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Le lucciole, gli spazzini, Costruire la comunità
22.11.2009

Le lucciole, gli spazzini, Costruire la comunità . Costruire la Comunità non compete ad altri se non a noi. Le Lucciole. Dalle mie parti, verso il mare, lungo i bordi di una strada che costeggia un fiume e ch'è ancora chiamata "la bonifica" in ricordo di trascorsi impegnativi lavori pubblici, a qualsiasi ora del giorno e della notte si passi, si vedono decine di "Lucciole". Sono ragazze, per lo più evidentemente provenienti dal continente africano, e qualche donna bianca, più avanti negli anni.

E' una via particolare, lunga e difficile da percorrere senza venirne fuori altamente scossi. Almeno questo è l'effetto che fa al sottoscritto. Perché oggi, con tutte le risorse, non solo economiche ma pure intellettuali, di cui noi umani disponiamo, non dovrebbe essere possibile che si perpetui una situazione di disperazione tale per cui sparute giovani debbano abbandonarsi per strada senza nemmeno la speranza di un cambiamento.

Oggi è assolutamente possibile realizzare un mondo in cui coloro i quali, uomini, donne e "speciali", volessero per loro proprio desiderio e volontà esercitare la professione di lucciole dovrebbero poterlo fare liberamente ed in perfetto benessere. Allo stesso tempo, coloro i quali fossero costretti a farlo da una mera quanto pesante necessità di vita dovrebbero invece poter trovare un giusto ed immediato inserimento all'interno della società.

Gli Spazzini

Trovandoci in una qualsiasi città, prima o poi cápita di incontrare coloro i quali sono preposti a tenere pulite le strade. In cinquantasei anni di vita ho avuto occasione e piacere di collezionare esperienze in diversi mestieri. Proprio quelli più umili, forse perché si ha a che fare direttamente con una debole realtà, cruda e nuda, mi hanno donato la maggiore sensibilità verso cose e persone.

E così, quando incontro uno Spazzino, per una forma di partecipazione, cerco sempre il suo sguardo. Nove volte su dieci i suoi occhi sono abbassati: non a guardare la strada che spazza ma solo perché quella persona è sovrastata dalla consapevolezza che la sua vita rimarrà sempre quella, mai potrà cambiare e rinnovarsi.

Nonostante oggi sia fattibile e semplice realizzare un mondo in cui ognuno abbia la possibilità di esperire molte vite e non più essere condannato ad una sola. Nonostante vi siano moltitudini di persone stanche della loro vita, pesante o tediosa, disposte a tutto pur di mutarla, che però non possono cambiare per il carattere statico delle nostre organizzazioni. Mentre nessun lavoro può mai divenire un fardello quando non vi si è condannati a vita.

Costruire la comunità

L'aspetto più tragico dello statalismo, sarebbe a dire dell'assunzione a vita nei ruoli della Funzione Pubblica, non coincide con l'abuso e la corruzione cui un certo numero di statali (per altro costantemente elevato, come da decenni ci riferiscono le cronache) possano dedicarsi. La conseguenza peggiore di una simile chiusa, statica organizzazione centrale è la mancata costruzione di una comunità.

I ruoli del Pubblico Impiego, il più fondamentale tra i Beni Comuni poiché tutti gli altri gestisce, vanno periodicamente restituiti al popolo per creare, affermare e radicare, giorno dopo giorno, ogni giorno di più, quel senso di comunità, di grande famiglia, che soltanto può generare a sua volta i sentimenti della solidarietà, della reciproca fiducia ed impegno.

 

Dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, la nostra società si è sfaldata, rovinata ormai quasi del tutto, perché ha solo in parte realizzato l'ideale repubblicano (e badiamo che "RES PUBLICA" non è altro che un modo più antico per dire "BENE COMUNE") deciso nel noto referendum istituzionale. Per la restante incompiuta parte è rimasta invece amorale ed asociale terra di predazione da parte dei peggiori.

Per queste ragioni dobbiamo far cadere la nera muraglia costituita dai pubblici dipendenti assunti a vita, fedelissimi protettori di politici i quali a loro volta non son altro che scagnozzi degli ultraricchi del mondo. A questo serve costruire Public Work 2.0: a trasformare miliardi di infelici esistenze nella più gran gioia collettiva che mai questo Pianeta abbia avuto modo di vedere realizzata!

 

Così come esiste la perfezione di un'orchidea o di un computer, allo stesso modo esiste la perfezione di una società che abbia deciso vi siano cose più importanti di cui occuparsi che non le solite inconcludenti beghe sociopolitiche odierne. La perfezione è figlia dell'onestà. Ed ogni vero Progressista, tanto per onestà che per intimo desiderio di vedere la gioia diffondersi nel mondo, è tenuto a dichiararsi favorevole ad un:

 

PUBBLICO IMPIEGO A ROTAZIONE COMPRENDENTE ATTIVITÀ ECONOMICHE

PER UNA METÀ DELL'INTERO.

In questa sintesi è contenuto il segreto di una società perfetta, in grado di favorire lo sviluppo delle capacità di ognuno e ad ognuno garantire un lavoro minimo a sua volta assistito da un reddito da cittadinanza. Senza dimenticare che, per il profondo sentimento di unione che si stabilirebbe tra i suoi membri, una tale società non avrebbe alcun problema o timore a competere con successo con ogni altra.

Guardiamoci dunque attorno. Ed ovunque, all'interno del Movimento Progressista, vedessimo statali che ancora non si dichiarano favorevoli alla democratica periodica restituzione al popolo dei propri ruoli, invitiamoli a farlo immantinente. Perché non è solo una gran gioia a tardare per colpa loro ma anche la serenità di tutte quelle persone che un impietoso destino ha ingiustamente imprigionato in ruoli senza futuro.

 

Possiamo spendere il nostro tempo a dare la colpa del male del mondo a ricchi e potenti. Ma davvero ci guadagnamo qualcosa? Oppure possiamo puntare dritto lo sguardo su noi stessi, sul vasto Arcipelago Progressista. Ed allora sì, purificandolo infine dalle nefaste influenze di statali che a parole dicono una cosa ma nei fatti ne radicano tutt'altra, avremo imboccato la via che conduce subito, in un WARP! a quel Nuovo Mondo che ormai quasi disperiamo raggiungere.

Costruire la Comunità non compete ad altri se non a noi.

 

Danilo D'Antonio

Laboratorio (artigiano di idee) Eudemonia

Monti della Laga - Appennino Centrale

tel. 339 5014947

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