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«Sì alla lista unica, ma poi non sfasciamo l’Ulivo»
10.09.2003

Rosy Bindi spariglia le carte nel dibattito che si è aperto su lista unica e partito riformista: «Attenti a usare la lista unica per fare un partito che restringa l’Ulivo alle forze più omogenee. L’Ulivo non esisterebbe più. Attenti anche al rischio di fare una lista unitaria e poi andare separati in Europa perché questa scelta smentirebbe le ragioni profonde di tutta l’operazione». È favorevole alla lista unica ma pone le sue condizioni: «Se resta questa legge elettorale fare una lista unitaria comporterà sacrifici. Ma ne sarà valsa la pena se saremmo riusciti a avviare in Europa il processo di fondazione di una nuova forza riformatrice che troverà nel Pse uno dei perni fondamentali ma che non potrà esaurirsi nel Pse». Condivide certe preoccupazioni di Marini: «Io non voglio essere annessa». Pensa alla costituzione di un nuovo gruppo europeo che scalzi il Pse e proietti in Europa l’Ulivo tutto intero: «La socialdemocrazia deve mettere in discussione sé stessa compreso il blairismo e le ingessature ideologiche».

A Lerici ha fatto la parte del pontiere.. Ma il suo cuore dove batte davvero?

«Fin dal primo momento non ho avuto dubbi da che parte stare. Sto dalla parte della lista unitaria. Ma credo che occorra ascoltare anche i dubbiosi. E di dubbi ne sono emersi non solo nella Margherita...».

Sembra che la proposta di Prodi più che unire, divida.

«Proprio perché è una cosa seria ha provocato reazioni diverse nei partiti dell’Ulivo e nei movimenti. Siccome non è un affare che riguarda solo Ds e Margherita occorre stare attenti ai dubbi di tutti».

Al momento la lista riguarderebbe solo Ds, Sdi, Margherita. Gli altri partiti dell’Ulivo si sono tirati fuori.

«Occorre ascolto reciproco. Anche i contrari prima di pronunciarsi in maniera così netta dovrebbero fare la fatica di riflettere sul significato profondo della proposta di Prodi».

Qual è il significato profondo?

«In Europa si è andato strutturando, intorno al Ppe, il polo conservatore. Che è molto forte. In questo momento sembra avere la maggioranza anche nei governi dei paesi europei. Per l’idea di Europa di cui è portatore, rischia di essere il polo di attrazione, insieme agli Usa, dei nuovi paesi (soprattutto quelli dell’Est) che dovranno far parte dell’unione. Sappiamo bene cosa significa. Perché il principale attore è Silvio Berlusconi. Non esiste invece nel Parlamento europeo una presenza politica dello schieramento democratico popolare riformatore. Se l’Ulivo italiano avesse il coraggio di incalzare tutti i partiti e le forze politiche riformatrici dell’Europa per dare vita ad un unico schieramento a Strasburgo, non solo alternativo al polo conservatore, ma soprattutto portatore di una idea di Europa imperniata sui diritti, sul sociale, sul governo della globalizzazione, renderebbe un grande servizio all’Europa».

Per costruire un gruppo nuovo unitario a Strasburgo ci sono problemi tecnici. Occorrerebbe che cinque paesi convergessero su questa idea...

«Sono convinta che troveremmo parlamentari di cinque paesi. La nostra esperienza di unione (di tentativo di fusione) fra culture diverse è ormai matura. Altrove non c’è una esperienza di questo tipo. Ma parlamentari europei di singole forze politiche, nei vari paesi europei, che hanno voglia di giocare questa partita ce ne sono molti».

Lei parte soprattutto da un bisogno della Margherita che a Strasburgo è divisa in tre gruppi diversi...

«Certo. Da tempo la Margherita si pone il problema di un gruppo nuovo e questo ci ha in qualche modo costretto a prestare attenzione alle inquietudini politiche nel continente, sia nei paesi fondatori dell’Europa sia in quelli che all’Europa stanno arrivando adesso».

Lei pensa a un Ulivo tutto intero rappresentato in Europa, ma l’ipotesi sembra impossibile. Perchè ormai il dibattito avviato sulla lista unica è fra chi ci sta...

«Io chiedo a tutti un supplemento di riflessione. Attenti, ci sono dei prezzi che non possono essere pagati in questa operazione. La lista unitaria non può essere usata strumentalmente solo per costruire un partito o una aggregazione in Italia che rappresenti un impoverimento culturale e politico rispetto al percorso fatto dall’Ulivo in questi anni».

Come valuta l’idea di un polo cosidetto riformista e moderato dell’Ulivo che poi si allea con la sinistra più radicale? Il Prc ha già lanciato avanches al Pdci e alla sinistra diessina per riorganizzare l’area di sinistra...

«Ma in tal caso l’Ulivo esisterebbe ancora? Il progetto vero dell’Ulivo è stato il tentativo di una sintesi culturale e politica fra le varie anime della sinistra, cattoliche e dell’ambientalismo, il dialogo fra partiti e movimenti. E questa è stata la sua forza. La sfida è ancora la ricerca di una nuova sintesi. Io credo che la sinistra radicale in Italia sia rappresentata da Bertinotti. Poi c’è l’Ulivo il più possibile allargato...».

Fassino ha lanciato l’idea di una federazione riformista...

«È una prospettiva che si colloca alla fine di un processo lungo. Sono convinta che dal modo in cui si fa la lista unitaria alle europee dipenda il futuro dell’Ulivo. E siccome io ci tengo molto all’Ulivo come progetto di sintesi delle culture democratiche e riformatrici in Italia e in Europa non voglio perdere per strada nessuno. A chi vuole andare da solo e a chi non ci vuole stare dico: attenti a scaricare e a farsi scaricare. Attenti a usare la lista unica per fare un partito che restringa l’Ulivo. Attenti anche al rischio di fare una lista unitaria e poi andare separati in Europa. Il restringimento dell’Ulivo sarebbe un peccato di pigrizia. Rinunciare al gruppo unico sarebbe un peccato di omissione. In ogni caso la decisione andrà presa in una convention di tutto l’Ulivo e a partire dai programmi».

 

da www.unita.it

 

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