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AmnesiA vivacE presenta NEL GIARDINO
6.11.2009

AmnesiA vivacE presenta NEL GIARDINO Testo vincitore del Premio di Scrittura Teatrale Femminile Donne & Teatro – Inner Wheel Roma Romae 2006 drammaturgia Emanuela Cocco con

Cristina Aubry, Anna Amato, Marco Fumarola, Silvio Ambrogioni

regia e scenografia

Fabio M. Franceschelli

disegno luci: Marco Fumarola

voce registrata: Claudio Di Loreto

progetto grafico: Lorenzo Impronta

sartoria: Norma Cuccato

grafica fondale: Vincenzo Amato

assistente di scena: Mario Palazzo

ufficio stampa: progetto.biberkoff@gmail.com

produzione amnesiA vivacE

progetto artistico BiberkOFF

distribuzione Consorzio Ubusettete

TEATRO ARVALIA

Via Quirino Majorana 139 - 00146 Roma

Tel. 0655382002 – Cell. 3334366182 –

www.teatroarvalia.it

6 – 7 novembre 2009 ore 21.00

8 novembre 2009 ore 17.00

biglietti: Intero € 12 – Ridotto € 10 + tessera associativa € 2

Consorzio Ubusettete – promozione e distribuzione Serena Vincenzi – 388.8463520 - serena.vincenzi@gmail.com

Note di regia

Un testo su donne e ruolo materno. Un testo dove incombe presente e indecifrabile lo sguardo dei bambini, spettatori nascosti e incompresi. I bambini ci osservano, ci giudicano, ci assecondano fin dove possono e fin quando vogliono, assecondano i nostri sogni, i nostri modelli. Poi agiscono. E quando agiscono si svelano per quello che sono, individui, non bambolotti. Lo sguardo dei bambini non è compreso dai genitori in tutta la sua dirompente conseguenza. Trattati come "carne della propria carne", animate ma docili estensioni del proprio ego, i figli sono spettatori non visti dello spettacolo familiare, e delle finzioni e bugie di cui spesso gli attori-genitori sono portatori. Strano testo questo di Emanuela Cocco, dramma borghese, dai tratti ibseniani, spigoloso, a volte sfuggente, impalpabile, nascosto nella piatta quotidianità di due donne che sono madri ma anche mogli e che a questo servizio reso ad altri (figli e mariti) dedicano la propria vita, sino quasi a svanire nel nulla, il nulla della loro personalità.

Due donne, due mariti, due figli, un’unica finzione. E che finzione: si finge un figlio a propria immagine e somiglianza, un figlio che preservi il proprio mondo, bello, brutto, misero, falso, vivo, quello che sia. Figli immaginati, scolpiti con i propri desideri, figli mostri creati dal delirio d’onnipotenza dei genitori. Parliamo di persone note, persone che non sentono il dovere delle chiarezza, verso gli altri, verso se stesse. Parliamo di persone che un giorno, un giorno qualunque, non diverso dagli altri, capiranno che quel dolce nanetto di carne paffuta li ha spiati per anni, ha compreso le loro bugie ed ora, forse, le rifiuterà disgustato, oppure le farà sue, mostrando impietoso ai genitori la bruttezza della loro creazione.

Note dell’autrice

Lui sta fermo davanti allo sguardo della donna, è quello che deve fare perché quella donna è sua madre e lui è il suo bambino. Nel giardino le madri sono tutte la stessa donna, guardano i loro bambini, li tengono d’occhio. Caviglie, fronte, ginocchia, capelli, occhi: tutta roba loro. Devono stare attente e preservare ciò che gli appartiene e che le giustifica, il loro gioco segreto, qualcosa che si avvicina al sogno o al perturbante, qualcosa che ha cambiato le loro vite. Lo sguardo della madre è ambiguo e impenetrabile, racchiude un potere immenso e inesorabile che decide per la glorificazione o l’annichilimento. Il bambino dovrebbe guardarsi le spalle, mettersi al riparo. Il suo tentativo di decifrare quello sguardo è destinato allo scacco eppure a quello sguardo non può sottrarsi. Non c’è altro modo, bisogna che guardi anche lui e che decida alla svelta, se vuole rimanere in vita. La presenza minacciosa dell’infanzia è relegata nel fuori campo. Abitatori del terrificante spazio cieco i bambini ci guardano e sono pronti a emettere l’inappellabile giudizio che però non ci è dato di ascoltare.

" Vengono i bimbi, ma nessuna parola,

Troveranno, nessun segno del vero.

Mentiremo. Mentirà il mondo in noi …"

Andrea Zanzotto, IX Ecloghe

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