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Rutelli: già iniziato il congresso, decideremo democraticamente
9.09.2003

Il presidente DL chiude le giornate di Lerici

"Il congresso è già iniziato. Le grandi decisioni nel nostro partito verranno prese democraticamente, non attraverso un tubo catodico o un modem. L’unica cosa che chiedo a chi nella Margherita ha espresso dubbi, preoccupazioni, interrogativi è di percorrere questo cammino e arrivare alla scelta senza asprezze". Francesco Rutelli chiude la settimana di Lerici confermando che sarà il congresso DL, "da convocare il prima possibile, dopo le assemblee provinciali e regionali", a decidere sulla proposta della lista unica per le elezioni europee lanciata da Romano Prodi.

L’unico rimprovero il presidente DL lo riserva, senza citarlo esplicitamente, a Ciriaco De Mita, che venerdì aveva accusato il presidente della commissione UE di "non capire nulla di politica". "Chiedo rispetto – dice – soprattutto a chi in passato ha ricoperto posizioni di responsabilità nella democrazia italiana, rispetto per le posizioni altrui".

Nell’intervista finale di EuropaMondo, affidata a Gad Lerner, Andrea Bonanni e Nino Rizzo Nervo, Rutelli rileva come l’idea del Professore sulla lista unica sia cresciuta qui a Lerici. "Quando siamo partiti per la Liguria in molti erano gli scettici, ma le parole di questi giorni hanno dimostrato che è un cammino possibile. La proposta di Prodi non ci può spaventare: la Margherita è nata per allargare le prospettive del centrosinistra, ha lavorato per due anni per ricostruire il centrosinistra e questo lavoro non va gettato via. Ma non possiamo neanche stare fermi: il cambiamento va guidato, non inseguito. Vogliamo presentare agli italiani un progetto che parli chiaro: portare in Europa il disegno dell’Ulivo, non dieci partiti che poi all’interno dei rispettivi contenitori non conterebbero nulla. E sono certo che su quel simbolo accenderemo l’entusiasmo degli italiani. I tanti che ci chiedono unità premieranno l’unità".

E arriva l’apertura di credito nei confronti di D’Alema, ospite ieri: "Il presidente Ds ha detto che avevano ragione Prodi e Parisi, e si è mostrato convinto sostenitore della lista unica. Dobbiamo concedergli fiducia, anche perché non è vero che con questo disegno l’alleanza si sposterà a sinistra. Si tratterà invece di un consolidamento del centrosinistra. Vale il paragone fatto ieri da D’Alema e Parisi: sarà una cooperazione rafforzata". Infine, una precisazione che è anche una promessa: "Io non abbandono la Margherita, non voglio interrompere un progetto così importante. Ma il progetto va iscritto in un percorso. E il percorso è quello del centrosinistra, un’espressione che ormai ha fatto presa in tutt’Europa. Un’alleanza tra noi (il centro cattolico, laico, riformista), la sinistra democratica e la sinistra radicale. Ma la sinistra radicale non dovrà condizionare l’alleanza e la sinistra democratica non ne sarà la forza egemone. Si ricordino che in 50 anni la sinistra è andata solo una volta al governo, e c’è andata con l’Ulivo. Prodi stesso ha detto che nessuno vuole un inglobamento. Neppure noi ci poniamo in competizione con i Ds: quando hanno attraversato quel dibattito lacerante che è durato un anno e mezzo oltre il congresso, non abbiamo cercato di approfittarne, non siamo andati a caccia dei loro voti". E rivolto ai popolari "scettici" aggiunge: "Ricordo le parole di Pierluigi Castagnetti al congresso di scioglimento del Ppi: ‘I popolari sono stati influenti, nella loro storia, quando si sono messi al volante del cambiamento’".

Tra i mille motivi di critica verso l’esecutivo, la congiuntura economica è la principale. "Per Tremonti è sempre colpa di qualcun altro: cominciò con il famoso ‘buco’, quando poi ne causò uno che assomigliava alla Fossa delle Marianne. Poi toccò all’euro; ma negli altri paesi di Eurolandia non c’è l’impennata dell’inflazione che abbiamo qui. Ora se la prende con la Cina e con i burocrati europei. Mi aspetto che il ministro se la prenda anche con l’avvicinamento di Marte, in quanto pianeta rosso e comunista. Ma gli italiani sanno cosa accade, nonostante la forza mediatica di Berlusconi, perché lo vivono sulla loro pelle e nelle loro tasche. Sono tornati i ticket, le tariffe sono sempre più alte, sono stati drasticamente tagliati i trasferimenti agli enti locali. L’economia italiana è ferma, le tasse crescono e cresceranno anche nel 2004. E pensare che in campagna elettorale avevano promesso di tagliare 12 punti… Intanto il potere d’acquisto degli stipendi del ceto medio è crollato. In questi giorni stanno portando avanti una politica caotica e controproducente sulle pensioni. Hanno perso due anni per una battaglia inutile e sbagliata sull’articolo 18 e non hanno affrontato i problemi strutturali della nostra società: si comincia a lavorare più tardi, ci sono più anziani perché vivaddio è salita l’aspettativa di vita, ma gli anziani non autosufficienti sono un peso per le famiglie, ci sono più immigrati, si fanno meno figli. Ai prossimi appuntamenti dobbiamo presentarci con le idee chiare sul Welfare".

Un solo accenno alla Legge Gasparri e alla ripresa dei lavori parlamentari: "Chiedo all’UdC di esercitare un ruolo di dissenso, di alzare la testa e non farsi strangolare quando vengono toccati gli interessi diretti del premier. Non si limitino ai non possumus". Sulla crisi della CdL: "Stanno ballando da quando hanno perso le elezioni in Friuli, in provincia di Roma e in altre roccaforti del centrodestra. Sono spaccati su qualsiasi argomento, e la vicenda della ‘cabina di regia’ è stata emblematica. Ma non credo in un ritorno al proporzionale né a scenari centristi, che saranno possibili solo dopo la caduta di Berlusconi, in quanto lui è un vero e proprio padrone della sua coalizione. Quando avverrà questa caduta? Credo che se riusciremo a vincere le amministrative e le Europee nel 2004 il governo difficilmente reggerà, e allora si potrà andare al voto anticipato e mandarli a casa. Democraticamente".

E, visto che siamo ad EuropaMondo, non manca la riflessione su "l’Europa che vogliamo, quali confini e quali identità". "Berlusconi dice che anche la Siberia può essere Europa, perché ha una visione thatcheriana dell’Unione, un’Unione diluita a semplice spazio economico. Diciamo no ad un’Europa indistinta, che farebbe la gioia dei neoconservatori Usa, e sì all’Europa dei padri, da De Gasperi a Spinelli; i quali sostenevano che l’Italia poteva esistere solo in quanto stato europeo".

Rutelli chiede un ruolo più attivo dell’Europa per il conseguimento della pace nello scacchiere mediorientale. "L’Iraq va consegnata alla legalità internazionale e l’Afghanistan non va abbandonato. In Medio oriente, l’Italia e l’Europa devono tornare a pesare, non dobbiamo fare come il coro greco che assiste, si lamenta e non decide nulla".

"L’Europa non può solo lamentarsi di un’America che vuole fare da sola e lo fa male - afferma - Con l’uso della forza gli Usa si sono messi fuori della legalità internazionale, dobbiamo invece tornare all’Onu, al multilateralismo, a prendere le decisioni che riguardano il mondo basandosi sul metodo democratico". La scelta annunciata dal governo italiano di ritirarsi dall’Afghanistan non incontra il favore del presidente della Margherita: "È sbagliato ritirarci dall’Afghanistan, siamo intervenuti su un mandato internazionale e dobbiamo fare la nostra parte perchè il terrorismo è il male profondo che colpisce il Medio Oriente". Rutelli torna a criticare la politica degli Stati Uniti: "Dobbiamo essere molto severi, gli Usa sono stati troppo indulgenti con Israele che ha eretto un muro e continua a sottrarre terre ai palestinesi". Per quanto riguarda l’Iraq, il presidente DL afferma che Berlusconi "si è preso una grande responsabilità a fare una guerra unilaterale, la democrazia imposta con le armi porta solo alla violenza, alla guerra e a più terrorismo internazionale".

La chiusura è affidata a una citazione da un poeta europeo, Edgar Allan Poe, che simboleggia la visione politica di Francesco Rutelli e la necessità di accettare la sfida lanciata da Prodi: "Coloro che sognano di giorno sanno cose che ignorano coloro che sognano solo di notte".

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