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Insieme per l'Italia che vogliamo
13.09.2003

Insieme per l’Italia che vogliamo

Alla Festa dell’Unità di Milano, venerdì 12 settembre, partito e movimenti parlano di progetto per un’Italia diversa ed alternativa: al tavolo dei relatori esponenti delle associazioni, Riccardo Sarfatti, Libertà e Giustizia, Carlo Smuraglia del Coordinamento dei Movimenti sulla Giustizia di Milano, Simona Salvatori di Communitas 2002 – Cittadini per l’Etica nella Politica, Daria Colombo dei Girotondi, l’ospite d’onore, Sen. Gavino Angius dei Democratici di Sinistra, moderati da Roberto Rampi.

Sarfatti parla di cambiamento delle regole da parte della maggioranza, causa di un pericolo per la democrazia: un parallelismo storico congiunge i primi anni del 900, dove l’innovazione radicale della società ha portato a definire l’avvento di un fascismo populista e demagogico, all’attuale inizio del terzo millennio, dove un nuovo autoritarismo è possibile. Sarfatti considera necessario un dialogo con una parte del centrodestra per contrastare derive iperliberiste pericolose e lancia una freccia a favore del partito unico riformista per un nuovo modo di fare politica.

Più cauto sul partito unico risulta il Prof. Carlo Smuraglia: rischia di essere troppo lontano dai movimenti, un contenitore dove bisogna definire dapprima il contenuto, operazione verticistica e poco sentita nella società. Smuraglia definisce necessaria la presa di coscienza da parte dei partiti dell’esistenza di una società civile viva e fantasiosa, pur mantenendo l’ultima parola decisionale gli organi istituzionali, perché portatori di legalità. Secondo Smuraglia è importante che partiti e movimenti dialoghino e possano collegarsi come è successo per l’approvazione della legge Cirami, dove senatori e manifestanti si sono incontrati e hanno fatto opposizione. L’opposizione deve avere una strategia di coerenza e di serietà, producendo informazione e sensibilizzazione tra i cittadini. Communitas 2002, secondo quanto viene delineato da Simona Salvatori, è nata sul programma ideale di Olivetti, costretto, insieme a Turati, a espatriare in quanto ebreo ed in quanto vigenti le leggi razziali: chi avrebbe pensato oggi di ritornare a dover parlare di un così drammatico episodio. La crisi è grave non solo perché vi sono leggi fatte ad personam, sono modificabili, ma perché vi sono "guasti dell’anima", come definisce Cordero: guasti che consistono nel convivere con alcuni comportamenti di forte pericolo per le istituzioni. La legalità viene vista come ostacolo, non come valore: bisogna partire da un New Deal, ossia da un programma con idealità forti, secondo Salvatori. In economia il disastro è pienamente presente e devastante: non sono le leggi sull’istituzione del caporalato, ossia la legge Biagi (nome strumentalizzato), ma una politica degli investimenti nell’innovazione, nella ricerca, nella formazione, che non sia intesa come addestramento, nella redistribuzione a determinare uno sviluppo sociale ed una funzione collettiva del profitto. Una frase di Brecht termina l’intervento per ricordare che l’importante è l’unità, l’importante è indignarsi contro un governo che comanda e non governa.

Daria Colombo ricorda la storia dei Girotondi, il primo momento in cui si sono presentati come nuova forma, fraterna e simboleggiante un abbraccio difensivo degli edifici istituzionali, di fare politica: una politica che non è più solo definita dai partiti, ma anche dai nuovi soggetti di contestazione sociale e civile. Ed è ai diritti inalienabili di cittadinanza, vilipesi e attaccati dalla destra, i parametri a cui Daria Colombo si riferisce: la difesa del diritto all’istruzione, all’assistenza sanitaria, alla previdenza sociale, al lavoro.

Il Senatore Gavino Angius prende la parola considerando grave lo scontro istituzionale in quanto esiste una maggioranza che scardina la storia comune, i valori comuni: la forza della memoria ha spinto l’opposizione a dichiarare Mussolini un assassino e non un "tour operator". Ma, secondo Angius, queste dichiarazioni fanno intravedere la volontà di Berlusconi di distogliere l’attenzione comune dai problemi veri del Paese: l’economia dissestata, la produttività interna in recessione, la povertà aumentata. Su questi temi, invita il Senatore, si deve fare battaglia: ma– considera -l’opposizione ha fatto molto, magari potendo fare di più, ma ha fatto. Le battaglie sono state vinte nel Paese, anche se in Parlamento i numeri hanno permesso di legiferare atti vergognosi: il consenso è aumentato per il centrosinistra. La maggioranza, confessa Angius, ha invitato esponenti dell’opposizione a confrontarsi sulle riforme definite dai "4 di Lorenzago": "Il confronto che faremo – considera – sarà fatto nelle sedi democratiche istituzionali. Oggi parlare di dialogo con una maggioranza che usa le commissioni per delegittimare l’opposizione – chiosa – non è accettabile". Sulla proposta di Prodi, ossia una lista unica dell’Ulivo per le europee, Angius delinea con entusiasmo la necessità di unità: "Uniti si vince – commenta – Se mi dicono di firmare un documento sottoscritto da tutti i partiti del centrosinistra – aggiunge – io pongo la mia firma senza neanche leggerlo, in quanto sono le firme che definiscono il valore della proposta. Se il partito dei Riformisti alle Europee del 2004 – conclude – acquisirà il 35 % dei consensi che faccia farà Berlusconi?".

Alessandro Rizzo Milano

nella foto Gavino Angius

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