13.02.2010
VERSO SUDAFRICA 2010: "MANDELA E' LIBERO! DIAMO UN CALCIO AL RAZZISMO". UISP E CENTRO BENNY NATO PER I VENTI ANNI DALLA LIBERAZIONE DEL LEADER ANTI-APARTHEID Tante persone hanno fatto molto per il mondo, ma c'è stato e c'è un solo Nelson Mandela". Con queste parole si è concluso l'intervento di una visibilmente commossa Tenjiwe Mtinso, ambasciatrice in Italia per il Sudafrica, che ha partecipato all'incontro "Mandela è libero! Diamo un calcio al razzismo", promosso da Centro Benny Nato e Uisp in occasione dei venti anni dalla liberazione di leader del movimento anti apartheid. L'evento, patrocinato dal presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti, si è svolto mercoledì 10 febbraio presso la sala Pace della provincia di Roma. Durante la prima parte si è assistito alle testimonianze sulla liberazione di Mandela, e su come sono stati vissuti i giorni immediatamente seguenti, sia in Sudafrica che in Italia. Successivamente gli interventi di Raffaella Chiodo, che moderava l'incontro, e di Chiara Stinghi, responsabile Integrazione e multiculturalità Uisp, hanno spiegato quali sono le azioni che l'Uisp sta portando avanti in vista dei prossimi mondiali di calcio in Sudafrica, con la campagna "Verso Sudafrica 2010", che si pone come obiettivo quello di utilizzare il grande appuntamento calcistico per sensibilizzare la cittadinanza sulla storia dell'apartheid, sullo sfruttamento delle donne al latere dei grandi eventi sportivi e per usare il calcio come strumento di sviluppo psico-fisico nelle aree più disagiate del Sudafrica, insieme a Peace Games, l'ong dell'Uisp, e alle organizzazioni WLSA Mozambico e Dreamsfield Project. Ma il razzismo - nello sport e fuori - va combattuto tutti i giorni, nel quotidiano, ed è così che si arriva a parlare della rete FARE (Football Against Racism in Europe) ed dei Mondiali Antirazzisti, come buone pratiche in cui lo sport è usato per combattere ogni tipo di discriminazione. La testimonianza di Gianluca Di Girolami, dei Liberi Nantes, squadra composta interamente da rifugiati politici, ha dimostrato quanto sia difficile per un immigrato, o per un figlio di immigrati, praticare lo sport in Italia: per partecipare ai campionati regolari infatti è necessario presentare il permesso di soggiorno, poco importa se si è considerati rifugiati o se si è nati in Italia. (L.M.) Fonte: Uisp Cremona
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