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La Tavola della Pace per la manifestazione del 3 ottobre 2009
20.09.2009

APPELLO DELLA TAVOLA DELLA PACE. Invitiamo a partecipare e a promuovere la partecipazione alla manifestazione per la libertà d'informazione che si svolgerà a Roma, sabato 3 ottobre 2009.

La manifestazione deve spingere i responsabili della politica e delle istituzioni ad intervenire efficacemente in difesa della Costituzione, della legalità e dei nostri fondamentali diritti. Ma deve segnare anche, in ciascuno di noi, un cambio di mentalità e una nuova assunzione di responsabilità.

Il problema non è solo difendere i giornalisti e i giornali sotto attacco per non aver accettato il guinzaglio ma difendere il nostro diritto di parlare e di essere ascoltati, di operare e di non essere oscurati, di informare e di essere informati.

La manifestazione non è per qualcuno. E' per tutti noi. E anche per gli altri. Ci sono persone, popoli, problemi, tragedie umane, guerre, conflitti, ma anche storie positive, idee, valori, progetti e proposte che non passano attraverso un mondo mediatico che li oscura e li cestina sistematicamente.

La manifestazione sarà anche l'occasione per chiedere ancora una volta alla Rai, servizio pubblico, e a tutto il mondo dell'informazione di dare voce alla pace e ai diritti umani.

 

Comunicazione di Flavio Lotti, coordinatore nazionale Tavola della Pace

"Mi unisco al dolore dei familiari dei soldati italiani e di tutti i civili innocenti uccisi oggi a Kabul. Non sappiamo ancora quanti sono. Di molti non sapremo mai neanche il nome. Sappiamo solo che i loro corpi sono stati dilaniati da una bomba nel centro della capitale dell'Afghanistan. L'ennesima bomba per l'ennesima strage. Seduto davanti alla tastiera del mio computer sento che nessuna parola, nessuna espressione riesce a dire quello che i miei occhi esprimono con le lacrime. E chiudendo gli occhi, vedo chi, proprio in questo momento sta piangendo, con disperazione, i corpi straziati dei propri cari.

Ma non è che l'ennesima volta. E allora sento che le espressioni di cordoglio, di solidarietà e di vicinanza non bastano più. E mi domando: Come possiamo tollerare che queste cose accadano? Come possiamo fingere di non sapere che queste stragi in Afghanistan, sono cosa di tutti i giorni? Che questa storia continua da ben otto anni senza aver risolto uno solo dei problemi che pretendeva di risolvere?

Il dolore che oggi unisce tanti italiani ci deve spingere a fare qualcosa per fermare e non per continuare a combattere questa guerra.

Il dibattito non può essere, ancora una volta, sulle iniziative da assumere per aumentare la sicurezza dei nostri soldati ma sulle iniziative che dobbiamo assumere per mettere fine a questa guerra e per aumentare la sicurezza degli afghani. Invece di continuare con i bombardamenti dei Tornado che fanno stragi di civili innocenti, forse è giunto il tempo di cambiare strada.

La società civile italiana e la Tavola della pace hanno avanzato da tempo precise proposte sia ai responsabili della politica che al mondo dell'informazione. Ma il silenzio è assordante.

E' tempo che anche in Italia, come accade negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, si discuta in modo chiaro e aperto su quello che l'Italia e gli altri paesi della coalizione stanno facendo in Afghanistan. E' tempo che si faccia un bilancio serio e rigoroso degli otto anni di guerra che ci stanno alle spalle e del disastro che hanno provocato. E' tempo che si discuta cosa l'Italia deve fare per aiutare gli afgani ad uscire da questa trappola mortale. Lo deve fare immediatamente il Parlamento. Lo deve fare la politica. Ma lo deve fare anche l'informazione e la Rai, servizio pubblico, che non ha mai organizzato un solo serio dibattito per aiutare gli italiani a capire cosa è accaduto, cosa sta succedendo e come si può fare per evitare di continuare a piangere inutilmente.

Anche per questo avremmo partecipato alla manifestazione per la libertà d'informazione del 19 settembre, ora rinviata per la strage di Kabul. Perché pace e informazione sono due beni fondamentali a rischio. Perché la pace si nutre di un'informazione e di una comunicazione libera, attenta al bene comune, vicina ai diritti e bisogni della persona e rispettosa della sua dignità. Perché senza un'informazione di pace non c'è neanche una politica di pace.

La manifestazione di Roma per la libertà d'informazione dovrà ricordarlo a tutti.

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