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Lista unitaria si, partito unico no ! |
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10.09.2003
Lettera aperta ai dirigenti e ai militanti della Margherita della Lombardia di on. Pierluigi Mantini, Direttivo D.L. Margherita - L'Ulivo alla Camera dei Deputati.
Cari Amici,
i fatti recenti hanno fortemente accelerato il nostro dibattito
congressuale.
In particolare, ricordo la lettera, resa pubblica dal Corriere della Sera,
con cui il coordinatore regionale Battista Bonfanti dichiarava, in sintesi,
che il partito della Lombardia è nettamente contrario alla proposta di
Prodi; il successivo comunicato di nove parlamentari della Margherita della
Lombardia di critica dell'iniziativa di Bonfanti, che esprime un'opinione
"ovviamente rispettabile" ma individuale, e giudica importante la proposta
di Prodi da approfondire nelle sedi proprie.
Al di là delle questioni di metodo (Bonfanti ha successivamente precisato di
essersi espresso a titolo individuale) ciò che appare rilevante è
soffermarsi con qualche riflessione sul merito del dibattito.
Ma come, la Margherita della Lombardia sarebbe "contro" la proposta di Prodi
e di Rutelli? Così, a priori, senza neanche discuterla, approfondirla: e
poi, se così fosse, con chi starebbe la Margherita della Lombardia?
In quale
leadership si riconoscerebbe secondo le un po' avventate dichiarazioni di
alcuni dirigenti?
Io sono certo che la riflessione che Prodi ci ha proposto sia densa di
questioni, di nodi che sfidano le nostre categorie politiche tradizionali e
ogni tentazione di inerzia. In particolare, Prodi ci invita a fare ancora un
passo in avanti lungo la strada di un bipolarismo più compiuto e maturo, a
dare un segnale, per quanto possibile con i soli comportamenti dei soggetti
politici attori e in assenza di riforme istituzionali, verso il superamento
della frammentazione e la modernizzazione del sistema politico.
Quante volte abbiamo detto, in questi mesi, che di fronte al declino
economico, sociale e morale del Paese e alla perdita di consenso del
centrodestra, è ora necessario offrire al Paese e agli italiani un'
alternativa di governo più persuasiva e forte, basata su una credibile
soggettività riformista?
Quante volte è capitato di dire e di scrivere che non bastano l'avveramento
della profezia montanelliana "lasciateli governare" e neanche un'alternativa
basata su un indistinto e velleitario "fronte delle opposizioni", ma che
occorre porre invece l'enfasi sulla comune proposta di governo, sulla
coesione dei partiti affini anzichè sull'esaltazione delle differenze ai
fini di "visibilità "?
Non abbiamo detto cento e più volte che l'obiettivo del nostro agire non è
avere l'1%in più per il nostro partito ma vincere il governo come
coalizione?
Non si percepisce l'urgenza di "fare un passo in avanti" sul piano dell'
innovazione politica, accostando meglio di quanto ora non sia, le grandi
tradizioni e identità riformiste italiane, il cattolicesimo democratico, la
socialdemocrazia, la cultura liberaldemocratica, azionista repubblicana?
Non è questo quello che ci chiedono i nostri elettori, quelli che in Friuli
votano solo Illy e a Roma solo Gasbarra, quelli che in Lombardia, nel voto
del 2001, hanno dato un così ampio consenso alla Margherita "ulivista"?
Non si tratta affatto di "vendere l'anima", come qualcuno comprensibilmente
teme: ma solo di "ristrutturare il corpo", di offrire segnali di progresso
nella direzione della maggiore coesione delle principali forze di governo,
di dar vita ad una più forte soggettività riformista in grado di guidare il
sistema delle alleanze anche con la sinistra radicale e le forze minori.
Non si tratta di "annullare le differenze" ma di ricondurre le diverse
identità e ispirazioni culturali in una "forma politica" più adeguata alle
necessità poste dal bipolarismo e alle esigenze della politica "globale":
per questo è necessario, nei modi realisticamente possibili, superare le
divisioni della cultura politica dell'Ottocento e del Novecento, esaltando
le ragioni e le motivazioni delle diverse culture, in direzione della
sintesi di governo per guidare le grandi trasformazioni del nostro tempo.
Si tratta, in sostanza, di fare un passo in avanti, nel tempo della
democrazia governante e del "cittadino-principe" di cui ci ha parlato a
fondo Ruffilli, lungo la strada degli "equilibri più avanzati" che fu alla
base dell'intuizione e dell'azione di Aldo Moro.
Le idee di Sturzo e di Rosselli, per limitare le citazioni, sul valore
centrale delle libertà , della persona, delle autonomie locali e sociali,
sono diventate patrimonio ampiamente comune nel campo del centrosinistra,
come pure il principio di solidarietà e l'europeismo, da De Gasperi a
Spinelli a Prodi: non occorre oggi esasperare le possibili differenze
interpretative, non è utile neppure in chiave di marketing elettorale.
Per questo noi pensiamo, con Prodi e con Rutelli, che occorra fare un passo
in avanti, con realismo: nessun partito unico è all'orizzonte, ma solo la
prospettiva di un miglior patto federativo tra i partiti "più affini", una
sorta di "coalition of the willings" per rendere più forte e coesa l'
immagine e la proposta di governo del centrosinistra.
E' invece possibile e doveroso verificare tutte le possibilità per dar vita
ad una lista unitaria dei partiti riformisti in Europa: un segnale
inequivoco per dire che la nuova Europa, che deve essere più forte sulla
scena globale, non può reggersi su antichi perimetri politici, che sia il
PSE che il PPE rappresentano configurazioni politicamente inadeguate e
insufficienti.
Dunque nessuno scioglimento del nostro partito nè, men che meno, un
"inglobamento" delle nostre diverse tradizioni politiche nel PSE.
Naturalmente la "lista unitaria dei riformisti", proposta da Prodi e
condivisa da Rutelli, Fassino, D'Alema, dallo SDI e da larga parte dell'
Ulivo, non è un passaggio privo di condizioni, un "prendere o lasciare", ma
il primo passo di un percorso: in tal senso andranno valutate le difficoltÃ
e i problemi, anche "tecnici": primo tra tutti quelli legati alla modifica
della legge elettorale per le europee o a intese adeguate allo scopo.
Ma occorre intendersi sulla sostanza e costruire con realismo le condizioni
di fattibilità .
D'altronde la proposta di Prodi deve essere letta come un necessario mezzo
per recuperare i troppi (e colpevoli) ritardi nella costruzione dell'Ulivo:
dall'atteggiamento di molti nei referendum sul maggioritario, alla mancata
occasione dell'Assemblea dei parlamentari dell'Ulivo, alle tante e
"inconcludenti "cabine di regia".
Occorre tuttavia farsi carico di alcune serie obiezioni che meritano
approfondimenti.
La prima obiezione che riguarda il ruolo stesso di Democrazia è Libertà - La
Margherita - che molti vedono come la forza più adatta ad intercettare i
voti dei moderati, degli italiani delusi dal berlusconismo: un ruolo che la
Margherita deve continuare ad avere e a svolgere ma che non è affatto in
contrasto, al contrario, con una capacità di coesione con l'intera area
riformista in modo tale da rispondere all'obiezione, esaltata dalle campagne
mediatiche del Cavaliere, secondo cui "tu voti un moderato, ma poi governano
i comunisti".
Ecco, noi dobbiamo contribuire in modo decisivo (e non marginale) a dare all
'Ulivo la configurazione di una moderna forza di centrosinistra, che parla
agli italiani dando garanzie riformiste credibili, in grado di respingere al
mittente l'obiezione berlusconiana.
Il ruolo della Margherita non è dunque quello di un partito-cerniera, magari
attrattivo per qualche transfuga del ceto politico, ma quello, assai più
importante, di guida e di garanzia della coalizione.
Questa trasformazione dell'immagine della coalizione, da quella attuale
della "sinistra con i suoi alleati" ad una più compiuta forza di
"centrosinistra", non può essere affidata, nel breve periodo, denso di
appuntamenti elettorali, solo alla dinamica competitiva tra Margherita e DS.
Gli esiti possono essere distruttivi e sconvenienti e possono offrire un'
idea inadeguata e dannosa all'intera coalizione.
D'altronde una certa dinamica distintiva rimarrà ancora a lungo nel nostro
sistema: basti pensare che contemporaneamente alle elezioni europee vi
saranno le elezioni amministrative ove i partiti presenteranno, nell'ambito
della coalizione, i propri simboli.
Dunque non è delle visibilità di partito che dovremo ancora a lungo
preoccuparci quanto piuttosto di contenere gli effetti dannosi di esse: non
solo in termini di rappresentazione esterna (conflittuale) delle diverse
posizioni ma anche in termini di elaborazione delle politiche.
Non è più
utile assumere in sedi comuni decisioni e proposte, secondo il modello della
"cooperazione rafforzata" anzichè in sedi separate per poi affidare la
"proposta di governo"alle estenuanti procedure della mediazione politica?
L'altra obiezione riguarda il bipolarismo e la nostalgia del proporzionale:
ma, sul punto, non credo che occorra ancora spendere molte parole.
La legge elettorale potrà anche essere riformata in direzione, ad esempio,
del modello tedesco, ma il bipolarismo, l'alternanza democratica per il
governo, sono ormai iscritti nel profondo del sistema italiano, e di tutti i
paesi europei che pure hanno leggi elettorali proporzionali, e nel
comportamento elettorale degli italiani.
Basta in proposito considerare l'esito elettorale del "terzo-forzismo" all'
italiana, il risultato ottenuto dalla lista D'Antoni-Andreotti o da quella
Di Pietro.
Dunque nessuna pregiudiziale allo sviluppo delle alleanze e delle coalizioni
possibili con le forze democratiche, penso in primis all'UDC e ai laici
socialisti del centrodestra, ma neanche l'illusione che si possa costruire
con queste forze, un terzo polo elettorale.
Le riflessioni qui proposte sono solo considerazioni personali, brevi note
espressione del desiderio di contribuire ad un dibattito che nella
Margherita della Lombardia è stato troppo spesso trascurato e persino
ostacolato: nulla a che fare, dunque, con la pretesa di un documento
politico che richiede più meditazione, che va scritto insieme.
Ma dinanzi alle grandi trasformazioni in atto nella Lombardia e a Milano e
alla palese crisi di governo del centrodestra, noi abbiamo il dovere di
interrogarci nel profondo, di vincere pigrizie antiche e modesti calcoli di
convenienza, di essere responsabilmente all'altezza della sfida per il
governo del futuro.
Cordialmente
on. Pierluigi Mantini
Direttivo D.L. Margherita - L'Ulivo Camera dei Deputati
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I commenti degli utenti (Solo gli iscritti possono inserire commenti)
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09.15.2003 17:39 Vedo molto positivo che si possa aprire un'ampia discussione sulla proposta Prodi per una lista unitaria per le elezioni europee,tuttavia,nostante i distinguo che spesso emergono,sarebbe opportuno esaminare i motivi di questi distinguo e vedere invece i m
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