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Ex,post,mai o anti comunisti di A.V.Gelormini
20.07.2009

EX, POST, MAI O ANTI COMUNISTI Il percorso precongressuale del PD di Antonio V. Gelormini

Apparentemente superato, il dibattito sul tasso residuo di comunismo, ancora esistente, tra la compagine animata del Partito Democratico, rischia di caratterizzare, non poco, il percorso di avvicinamento all'appuntamento congressuale di ottobre.

Michele Emiliano con la sua esuberante, appassionata e generosa  spontaneità ha lanciato una pesante palla da bowling, il cui rullare non è stato affatto addolcito dall'avverbio amichevole, quando ha invitato: "Ad avere il coraggio di dire che il Pd è un partito fraternamente anti-comunista".

Un problema che a detta di Dario Franceschini fa il pari con il centrosinistra col trattino, "resiste in qualche frangia della classe dirigente, ma da tempo è stato fatto saltare dalla base del partito nuovo.

Dal suo popolo, unito già prima della nascita del PD".

Per la verità, la riflessione più lucida al dibattito l'ha fornita un leader storico ad alto tasso di comunismo, Armando Cossutta : "Dire che non si è più o non si è mai stati comunisti è un conto, altro che si deve essere anticomunisti". Rimarcando, nel falso superamento delle identità legate al Novecento, il vero limite di larga parte della classe dirigente di sinistra.

Quella che in pratica ha gestito il proprio processo di trasformazione, evitando il passaggio penitenziale nel selettivo filtro del rinnovamento.

Cartina al tornasole: l'approccio più o meno convinto all'utilizzo del delicato strumento delle primarie. Augusto Barbera e Michele Salvati ne hanno evidenziato l'interpretazione pessimistica del fronte D'Alema-Bersani,

che vede solo in un sistema "tripolare" (con un partito di centro determinante) la contesa alternante di governo.

E quella più ulivista ed ottimista di Franceschini e Fassino, che continua a puntare su un sistema bipolare, con uso largo delle primarie e relativa partecipazione degli iscritti e degli elettori.

Sorprende, a tal proposito, conoscendo la tendenza a contenerne gli effetti, sentire Pierluigi Bersani parlare di primarie con contestuale istituzione di un "albo degli elettori".

Pietro Scoppola è passato a miglior vita e i suoi Cittadini per l'Ulivo si sono infine volatilizzati, come le schiereangeliche che l'hanno accolto, combattendo con tenacia una vana battaglia, per ottenerne l'assenso da quelle stesse classi dirigenti.

Ecco perchè almeno un "ci siamo sbagliati" renderebbe più credibile l'impegno, che andrebbe immediatamente recepito da entrambe le mozioni congressuali.

E' in questo contesto che comincia ad assumere toni stridenti la candidatura di Antonio Decaro alla segreteria regionale pugliese del Pd.

Una designazione vissuta giorno dopo giorno quasi come un'investitura, se non con i caratteri scomodi della vituperata "nomina".

Soprattutto se le adesioni continueranno ad affluire solo da un versante degli schieramenti interni.

E' chiaro che gli intenti dell'arguta mossa del Segretario uscente fossero ben altri, ma "questo è quanto"!

Pertanto, almeno per la realtà regionale Puglia, più volte indicata come laboratorio di innovazione e di trasparenza, sarebbe auspicabile ora l'approdo virtuoso ad una mozione unitaria, che riesca poi a riconoscersi su una figura carismatica, all'altezza del compito responsabile.

Un percorso nella scia straordinaria della rilevante riconferma del Sindaco Emiliano e propedeutico al cammino più coinvolgente in vista della meta Regionali-2010.

(gelormini@katamail.com )

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