8.01.2010
Scontri a Rosarno. Siamo un paese pieno di struzzi. Che vergogna !di Gian Carlo Storti Si tratta di un conflitto sociale annunciato. Non facciamoci risucchiare dalle logiche leghiste che vede nel diverso il nemico.
Quello che sta avvenendo a Rosarno è , purtroppo, lo specchio di un paese pieno di struzzi. Sono mesi , forse anni, che i servizi televisivi mettono a nudo la situazione di Rosario. In questo comune, commissariato per infiltrazioni mafiosa, da anni vivono circa 1000 o forse 2000 stranieri neri , la maggior parte clandestini , che lavorano in quelle terre per raccogliere i prodotti agricoli. Questi immigrati sono di fatto di proprietà del “caporalato” che li utilizza e gli sfrutta come meglio crede in quei territori a poche decine di euro al giorno in nero. Sicuramente in quelle zone, come denunciavano , i servizi televisivi, questa “ gente” viveva e vive in condizioni inumane. Lavorano in nero, sono sottopagati , e vivono in una situazione ambientale e sanitaria che non ha riscontri in altri paesi europei. L’Europa per l’appunto. La rigida Germania insegna. Le aziende che impiegano i lavoratori stranieri sono tenute, con diversi meccanismi, a garantire un ricovero e dei pasti caldi. Sicuramente li pagano molto meno rispetto ai lavoratori tedeschi ma per lo meno garantiscono a questi individui una vita dignitosa. Queste cose sono note. La situazione di Rosario è arciconosciuta . Non è accettabile la dichiarazione di Maroni che da la colpa di questa situazione all’immigrazione clandestina. Sicuramente l’immigrazione clandestina, molta alta in Italia, è il frutto di quella legge chiamata Bossi-Fini che non è stata in grado di programmare i flussi ed ha prodotto disastri. Ma se quei clandestini ci sono e lavorano in quelle terre è anche perché una parte dell’economia li utilizza in nero e sottocosto. Siamo un paese pieno di struzzi. Che vergogna ! Fra le varie dichiarazioni cito e riporto quelle di Monsignor Giancarlo Perego responsabile della Fondazione Migrantes della Cei che evidenzia la necessità di ''dialogo sociale'' che parta dal ''mettere al centro i diritti dei lavoratori''. Cita l'enciclica papale 'Caritas in Veritate', per chiedere, dopo i fatti di Rosarno, piu' rispetto per quanti, anche se immigrati, lavorano nel nostro paese, spesso in condizioni disumane. Pur sottolineando che ''la violenza non può essere accettata, da qualsiasi parte provenga'', mons. Perego, in una dichiarazione rilanciata dall'agenzia Sir, promossa dalla Cei, chiede che le misure di sicurezza siano ''accompagnate con concrete misure di tutela sociale del mondo dei lavoratori migranti, oltre che con una forte campagna di informazione che alimenti il rispetto e il dialogo sociale, come luogo educativo necessario per gestire la mobilità crescente''. ''Si tratta di un conflitto sociale annunciato – ha ribadito mons. Perego - che non vede presente solo lo Stato, ma anche le realtà sindacali a tutelare i diritti dei lavoratori sfruttati, in uno dei crocevia più importanti del Mediterraneo verso l'Italia e l'Europa''.
Una denuncia forte che ci deve far riflettere. E’ necessaria una controffensiva culturale che sia in grado di contrastare il razzismo, e che rimetta al centro l’uomo.
Arrivare agli scontri etnici è una sconfitta pesante. Dobbiamo evitarlo e rialzare la testa non per alzare la voce ma per vincere l’indifferenza e l’agnosticismo che sembra prevalere. Non rassegnamoci quindi e non facciamoci risucchiare dalle logiche leghiste che vede nel diverso il nemico.
Gian Carlo Storti storti@welfareitalia.it
8 gennaio 2010
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