Welfare Italia :: Cronaca :: La terra trema .Diario di viaggio di Dino Viani Invia ad un amico Statistiche FAQ
3 Maggio 2024 Ven                 WelfareItalia: Punto laico di informazione e di impegno sociale
Cerca in W.I Foto Gallery Links Documenti Forum Iscritti Online
www.welfareeuropa.it www.welfarecremona.it www.welfarelombardia.it www.welfarenetwork.it

Welfare Italia
Home Page
Notizie
Brevi
Il punto
Lettere a Welfare
Cronaca
Politica
Dal Mondo
Dalle Regioni
Dall'Europa
Economia
Giovani
Lavoro
Cultura
Sociale
Ambiente
Welfare
Indian Time
Buone notizie
Radio Londra
Volontariato
Dai Partiti
Dal Parlamento Europeo
Area Iscritti
Username:
Password:
Ricordami!
Recupero password
Registrazione nuovo utente
Brevi

 Foto Gallery
Ultima immagine dal Foto Gallery di Welfare Italia

Ultimi Links







La terra trema .Diario di viaggio di Dino Viani
12.04.2009

ALBE SPEZZATE - LA TERRA TREMA - DIARIO DI VIAGGIO DI DINO VIANI  8 aprile 2009 h 9.30, decido di partire per le zone terremotate senza una  meta precisa, sento che devo andare con la consapevole frustrazione di non poter fare nulla. E' una reazione isterica alla paura, come il cane che si mette a correre all'infinito dopo lo scampato pericolo.  Percorro la statale che da Chieti porta a Popoli, tutto intorno è come se nulla fosse accaduto, la vita scorre con i ritmi di sempre.

Il cielo sopra

di me è azzurro liquido, il sole cala a picco, il termometro di una farmacia

segna 27 gradi. Lungo la strada, ai soliti posti, c'è il porchettaro che

vende i panini, il contadino con finocchi e verdure, una donna anziana con

mazzetti di primule e violette, un signore con piccoli fascetti di asparagi

selvatici. E' primavera, lo si percepisce forte dalla luce e dall'aria che

s'impone sul paesaggio ancora un po' sonnolento, reminiscenze lievi

dell'inverno appena passato. All'altezza di Bussi, in una area riservata,

una famiglia fa pic-nic. Attraverso velocemente la galleria e giungo a

Bussi, due ambulanze imbiancate di detriti si dirigono silenziose verso la

costa.

La loro improvvisa apparizione rompono l'incantesimo suonando funeste dentro

di me, come una nota cupa che al cinema prelude al tragico, alle scene che

mettono paura. Faccio finta di nulla e vado avanti distratto dalla bellezza

del paesaggio delle piane di Navelli, i mandorli in fiore mi riportano alla

valle dei templi di Agrigento. Trattori giganti solcano la terra con grossi

aratri, altri concimano, sulla strada le ambulanze impolverate si incrociano

sempre più frequentemente. All'altezza di Castelnuovo mi fermo, alla mia

sinistra c'è il ristorante " La cabina ", rinomata trattoria, famosa per i

suoi piatti allo zafferano, prodotto tipico di questo altopiano che rende

gli alimenti di un colore giallo inconfondibile e un aroma indescrivibile,

una bontà unica. A distanza di secoli, questo prodotto autoctono, alimenta

ancora l'economia agricola di questi luoghi. La polverina preziosa viene

estratta ancora manualmente dai pistilli del suo fiore, poi essiccata al

fuoco con dei setacci prima di essere confezionata in minuscole bustine.

Alzo lo sguardo, l'edificio è sventrato, imploso, sembra colpito dall'alto

da una "bomba intelligente": travi spezzate come costole, mattoni, pietre,

tavoli, forografie di momenti felici e una lampadina che ondeggia nel vuoto,

sola. Svolto a sinistra verso il borgo antico, all'ingresso del paese una

signora anziana sbarra la strada come una sentinella. La donna ha lo sguardo

rivolto altrove, nel vuoto, e parla a ruota libera pronunciando parole

incomprensibili come un relè impazzito. Rimango impietrito a poca distanza

da lei e non so che fare, mentre imperterrita continua quella litania

infinita, impassibile, senza minimamente curarsi della mia presenza. Sembra

una casa miracolosamente rimasta in piedi ma implosa dentro e piena di

macerie.

Parla a bassa voce facendosi domande e riposte in un misto di inglese e

dialetto, ripete spesso Brisbane, Australia; parla della sua home con il

prato all'inglese: lu drimmes (dream), lu carre (car)con accento dialettale;

in dialetto stretto parla di una nave che parte da Napoli,1950, i genitori,

gli amici di scuola che chiama tutti per nome, e ad ognuno ripete: viste ca

successe mo? Fotogrammi da salvare, frammenti di pellicola di un film da

rimettere disperatamente insieme, quando si è perso tutto e si fa fatica a

dire al mondo di esserci stati, perché ognuno è quello che ricorda. Mi

tremano le viscere, la testa mi scoppia, vorrei mettere una mano davanti

alla sua bocca per non farla più parlare, oppure scappare ma le mie gambe

sono rigide e piantate sull'asfalto. Poco distante da lei, seduto sulle

scalette di una casa che non c'è più, un vecchio osserva attonito il via vai

frenetico di quelle strane macchine rumorose che da quelle parti sicuramente

non si erano mai viste. Le case sono attraversate da lunghe crepe, per lungo

e largo, alcune sono adagiate sul fianco, come donne anziane sedute, l'una

al fianco dell'altra, dopo una lunga camminata, altre sventrate. Il centro

storico non esiste più, secoli di bellezza e di storia in cumuli di macerie

e polvere. Le rondini che hanno nidificato sotto i cornicioni screpolati,

l'anno prossimo non troveranno più nulla. Gli elicotteri solcano senza sosta

il cielo azzurro, mi sembra di essere dentro un reportage tv da un luogo di

guerra. Vago tra le macerie di questo luogo fantasma, tra le ombre e le

anime dei morti che mi parlano, come Ulisse in cerca della voce della madre.

Dino Viani

Chieti 9 aprile 2009

 

Due parole su di me.

Faccio il cinema perché è l'unico modo che ho per dare forma ai miei sogni

e, soprattutto, perché ho da sempre una gran paura di morire.

Esprimermi con le immagini mi permette di vivere una vita sospesa tra il

sogno ed il reale.

Le prime lezioni di cinema mi sono state impartire dalla mia bisnonna di

cento anni, che mi teneva in braccio ipnotizzandomi con i suoi racconti di

fate, folletti ecc.

Il mio primo cinema è stato il focolare della mia casa di campagna, le ombre

riflesse sul muro e quelle degli antenati che tornavano a farci compagnia

nelle infiniti notti invernali.

Sono nato vecchio, così vecchio da sentirmi ogni giorno un bambino buttato

con profonda meraviglia sul mondo.

Fare il cinema è per me un grande privilegio, la quotidiana possibilità di

verificare il senso della mia presenza su questo mondo, per questo mi

piacerebbe farlo fino all'ultimo dei miei giorni, fino all'ultimo respiro.

La vita e la morte come un sogno, una magnifica illusione.

ALBE SPEZZATE / 2 - LA PRIMAVERA - DIARIO DI VIAGGIO DI DINO VIANI

La primavera nell'Abruzzo aquilano oltre al terremoto ha portato con sé

un'altra novità, un fiore di colore blu mai visto prima d'ora, spunta qua e

là come funghi in tutto il paesaggio. Sono le tendopoli della protezione

civile messi a disposizione dei terremotati come alloggi provvisori. Questi

prati hanno riposato per tutto l'inverno in attesa della pasquetta per

accogliere tutte le famiglie per la prima gita fuori porta. Passare da

queste parti in quel giorno significa imbattersi in un' orgia di odori,

profumi, suoni di ogni tipo: l'agnello alla brace, gli arrosticini,

timballi, organetti e ddu botte; balli, partite a pallone e pallavolo,

bambini che scorazzano da un lato all'altro della campagna. Ora in questi

prati c'è solo un silenzio cupo, greve, interrotto solo da qualche sirena

che passa per la strada. Dentro i campi abitano creature fantasma spogliate

della loro storia, del loro sguardo. Nei loro volti c'è la rabbia e

l'incredulità per quello che hanno perduto e la paura per quello che può

ancora accadere, vagano per la tendopoli come anime in pena, come matti in

camicie di forza dentro un manicomio.

Oggi sono stato nella tendopoli di Camarda, una meravigliosa comunità sulla

strada che porta ad Assergi a pochi km dall'Aquila, in questo paese per

fortuna non hanno avuto vittime, per questo i riflettori televisivi da

queste parti non si sono accesi e il dramma di queste persone,

nell'immaginario televisivo, non risulta, non esiste. A camarda il terremoto

non è passato. La Televisione è uno strano animale, un vampiro che per

vivere ha bisogno quotidianamente di sangue fresco, quando è sazio va via

all'improvviso senza preavviso come il terremoto. Così quello che sembrava

un problema collettivo ricade più forte che mai sulla solitudine dei

protagonisti. A questo tipo di comunicazione siamo abituati e ormai

assuefatti da tempo, come non ricordare la prima guerra in Iraq che sembrava

un meraviglioso video games, la gente al bar ne parlava con lo stesso impeto

di una partita di calcio il giorno dopo; allo stesso modo abbiamo continuato

a pranzare e vivere la nostra vita come se nulla fosse con la guerra nella

ex Jugoslavia ad un passo da noi. La tv ci allontana dalla materia viva,

dall'esperienza e ci avvicina quello che più ci fa comodo, con la scaltrezza

di uno sciamano della modernità ipnotizza le coscienze svuotandole di ogni

capacità critica. Il cinema evoca presenze e cerca di salvare l'uomo dalla

sua solitudine di fronte alla morte. La tv ha bisogno dell'oggetto, il

cinema lo allude e in quest'allusione è in grado di restituire il dramma di

un evento in tutta la sua devastante violenza. Anna Magnani che cade in "

Roma città aperta " è la guerra in tutta la sua devastante crudeltà. Immerso

in queste riflessioni sono richiamato dal rumore di una motosega. A poca

distanza da me incontro un ragazzo sulla quarantina intento a costruire una

baracca di legno sul cassone della sua vecchia ape arancione. Servirà per

passare la notte insieme alla sua amica del cuore, una cagna bellissima di

nome Nuvola. I cani non sono ammessi nelle tende e Paolo, senza perdersi

d'animo, sorride orgoglioso come un pastore afgano e continua il suo lavoro;

sulla sua maglietta nera c'è una scritta profetica: " Che il destino ci

trovi sempre pronti e degni " Leon Degrelle.

Angelo, un signore sui sessanta, mi porta a vedere la torre antica:

l'orgoglio identitario del paese che ha resistito ai vari sismi, alle

guerre, ma non alla scossa delle 3,32 di lunedì mattina.

Mille anni di storia disintegrati come un castello di sabbia; - Tatone ha

resistito -, ha aggiunto con un pizzico di orgoglio. Tatone è un modo

arcaico in Abruzzo per nominare il nonno, a Camarda Tatone è una roccia a

forma di vecchio seduto sulla montagna che scruta il paese come le figure

dell'isola di Pasqua. Ci sono dei momenti in cui il dolore è così

direttamente proporzionato alla rabbia e all'impotenza che si vorrebbe

scappare. Perché ci ricordiamo della nostra storia, del valore del nostro

patrimonio solo quando la perdiamo? Perché dal dopoguerra ad oggi abbiamo

mandato a governarci dirigenti inetti, ingordi, che non hanno amato questo

paese? Perché abbiamo permesso, assecondato, questo sciacallaggio morale,

etico, culturale? Perché?

La storia, l'arte, è il petrolio, l'oro nero di questo paese, il volano di

una economia che in un epoca di globalizzazione delle risorse non avrebbe

temuto nessuna concorrenza. Con un mattone di queste macerie gli americani

o giapponesi avrebbero aperto musei in ogni luogo noi, molto probabilmente,

butteremo tutto in discariche abusive. L'Abruzzo è la terra dei Sanniti,

Vestini, Marsi, Marrucini, Romani, che nel corso dei secoli hanno lasciato

testimonianze di un valore inestimabile. Chieti, la mia città, è più antica

di Roma. Il pavimento di una boutique per il corso è un mosaico Romano.

Intanto il sole è sparito dietro la montagna e nella valle è già buio, già

freddo; davanti a me ci sono i fantasmi, questi poveri Cristi, per dirla

alla Silone, che non hanno più nulla.

Le case non sono solo importanti per i vivi, ma soprattutto per i morti che

devono tornare a far compagnia ai loro cari nelle lunghe notti d'inverno.

Questo evento ha rotto un equilibrio antico: i vivi sembrano morti e i morti

non sanno più dove andare.

Dino Viani

Via Mater Domini 55

66100 Chieti Italy

Email dinoviani@hotmail.com

Skype: gauchoari

Berlino cell. +004915778462115

www.youtube.com/dinoviani

www.myspace.com/dinoviani

--------------------------

Le notizie del terremoto in Abruzzo mi sono arrivate improvvisamente con

grande evidenza .via Internet . Ho colto immediatamente l'ampiezza della

tragedia .Ho pensato ai luoghi dove per tanti anni sono andato in vacanza al

mare ,quando avevo la bimba piccola. Ho pensato come tutti, agli amici

abruzzesi che avevo e sono arrivato immediatamente con il pensiero

all'amico Dino Viani di professione regista, per vocazione artista e per mia

e altrui convinzione poeta. Ho mandato prima un sms e poi ho

telefonato."Dino come stai?"."Bene mi dice ma sono sconvolto.paralizzato dal

dolore"."Dino - gli dico- ma non vai a documentare questa tragedia?....."Non

me la sento" mi risponde "sono troppo emozionato ..e poi non potrei lavorare

bene di fronte a tanta distruzione"- Dino - gli dico - trasforma le tue

emozioni in immagini,magari scrivile, in una sorta di diario.serviranno

soprattutto dopo..quando l'emozione del momento verrà sopraffatta dalla vita

quotidiana e quando si dovrà affrontare una lunga ricostruzione sia

materiale che morale ,soprattutto di chi ha perso tutto. Quando non ci sarà

più la tv.tutto potrebbe essere avvolto dal silenzio. Tu sei un poeta

dell'immagine e delle emozioni : anche tu puoi far molto per far rinascere

la tua terra l'Abruzzo.Io ti darò una mano con i nostri Portali Internet per

divulgare una immagine più vera e più profonda di questa tragedia" .

Da questa discussione è nata una corrispondenza di Dino Viani. La

dedichiamo a tutti gli amici abruzzesi nel mondo che con trepidazione

seguono le dolorose vicende della loro terra e che si stanno adoperando con

le nostre comunità italiane al'estero per aiutare i loro,i nostri fratelli

abruzzesi. Scrivete a Dino..leggetelo e sostenetelo..non è facile descrivere

la realtà di questa tragedia mentre la sofferenza delle persone,della tua

gente che incontri ti penetra nel profondo del cuore.

Daniele Marconcini

Presidente AMM ONLUS

ASSOCIAZIONE DEI MANTOVANI NEL MONDO onlus

(Ente aderente al UNAIE - Unione Nazionale Associazione

Immigrazione Emigrazione)

Via Mazzini 22 - 46100 Mantova - Tel./Fax.0039 0376/244844

Freef@x Internet Internazionale : 0039 02 700502001

E- Mail: presidente@mantovaninelmondo.org

Sito : www.mantovaninelmondo.org

E- Mail: editore@lombardinelmondo.org

Sito : www.lombardinelmondo.org

skype mantovaninelmondo lombardinemondo odisseo58

Cell.Presidente +39.335.417765

Welfare Italia
Hits: 1796
Cronaca >>
I commenti degli utenti (Solo gli iscritti possono inserire commenti)
Terza pagina

Sondaggi
E' giusto che Bersani si accordi con Berlusconi per le rifome ?

Si
No
Non so
Ultime dal Forum
La voce del padrone di Lucio Garofalo
Salotti culturali dell'Estate bolognese
Pippo Fallica querelo' Corriere della Sera e La Sicilia?
NO LEADER, NO PARTY di Luigi Boschi
UN PARTITO LENINISTA (LEGA) CHE SPOSA IL VATICANO di A.De Porti
POESIA DI VITA di Luigi Boschi
La vita spericolata del premier di Silvia Terribili
Romea Commerciale di Orlando Masiero
Sondaggio, 15mila i voti finora espressi
Buon che? di Danilo D'Antonio
L'Italia è una Repubblica "antimeritocratica" fondata sul lavoro precario
LA PROTESTA DEI SANGUINARI di Luigi Boschi
L'AQUILONE STRAPPATO di Antonio V. Gelormini
Il reality scolastico su "Rai Educational"
Vuoto indietro diventa proposta di legge,





| Redazione | Contatti | Bannerkit | Pubblicità | Disclaimer |
www.welfareitalia.it , quotidiano gratuito on line, è iscritto nel registro della stampa periodica del Tribunale di Cremona al n. 393 del 24.9.2003- direttore responsabile Gian Carlo Storti