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Lodi.Tendenze congiunturali e sgnali non negativi
23.07.2009

Lodi.Tendenze congiunturali e sgnali non negativi dalla meccanica. Il quadro sintetico della evoluzione congiunturale fornito dalla consueta indagine campionaria condotta da Unioncamere Lombardia, in collaborazione con Assolombarda e Associazioni Artigiane e con la partecipazione dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Lodi, evidenzia in Lombardia una forte caduta della produzione tendenziale (-11,18%), mentre l’accelerazione negativa presenta un ripiegamento congiunturale rispetto al primo trimestre del 2009, con il dato grezzo (non destagionalizzato) che ha assunto un valore semplicemente positivo (+1,8%).

L’indagine disaggregata dei dati provinciali, presenta un manifatturiero lodigiano non molto dissomigliante per andamento dalla connotazione media della Lombardia Il dato di Lodi è comunque da considerarsi con cautela, se non altro perché ha coinvolto solo il 54% delle imprese locali del campione provinciale.

Sulla base delle risposte fornite ed elaborate, la produzione industriale del territorio è aumentata rispetto al primo trimestre dell’anno di 3,5 punti percentuali mentre si è appesantita la flessione su base tendenziale, in perdita da -6,62% ( trimestre gennaio-marzo) a -7,9%.

La crisi non risparmia alcun settore e appare decisamente marcata nei comparti che più interagiscono con le dinamiche internazionali e nazionali. Nell’acquisita generale evoluzione negativa, il barometro congiunturale di aprile-giugno non ha però presentato localmente, per alcune attività di produzione, effetti di intensificazione delle difficoltà. Alcune voci, come la Meccanica, hanno anzi mostrato una reazione alla brusca accelerazione degli indicatori di gennaio-marzo..

La variazione congiunturale del manifatturiero lodigiano a fine giugno, considerando il quadro generale, non può essere scambiata per reattività anche perché ottenuta in presenza di una simultanea caduta di almeno quattro aspetti del processo produttivo: gli ordinativi esteri sono scesi al 18,5% degli ordinativi totali acquisti; il fatturato totale è rimasto sostanzialmente fermo (-1,66%), pur in presenza di una variazione prezzi medi per l’approvvigionamento delle materie prime, più contenuta rispetto alla Lombardia. Inoltre, rispetto alla precedente rilevazione, si è ulteriormente ampliato il gap tra Lodigiano e Lombardia per quanto concerne la quota di fatturato estero: 34,51% quella media regionale, 22,56% quella lodigiana.

Questi dati messi a confronto con quelli tendenziali evidenziano la complessità e gravità della crisi in corso che coinvolge indistintamente le province lombarde ed ha raggiunto punte preoccupanti in alcune aree di alto profilo manifatturiero.

Rispetto allo scorso anno vi sono realtà in cui la caduta della produzione corre velocemente, in particolare a Como (-12,2%), Bergamo (-12,05%), Lecco (-11,56), Monza (-11,46%, Brescia (-11,2%) In un’ottica comparativa territoriale – per quanto essa possa significare considerando le diverse caratteristiche strutturali del manifatturiero lombardo -, la perdita di produzione nel lodigiano risulta tra le meno peggiori della serie.

Il profilo congiunturale tendenziale dell’industria locale fornisce il riscontro oltre che della contrazione della produzione, della riduzione del fatturato annuo pari al 12,26%. Questo accorciamento ha riguardato in particolare le attività della chimica (-5,02%), della meccanica (-24,62%) e dell’abbigliamento (-31,75%).

La disomogeneità dei dati suggerisce circospezione nelle analisi. Un aspetto comunque meritevole d’essere tenuto presente è la dinamica della Lombardia incassata fra quelle della zona Euro e quella italiana e, a sua volta, del lodigiano incastonato nella dinamica lombarda.

In questa sorta di gerarchia, l’informazione congiunturale che ne deriva dalla produzione è inevitabile presenti aspetti non sempre omogenei. La considerazione può essere meglio approfondita se messa in relazione agli aspetti strutturali che caratterizzano la produzione del manifatturiero locale.

Nel trimestre in esame le risposte delle medio-grandi imprese del territorio (con 200 e più addetti) sono quelle che presentano la performance peggiore: -13,86% la variazione della produzione sullo stesso trimestre dello scorso anno, -11,2% quella sul trimestre precedente.

A posizionarsi meglio sono le Pmi, in particolare le imprese di classe media (50-199 addetti), che in ogni caso non si sottraggono al calo della produzione e che, rispetto al giugno dello scorso anno, frenano però l’accelerazione negativa e la contengono a -6,6%: Nel loro caso acquisisce valore il dato grezzo dell’ultimo trimestre: +12%. A loro volta le manifatture più piccole (10-49 addetti) fanno osservare una caduta inferiore al 6% (esattamente -5,9%), un dato che mostra un rallentamento di velocità della crisi, avendo questa classe di imprese messo a segno nel trimestre un +3,10%.

Lo stesso discorso non vale per i comparti produttivi. Sia pure in presenza di una "non negatività" di Alimentari e del Tessile, il quadro complessivo resta fortemente caratterizzato dal segno tendenziale negativo della Meccanica (-15%) e della Chimica (-5%) - due settori fondamentali strutturalmente e per contributo al Pil provinciale. Mentre la divisione della Chimica sembra omogeneizzarsi attorno al segno negativo, da accusare anche nel trimestre in esame una decisa piallatura della produzione (-8,85%), nel periodo osservato, la Meccanica si è mossa – soprattutto le medie imprese (50-199 addetti) - in modo positivo, concludendo con la produzione trimestrale in aumento (+13,74%) insieme al fatturato (+11,81%) e con l’unica nota di incertezza rappresentata dalla diminuzione degli ordinativi totali (-2,73%)

In questo scenario, l’osservazione della destinazione economica dei beni prodotti, fa notare una produzione praticamente stabile sui beni finali (-1,71%) e in contrazione per quanto concerne beni intermedi e beni di investimento, rispettivamente con un tendenziale di -14,13% i primi e -15,53% i secondi.

Il dato congiunturale di aprile-giugno rivela tuttavia uno spostamento di destinazione della produzione, favorevole ai Beni intermedi (+10,10%) e ai Beni di investimento (+10,19%), mentre i Beni finali, anche a causa della caduta del mercato, hanno accusato un -10,52%.

Come più volte si è avuto modo di sottolineare, non sempre l’andamento della produzione ha riflessi sull’occupazione. La variazione degli addetti è stata dello 0,96% ed ha positivamente coinvolto le medie aziende del comparto alimentare.

Nel corso del trimestre il tasso percentuale di ingresso è stato pari al 2,09%, mentre quello in uscita è stato calcolato all’1,13%

In chiave comparativa si rileva che le variazioni positive del Lodigiano muovono in lievissima controtendenza rispetto a quelle regionali (-0,7%).

Per quanto riguarda le previsioni, l’approccio diretto agli operatori per conoscere le loro aspettative annuncia un luglio-settembre di incertezze e incognite, rivolte soprattutto a confermare la gravità della recessione, malgrado gli interventi di politica economica messi in campo a livello nazionale per contrastare la crisi e quelli a sostegno delle imprese decisi da Regione Lombardia, Camera di Commercio di Lodi e Provincia.

Sulla produzione le aspettative raccolte si dividono tra il 44,4% di casi di stabilità e il 44,4% di casi in diminuzione, mentre l’aumento è segnalato dall’11,1%.

La domanda estera è prevista in diminuzione dal 35% degli intervistati, percentuale che sale al 46,2% per la domanda interna.

L’occupazione, infine, è data in diminuzione dal 18,5% dei casi, mentre una prospettiva di aumento viene prevista solo dal 3,7% dei casi.

fonte: CAMERA DI COMMERCIO LODI – Ufficio Stampa – rif. ALDO CASERINI

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