferie degradate a aree che attendono da anni interventi di bonifica. In queste aree non esiste altra ricetta possibile che un incisivo intervento pubblico capace di innescare processi di recupero da parte di cittadini e imprese. Sono aree in cui nessun cambiamento avverrà mai da solo, e quindi richiedono un forte protagonismo pubblico. In generale si tratta di situazioni dove dal recupero e messa in scurezza possono scaturire straordinarie possibilità di valorizzazione, di recupero di identità e sicurezza per i cittadini che vi abitano, di nuove iniziative imprenditoriali per innescarvi nuove imprese o opportunità turistiche.

In particolare si tratta di lavorare su cinque grandi filoni: la sicurezza idrogeologica, attraverso l’avvio di un Piano nazionale di manutenzione dei fiumi e dei versanti che preveda tra le altre cose i piani di rimboschimento, la demolizione delle strutture abusive nelle aree a rischio, la lotta agli incendi e un Programma nazionale di aggiornamento delle perimetrazioni delle aree a rischio su cui intraprendere politiche di prevenzione, per coniugare sicurezza e tutela ambientale riducendo le spese per il dissesto idrogeologico, la bonifica e reindustrializzazione dei siti industriali inquinati: approvare norme che siano capaci di sbloccare rapidamente il contenzioso e rendere rapidamente disponibili le risorse europee per la reindustrializzazione dei siti bonificati. Introdurre un fondo di rotazione per la bonifica dei "siti orfani", sul modello statunitense del Superfund; la bonifica dell’amianto: realizzare almeno in ogni regione un impianto per la inertizzazione dell’amianto e rendere disponibili incentivi per avviare la sostituzione dei pannelli di eternit, che ricoprono tanti capannoni industriali, con pannelli fotovoltaici. Infine si tratta di lavorare sul ciclo dei rifiuti, con la realizzazione delle strutture e degli impianti che consentano la chiusura del ciclo dei rifiuti sulla base del massimo riuso e riciclo, riducendo al minimo il conferimento in discarica e l’incenerimento. Incentivare le filiere dell’industria e della distribuzione che riducono l’uso delle materie prime e le quantità di rifiuti prodotte. E sul ciclo delle acque: promuovere un programma di manutenzione delle reti idriche per ridurre le perdite; verificare l’efficienza dei depuratori esistenti e realizzare collettori fognari e impianti di depurazione per i comuni ancora sprovvisti; incentivare l’adozione di sistemi a basso consumo in agricoltura e industria; verificare la effettiva efficienza degli invasi al fine di ripristinare le loro originarie capacità, prevedendo anche una verifica dell’ambito normativo in cui far ricadere il trattamento dei materiali di svaso.

fonte: http://www.rassegna.it  

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