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Riconoscimento delle coppie omosessuali..Si o NO !!
11.09.2003

LETTERA APERTA ALL’ON. MIMMO LUCA’ Resp. diritti e movimenti Segreteria naz. DS e Presidente Ass. naz. dei Cristiano Sociali

Caro Lucà,

all’indomani della pubblicazione del documento del card. Ratzinger che fa appello ai parlamentari cattolici di tutto il mondo affinché si oppongano in ogni modo a qualsiasi riconoscimento legislativo delle coppie omosessuali, definendole \"nocive per il retto sviluppo della società umana\", si è aperto un dibattito importante che riguarda innanzitutto l’opportunità di adottare anche in Italia una legge simile, ma più in generale la laicità delle nostre istituzioni ed un corretto rapporto tra una religione come quella cattolica e lo Stato italiano.

In questo dibattito per la prima volta dopo molti anni abbiamo sentito di avere fino in fondo al nostro fianco il nostro partito, i Democratici di Sinistra, che hanno scelto di presentare il progetto di legge sul Patto Civile di Solidarietà (sottoscritto tra gli altri dal segretario nazionale Piero Fassino, dal presidente Massimo D’Alema e dal capogruppo alla Camera Luciano Violante) proprio in concomitanza con l’uscita del documento del Vaticano, dando con ciò un segnale inequivocabile.

Peraltro già il documento Trentin approvato nella Conferenza Programmatica dei DS per il Programma dell’Ulivo dell’aprile scorso a Milano, affermava che \"Lo Stato deve riconoscere e garantire i diritti e doveri reciproci che una coppia, anche omosessuale, intende stringere reciprocamente al di fuori del modello tradizionale della famiglia\", affermando con ciò una chiara e precisa opzione dei DS a favore di una legge che riconosca anche le coppie omosessuali e l’intenzione di dare battaglia nella coalizione per inserire questa proposta nel programma che l’Ulivo presenterà agli elettori alle prossime elezioni politiche.

In questo coro di apprezzamenti, però, non abbiamo potuto fare a meno di notare una tua dichiarazione al Corriere della Sera in cui dicendoti pronto all’obiezione di coscienza, affermi che «Sull’equiparazione delle unioni di fatto con la famiglia non sono d’accordo, quanto ai diritti economici sarebbe meglio istituirli con provvedimenti amministrativi, senza legiferare».

Noi veniamo da una cultura politica che vede una pluralità di opinioni anche molto diverse non come un limite, ma come un’opportunità di confronto e di dialogo che deve essere mirato alla ricerca di una possibile sintesi in cui tutti possano riconoscersi. Questo è tra l’altro lo spirito che anima la proposta di legge sul Patto Civile di Solidarietà (PACS), che prendendo a modello l’esperienza della Francia, propone al legislatore un livello alto di mediazione tra chi vuole riconoscere alcuni diritti alle coppie di fatto sia etero che omosessuali e chi sostiene il principio della non equiparazione con il matrimonio.

Anche autorevoli commentatori cattolici, politicamente anche molto distanti da noi come il prof. Giorgio Rumi (cons. amm. RAI e opinionista dell’Osservatore Romano) hanno affermato nei giorni scorsi che una \"mediazione intelligente\" è stata \"trovata dalla legislazione francese dove si può instaurare un Patto che ha ricadute pratiche sulla vita di chi sceglie di sottoscriverlo\".

Per l’importanza della cultura politica che rappresenti in questo partito e per il ruolo che ricopri negli organismi dirigenti come responsabile \"Diritti e movimenti\" della Segreteria Nazionale dei DS, riteniamo che tu sia per noi un interlocutore essenziale in una discussione come quella che stiamo affrontando per spingere l’intera coalizione di centrosinistra ad accogliere le nostre istanze.

E’ quindi con questo spirito che ti chiediamo, come iscritti, militanti e dirigenti omosessuali dei Democratici di Sinistra, di non chiudere la porta al dialogo e al confronto.

Nelle prossime settimane si svolgeranno diversi momenti in cui volendo sarebbe possibile mettere a confronto le nostre opinioni con serietà e pacatezza: dall’Assemblea nazionale del CODS che si svolgerà alla Festa Nazionale de l’Unità di Bologna il prossimo 13 settembre, al Convegno Nazionale di Studi promosso dai Cristiano Sociali ad Assisi dal 12 al 14 settembre.

Lasciamo a te la valutazione su quale può essere l’occasione migliore: per parte nostra ti ribadiamo la nostra piena disponibilità ed il nostro interesse ad avviare un dialogo che riteniamo non possa che portare dei benefici al nostro partito e alla società italiana.

Andrea Benedino

Portavoce nazionale CODS – Coordinamento Omosessuali Democratici di Sinistra

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Risposta di Mimmo Lucà alla lettera aperta di Andrea Benedino  

Cari amici del Coordinamento omosessuali Ds,

permettetemi - prima di entrare nel merito delle questioni sollevate dalla vostra lettera aperta –

di esprimervi il grazie più cordiale per la modalità \"alta\" con cui proponete dialogo e confronto. In un momento in cui quasi tutto si trasforma in \"urlo\" e scontro polemico, la pacatezza del vostro argomentare è segno che non deve cadere nel vuoto. Anche perché così facendo permettete a chi è stato troppo frettolosamente riportato sui media, per quattro battute scambiate a Montecitorio con una giornalista, di spiegare le sue personali convinzioni e provare ad argomentare.

Per esigenze di chiarezza procederò per punti.

1.Obiezione di coscienza. Non ho detto che sono pronto a ricorrervi contro una eventuale legge sulle unioni tra persone dello stesso sesso. Ho spiegato, invece, che la considero uno strumento al servizio di ogni parlamentare (credente e non), per evidenziare il limite ultimo di ogni politica. Come cittadino, come credente ed in quanto parlamentare resto convinto del fatto che nessun ordinamento giuridico può forzare la coscienza su questioni inerenti convinzioni morali ovvero scelte che appartengono alla sfera ultima del decidere umano. Per la tradizione cattolica – così come per lo stato di diritto – la tesi non è una novità; rappresenta, al contrario, un punto essenziale per fare di ogni autorità o potere pubblico un servizio alla persona e non un dominio sulla sua coscienza. E’ in questo senso che ho parlato di obiezione di coscienza. Ridurre la mia premessa ad una implicita o esplicita critica ad un eventuale progetto di legge sulle unioni di fatto è estraneo a quanto affermavo (tanto è vero che ho votato per l’accesso alle pratiche di procreazione medicalmente assistita da parte delle coppie di fatto conviventi).

2. Considero la politica il delicato punto di incontro tra etica e diritto, la frontiera lungo la quale si avvicinano, si contaminano, si differenziano e si \"aiutano\". Un diritto senza alcun riferimento al patrimonio valoriale delle diverse etiche rischia di ridursi a mera gestione del necessario. Ma vale anche il contrario: un travaso dell’etica nell’ordinamento legislativo senza la sapiente mediazione del diritto è premessa di fondamentalismo e intolleranza. Distinguere per non confondere è, quindi, il delicato compito della politica, chiamata a cercare il compromesso nell’accezione più nobile del termine, nel punto di incontro più \"alto\", dove entrambe le parti possano porsi al servizio dell’altra. Ben venga, dunque, una critica alla legge da parte dell’etica cattolica, ma, allo stesso modo, non si neghi al diritto la possibilità di intervenire per consegnare allo Stato la facoltà di prevedere riconoscimenti, regole e garanzie a chi decide di vivere stabilmente con altre persone, anche dello stesso sesso.

Il punto di partenza è, senza dubbio, dato dalla Costituzione. In primo luogo l’art.2, là dove si parla di diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità. Poi l’art.3, che sancisce la pari dignità sociale e l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Infine, gli articoli 19 e 21, che garantiscono il diritto di tutti di professare liberamente la propria fede religiosa e di manifestare liberamente il proprio pensiero. Siamo di fronte a diritti costituzionali inviolabili ma non per questo assoluti. Infatti, affinché l’esercizio degli uni non si traduca in una negazione degli altri, è necessario un contemperamento, una mediazione, appunto. V. Morero su Avvenire ha parlato di \"ecumenismo nella convivenza, nel confronto e nel dialogo tra credenti e non credenti. L’ecumenismo, però, presuppone il diritto di espressione per tutte le parti e, dunque, anche per le Chiese. Il documento vaticano firmato dal card. J.Ratzinger merita attenzione e rispetto, anche da chi non ne condivide il contenuto, perché non si può negare ai credenti di una fede religiosa di sostenere, anche pubblicamente, le proprie convinzioni su questioni morali. Si potrà lamentare l’assenza di pronunciamenti così espliciti e rigorosi in altri campi della morale, o rispetto a valori altrettanto irrinunciabili, come quello della solidarietà, o dell’accoglienza dello straniero, o dell’uso democratico dei mezzi di informazione, ma non considero un’ingerenza negli affari dello Stato l’invito rivolto ai parlamentari cattolici di esprimere il proprio disaccordo nei confronti di una legge di legalizzazione delle unioni tra omosessuali. Non si possono, infatti, considerare testimonianze mirabili e di altissimo valore morale e civile, gli interventi del Papa contro la guerra in Iraq o le richieste di un atto di clemenza verso i detenuti, o le critiche coraggiose della Caritas alla legge Bossi-Fini, e poi, invece, bollare come espressione di integralismo intollerante i richiami sulla morale sessuale o familiare.

Rispettosa dei valori democratici, la Chiesa cattolica chiede almeno reciprocità. \"Con la sua parola alle società democratiche – ha affermato il card. Meisner – la Chiesa non intende mettere in discussione il loro carattere laico: essa al contrario esige il proprio diritto democratico anche per se stessa in un dialogo paritario\".

3. Non c’è qui lo spazio per intervenire nel merito della PdL sul Patto civile di Solidarietà. Dico solo che non sono contrario, nello spirito dell’art. 2 della Costituzione, alla introduzione di norme volte a garantire che, nelle convivenze e nei legami affettivi di fatto siano apprestati strumenti di tutela dei diritti, dei quali le persone possano avvalersi. Ma, assumere il matrimonio, così come ce lo affidano la natura e la storia delle civiltà, quale modello al quale equiparare altre forme associative tra persone, mi sembra francamente improprio. Non vi è dubbio, infatti, che le responsabilità assunte dalla coppia nei confronti della comunità con il vincolo del matrimonio trovano nella Costituzione italiana una garanzia di riconoscimento particolare. Cosa dovrebbe fare allora la legge? Condivido, a questo proposito, la risposta formulata dalla collega parlamentare Marcella Lucidi ad un recente seminario del Gruppo Ds. \"I patti di convivenza debbono essere offerti come un’opportunità della quale decidere di avvalersi per assicurare che la completa volontarietà del legame non arrechi pregiudizio alla persona, non la privi di una tutela della quale essa è meritevole per avere, in quel legame, svolto comunque la propria personalità\".

4. Resta da valutare l’opportunità dei tempi politici. Non mi pare che l’aver presentato una Proposta di legge impedisca di sollecitare a livello locale o regionale, l’adozione di misure di tipo amministrativo per superare discriminazioni insostenibili sul piano, ad esempio, delle politiche sociali. La promozione di servizi e l’erogazione di prestazioni in tema di sostegno alla maternità e all’infanzia, delle persone disabili e di quelle non autosufficienti, di diritto allo studio, alle cure sanitarie e alla casa, prescindono dalla configurazione giuridica del nucleo familiare nel quale è presente il bisogno. In questo senso ho accennato con la giornalista a provvedimenti amministrativi.

5. Mi rendo conto che alcune di queste opinioni possono allontanarsi dalle indicazioni del documento vaticano. E’ la mia stessa coscienza a registrare la non piena sovrapposizione tra obbedienza al Vangelo ed ossequio al Magistero della Chiesa. Ma la mia ricerca resta aperta all’approfondimento teologico, culturale e giuridico dei nodi cruciali su cui si gioca l’antropologia contemporanea. Perché, in questo tempo di trasformazioni, dobbiamo rispondere non solo alla nostra coscienza, ma anche a coloro che ci interpellano perché bisognosi di giustizia, di speranza e di diritti.

6. Sul come, dove e quando continuare il dibattito, costruiamo insieme le concrete possibilità, a cominciare, certo, dal prossimo convegno di Assisi del 12,13,14 settembre.

6 Agosto 2003

Mimmo Lucà

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