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Come riformare le Partite Iva e il lavoro professionale
29.01.2010

APPELLO AL GOVERNO E AI GRUPPI PARLAMENTARI
Come riformare le Partite Iva e il lavoro professionale
Premessa:
Negli ultimi anni in quasi tutti i paesi dell’Unione Europea è aumentato considerevolmente il
numero dei lavoratori autonomi e dei professionisti e, all’interno di questo ambito, sono cresciute a
dismisura le prestazioni d’opera individuali con fenomeni preoccupanti di abuso.
Le partite Iva in Italia, secondo il Censis, sfiorano i 6 milioni di unità mentre i professionisti, che
per oltre il 60% lavorano come dipendenti, sono suddivisi tra il 2.006.015 iscritti agli ordini e gli
oltre 3 milioni che esercitano attività professionali non regolamentate. Sono giovani avvocati o
praticanti, giovani architetti, informatici, consulenti, pubblicitari, ricercatori, designer,
amministratori di condominio, ma anche consulenti aziendali, formatori, traduttori, guide turistiche,
grafici, interpreti, bibliotecari, enologi, agenti e rappresentanti, tributaristi, archeologi, redattori
editoriali, restauratori, fumettisti...
La crescita delle partite Iva individuali, che in Italia assume dimensioni più rilevanti degli altri paesi
europei, risponde a diverse logiche: all’avvento della società della conoscenza, a nuove richieste del
mercato, all’evoluzione tecnologica, alle esigenze di specializzazione, alle dimensioni ridotte delle
nostre imprese che richiedono all’esterno competenze tecniche e professionali.
Fattori che determinano sia condizioni imposte per lavorare, sia opzioni individuali come forma di
auto impiego in assenza di altre possibilità, sia scelte professionali ponderate e conseguenti al
percorso formativo ma esercitate in condizioni difficili sia dal punto di vista delle regole di mercato,
sia per i redditi bassi, sia per l’assenza di tutele sociali.
Nel contempo, soprattutto nell’ambito della Gestione Separata, si è sviluppata una crescita di queste
forme di lavoro sempre più dovuta anche alla scelta delle imprese di sostituire così il lavoro
dipendente, sfruttando i costi più bassi, la mancanza di tutele e l’assenza di vincoli che le normative
vigenti rendono possibile.
La crisi e la mancata riforma degli ammortizzatori sociali evidenzia l’inadeguatezza delle tutele del
lavoro intellettuale moderno che, paradossalmente, convive con le forme arcaiche con le quali si è
disciplinato il mondo delle professionisti fino ad ora. Tutto ciò mette in luce la necessità sia di
nuove norme legislative sia di dare regolazione contrattuale a tutte le figure di ogni settore.
Bisogna cogliere l’occasione per affrontare in modo organico sia le necessità di ammodernamento
del sistema, sia le necessità di tutela dei professionisti dipendenti e non. Ecco alcune proposte:
1) Ammodernamento dell’impianto delle professioni, introducendo un sistema duale
ordini/associazioni che riporti gli ordini all’azione di controllo e tutela dei cittadini e lasciando alle
associazioni di settore il compito della rappresentanza misurata con criteri che ne garantiscano
l’effettiva rilevanza prevedendo un sistema di certificazione pubblica delle competenze per le
professioni in campo sanitario e ad alto interesse pubblico come nel settore dei Beni Culturali.
Una riforma, inoltre, che dia riconoscimento professionale e adeguate misure di concorrenza e di
garanzia verso i cittadini sul piano della qualità delle competenze possedute e agite dai singoli
professionisti.
Vanno adottate forme trasparenti di inserimento dei giovani nel mondo professionistico a partire
dall’abilitazione conseguita durante il percorso di studi, ma anche regolamentando contrattualmente
il rapporto di praticantato e tirocinio.
2) ) Qualsiasi processo di riforma deve porsi un duplice obbiettivo. Evitare che si acuisca l'uso
improprio dell'autonomia, sostitutivo di lavoro dipendente, superando l'attuale dumping attraverso
la parificazione dei costi, a partire dall’aggancio ai compensi minimi dei CCNL di riferimento per i
lavoratori dipendenti con analoga professionalità, come già previsto dall’art. 1, comma 772, della
legge n. 296/2006 (legge finanziaria 2007).
Nel contempo occorre considerare il fenomeno del lavoro autonomo, vero nelle modalità
professionali ma, con tratti più o meno vistosi di “debolezza contrattuale” e con esigenze di tutela
specifica. In Italia, così come già fatto nel resto d’Europa, non è più rimandabile l’approvazione di
nuove regole, sull’esempio dello statuto del lavoro autonomo della Spagna, riconoscendo al lavoro
autonomo e professionale, che abbia il 70% del suo fatturato con un unico committente o che abbia
caratteristiche rientranti tra i contribuenti minimi (non avere mezzi organizzati, non avere
dipendenti o collaboratori, ecc.), adeguati diritti di sicurezza sociale in relazione a malattia,
infortunio, gravidanza, disoccupazione. Sono eventi che colpiscono le persone e devono essere
fronteggiati socialmente a prescindere dal carattere autonomo o subordinato del rapporto di lavoro.
3) Sul fisco non è sufficiente quanto oggi previsto dalla legge per i contribuenti minimi n. 244/07,
art. 1, commi da 96 a 117. Pertanto, individuata la platea di lavoro professionale ed intellettuale da
tutelare che sia priva di caratteristiche d’impresa, va esclusa dal pagamento dell’IRAP come già
indicato dalla UE e dalla Corte di Cassazione Italiana.
4) Sull’esempio già sperimentato in numerosi Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, si valuti la
possibilità di prevedere con la contrattazione collettiva nazionale, anche attraverso una legislazione
di sostegno, la discussione di temi come l’adeguamento contrattuale rispetto al lavoro professionale
subordinato sia sul versante retributivo che di quello dei riconoscimenti professionali e della
formazione e che, fermo restando la lotta ad un utilizzo delle forme di lavoro professionale non
genuine anche con percorsi utili a definire eventuali modalità di transito fra autonomia e
dipendenza, per chi adotta modalità di vero lavoro autonomo indichino:
- obbligo e contenuti del contratto scritto per tutti;
- compensi specifici adeguati alle singole professioni il cui costo complessivo non sia inferiore a
quello dei lavoratori dipendenti di pari professionalità;
- la definizione di tempi certi di pagamento e di penali in caso di abuso;
- specifiche modalità di gestione del lavoro e di utilizzo dei tempi e degli strumenti aziendali;
- formazione continua e certificazione delle competenze acquisite sul lavoro;
- riconoscimenti professionali legati al raggiungimento di precisi obbiettivi.
5) L’assenza di redditi equi su questa fascia di lavoratori, assieme all’assenza di politiche di
sostegno, non consente prospettive previdenziali dignitose scaricando sui singoli il peso dei costi
previdenziali e la debolezza o l’assenza delle protezioni sociali. In questo ambito occorrerà anche
aprire una seria riflessione sulla riforma delle casse previdenziali dei professionisti e, in generale,
sulla riforma della previdenza del lavoro autonomo e professionale per non lasciare i giovani con un
futuro previdenziale non dignitoso. Inoltre non è più rinviabile una rivisitazione dei coefficienti
previdenziali, così come indicato nel protocollo sul welfare del 2007, e una completa totalizzazione
dei contributi versati nelle diverse gestioni anche eliminando il requisito minimo dei tre anni di
contribuzione.
In ragione della crisi economica e di tutti gli aspetti di criticità presenti nel sistema professionale
pensiamo si possano prendere in considerazione, per le fasce più deboli iscritte alla gestione
separata INPS, una dilazione dei pagamenti dei contributi dovuti confermando, tuttavia, l’accredito
del montante contributivo dovuto tempo per tempo. Inoltre riteniamo che prima di considerare altri
aumenti dei contributi previdenziali nella gestione separata INPS, ulteriori a quelli definiti dal
protocollo del 2007, vadano affrontati i problemi di riforma generale delle professioni e gli aspetti
di debolezza e asimmetria fra le varie casse previdenziali.
Al fine di impedire l’improprio travaso dalle collaborazioni alle partite iva e, nel contempo, di
alleggerire un costo che grava per l’intero sui lavoratori con P. Iva iscritti alla gestione separata,
proponiamo per gli stessi l’obbligatorietà della rivalsa previdenziale e l’innalzamento graduale della
stessa ad un livello di contribuzione in linea con la ripartizione del costo contributivo che grava sui
lavoratori parasubordinati, anch’essi iscritti alla gestione separata Inps, privi di altra copertura
previdenziale e non pensionati.
6) L’emergenza dell’attuale crisi economica impone una riflessione su forme straordinarie di
sostegno al reddito anche per i circa 300 mila professionisti e gli oltre 400 mila parasubordinati che
stanno perdendo anche parzialmente il lavoro. E’ però indispensabile cogliere l’occasione per
progettare un sistema universale e moderno di protezione sociale e di valorizzazione di tutto il
lavoro pensando a strumenti di tutela, a cui contribuiscano anche i professionisti, finalizzati al
perseguimento di politiche attive per il lavoro, il sostegno al reddito e all’occupazione, la
formazione continua. E’ possibile uno sforzo comune di imprese, sistema delle professioni,
sindacato e governo per fronteggiare gli effetti della crisi anche per questi lavoratori e progettare un
nuovo sistema di regole nel lavoro e di protezione sociale più inclusivo e più moderno.
Dip. Politiche Economiche CGIL; COLAP (Coordinamento Libere Associazioni Professionali - 214
associazioni aderenti); Associazione Nazionale Giovani Architetti; Associazione 6°Piano (Avvocati Praticanti),
ANA (Associazione Nazionale Archeologi); Agenquadri; Federconsumatori; IACS (Italian Association of
Conservation Scientists); CIA (Confederazione Italiana Archeologi); Re.re.pre (Rete Redattori Precari); Gruppo
Best Before; Ass. Koinè (Laureati e laureandi Un. Sapienza); H2, soluzioni per il mondo che verrà(Associazione
Giovani Professionisti); GD Federazione di Roma; SILF (Sindacato Italiano Lavoratori del Fumetto); SAI
(Sindacato Attori Italiano); SIAM (Sindacato Italiano Artisti della Musica); SNS (Sindacato Nazionale Scrittori);
Federazione Nazionale Giovani Democratici; ANGPI (Associazione Nazionale dei Giornalisti Pubblicisti
Italiani); Gruppo Pubblicisti Unitari di Stampa Romana; GUS Nazionale; Anonima Fumetti (associazione di
professionisti del fumetto); Studenti Democratici di Roma (Sapienza, Roma3, Tor Vergata, Luiss); AIB
(Associazione Italiana Biblioteche) ANITI (Associazione Nazionale Italiana Traduttori e Interpreti); AIAS
(Associazione italiana fra gli addetti alla sicurezza); ANIASPER (associazione nazionale fra ingegneri,
archeologi e architetti specialisti per il restauro dei monumenti).

fonte : Cgil Nazionale

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