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Il 12 ottobre 1946 l’Italia adotta l’Inno di Mameli come inno
12.10.2009

Il 12 ottobre 1946 l’Italia adotta l’Inno di Mameli come inno nazionale. Il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli o Fratelli d'Italia, è l'inno nazionale della Repubblica Italiana, provvisoriamente adottato dal 12 ottobre 1946.

Inno nazionale

Un inno nazionale è un componimento musicale a carattere patriottico che viene formalmente riconosciuto dal governo di un paese come inno ufficiale della nazione.

Nel corso del XIX e XX secolo, con la nascita degli Stati nazionali, molti Stati hanno adottato un inno nazionale, che in molti casi coesiste con altri canti patriottici comunemente suonati.

Rappresenta un momento di unità nazionale e viene eseguito nei momenti più solenni della vita di una nazione, quali le visite ufficiali dei Capi di Stato, le celebrazioni di Caduti nel compimento del loro servizio a difesa della Nazione e le grandi manifestazioni sportive internazionali, durante la premiazione ufficiale del vincitore.

L'inno nazionale italiano è Il Canto degli Italiani (altrimenti noto come Inno di Mameli o Fratelli d'Italia) la cui melodia fu composta dal maestro Michele Novaro ed il cui testo fu scritto dal poeta e patriota Goffredo Mameli.

Nella lista che segue, i nomi di Nazioni che non esistono più o che non sono Stati indipendenti ma che cionondimeno hanno un inno nazionale sono scritti in corsivo. Le dipendenze sono elencate solo se hanno un inno diverso o in aggiunta a quello della Nazione madre

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Nell'autunno del 1847, Goffredo Mameli scrisse il testo de Il Canto degli Italiani. Dopo aver scartato l'idea di adattarlo a musiche già esistenti, il 10 novembre lo inviò al maestro Michele Novaro, che scrisse di getto la musica, cosicché l'inno poté debuttare il 10 dicembre, quando sul piazzale del Santuario della Nostra Signora di Loreto a Oregina fu presentato ai cittadini genovesi e a vari patrioti italiani in occasione del centenario della cacciata degli austriaci suonato dalla Filarmonica Sestrese C. Corradi G. Secondo, allora banda municipale di Sestri Ponente "Casimiro Corradi".

Era un momento di grande eccitazione: mancavano pochi mesi al celebre 1848, che era già nell'aria: era stata abolita una legge che vietava assembramenti di più di dieci persone, così ben 30.000 persone ascoltarono l'inno e l'impararono; nel frattempo Nino Bixio sulle montagne organizzava i falò della notte dell'Appennino. Dopo pochi giorni, tutti conoscevano l'inno, che veniva cantato senza sosta in ogni manifestazione (più o meno pacifica). Durante le Cinque giornate di Milano, gli insorti lo intonavano a squarciagola: il canto degli italiani era già diventato un simbolo del Risorgimento.

Gli inni patriottici come l'inno di Mameli (sicuramente il più importante) furono un importante strumento di propaganda degli ideali del Risorgimento e di incitamento all'insurrezione[1], che contribuì significativamente alla svolta storica che portò all'emanazione dello Statuto albertino, ed all'impegno del re nel rischioso progetto di riunificazione nazionale.

Quando l'inno si diffuse, le autorità cercarono di vietarlo, considerandolo eversivo (per via dell'ispirazione repubblicana e anti-monarchica del suo autore); visto il totale fallimento, tentarono di censurare almeno l'ultima parte, estremamente dura cogli Austriaci, al tempo ancora formalmente alleati, ma neanche in questo si ebbe successo.

Dopo la dichiarazione di guerra all'Austria, persino le bande militari lo suonarono senza posa, tanto che il Re fu costretto a ritirare ogni censura del testo, così come abrogò l'articolo dello Statuto albertino secondo cui l'unica bandiera del regno doveva essere la coccarda azzurra, rinunciando agli inutili tentativi di reprimere l'uso del tricolore verde, bianco e rosso, anch'esso impostosi come simbolo patriottico dopo essere stato adottato clandestinamente nel 1831 come simbolo della Giovine Italia.

In seguito fu proprio intonando l'inno di Mameli che Garibaldi, con i "Mille", intraprese la conquista dell'Italia meridionale e la riunificazione nazionale.

Mameli era già morto, ma le parole del suo inno, che invocava un'Italia unita, erano più vive che mai. Anche l'ultima tappa di questo processo, la presa di Roma del 1870, fu accompagnata da cori che lo cantavano accompagnati dagli ottoni dei bersaglieri.

Anche più tardi, per tutta la fine dell'Ottocento e oltre, Fratelli d'Italia rimase molto popolare come in occasione della guerra libica del 1911-12, che lo vide ancora una volta il più importante rappresentante di una nutrita serie di canti patriottici vecchi e nuovi. Lo stesso accadde durante la prima guerra mondiale: l'irredentismo che la caratterizzava, l'obiettivo di completare la riunificazione, trovò facilmente ancora una volta un simbolo nel Canto degli italiani.

Il testo dell’Inno di Mameli.

Fratelli d'Italia,

l'Italia s'è desta,

dell'elmo di Scipio

s'è cinta la testa.

Dov'è la Vittoria?

Le porga la chioma,

che schiava di Roma

Iddio la creò.

Stringiamoci a coorte,

siam pronti alla morte.

Siam pronti alla morte,

l'Italia chiamò.

Stringiamoci a coorte,

siam pronti alla morte.

Siam pronti alla morte,

l'Italia chiamò, sì!

Noi fummo da secoli

calpesti, derisi,

perché non siam popoli,

perché siam divisi.

Raccolgaci un'unica

bandiera, una speme:

di fonderci insieme

già l'ora suonò.

Stringiamoci a coorte,

siam pronti alla morte.

Siam pronti alla morte,

l'Italia chiamò, sì!

Uniamoci, uniamoci,

l'unione e l'amore

rivelano ai popoli

le vie del Signore.

Giuriamo far libero

il suolo natio:

uniti, per Dio,

chi vincer ci può?

Stringiamoci a coorte,

siam pronti alla morte.

Siam pronti alla morte,

l'Italia chiamò, sì!

Dall'Alpe a Sicilia,

Dovunque è Legnano;

Ogn'uom di Ferruccio

Ha il core e la mano;

I bimbi d'Italia

Si chiaman Balilla;

Il suon d'ogni squilla

I Vespri suonò.

Stringiamoci a coorte,

siam pronti alla morte.

Siam pronti alla morte,

l'Italia chiamò, sì!

Son giunchi che piegano

Le spade vendute;

Già l'Aquila d'Austria

Le penne ha perdute.

Il sangue d'Italia

E il sangue Polacco

Bevé col Cosacco,

Ma il cor le bruciò.

Stringiamoci a coorte,

siam pronti alla morte.

Siam pronti alla morte,

l'Italia chiamò, sì!

Per saperne di più clicca qui:

http://www.scudit.net/mdmameliinno.htm  

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