Al convegno di tre giorni del gruppo del partito socialista europeo, in corso a Bologna, è stata la giornata di Romano Prodi.
Nel pomeriggio infatti si è tenuto un dibattito su "Il modello sociale europeo", cui hanno partecipato, oltre al Presidente della Commissione di Bruxelles, il capogruppo socialista Enrique Baron Crespo, il segretario dei seindacati europei Monks, i commissari europei Busquin e Diamantopoulou, Sergio Cofferati e altri relatori di diversi paesi.
Il discorso di Romano Prodi, sui temi dello sviluppo economico e della missione internazionale dell’Unione europea è stato ascoltato con grande attenzione dalla platea che affollava la sala di Palazzo Re Enzo.
E’ tempo di rimettere lo sviluppo al centro dell’agenda europea, visto che da ormai tre decenni il tasso di crescita dei nostri paesi è inferiore a quello degli Stati Uniti. Questa la constatazione da cui origina il discorso di Prodi, la presa d’atto di un declino lungo della competitività europea che ci ha riportato a una distribuzione del reddito analoga a quella di trenta anni fa.
Non si tratta di erigere muraglie protettive verso la Cina che cresce e si espande da un decennio a ritmi sostenutissimi, ma, dice Prodi con una battuta, di ritrovare la Cina che è in noi.
Per la crescita europea serve un programma di grande respiro, come quello che sta approntando la Commissione e il comitato presieduto dall’olandese Kok, che si pone l’obiettivo di rilanciare il mercato del lavoro in una Unione sempre più senza frontiere.
Ma oggi, vista la durezza della congiuntura, si tratta anche di agire subito con misure concrete per aumentare gli investimenti in ricerca, favorire le imprese, sviluppare un sistema educativo che ci renda attrattivi verso i migliori cervelli. Bisogna con urgenza completare il mercato unico e promuovere la libera concorrenza all’interno dell’Unione.
A tutto questo però si aggiungono altre considerazioni, figlie probabilmente di preoccupazioni, legate all’attuale stagnazione, che hanno attenuato l’ottimismo del decennio trascorso.
Occorre riflettere bene prima di compiere una scelta generalizzata di riduzione delle imposte. E’ chiaro che muoversi in questa direzione può favorire la crescita, ma –dice Prodi- occorre valutare bene le conseguenze di una riduzione indiscriminata delle imposte sull’occupazione, sulla dimensione dei bilanci pubblici, considerare i differenti impatti da paese a paese.
E’arrivato il momento infatti, secondo Prodi, di riconsiderare i confini tra stato e mercato, perché non si può pensare che il mercato risolva meglio, e soddisfacendo interessi generali, tutti i problemi di una società matura, dai trasporti, alla salute, all’istruzione, alla sicurezza, i settori su cui si fonda la giustizia sociale.
Per guidare la ripresa europea occorre anche che si definisca una forma di governo politico dell’economia continentale, perché se l’ansia di rilanciare la crescita portasse solo a scardinare i fondamentali della stabilità economica, prezzi, conti pubblici e conti con l’estero, le prospettive di uno sviluppo duraturo non potrebbero che allontanarsi.
L’altro pilastro del discorso di Prodi ha preso avvio dalle sue riflessioni su un’ "Europa per la pace".
Il pacifismo "non imbelle" dell’Europa è la posizione condivisa da una autentica "opinione pubblica europea", come si è visto nei mesi scorsi e non è in contraddizione con l’impegno, profuso per lunghi anni, di far pesare di più l’Europa nelle decisioni mondiali. La linea dell’Europa è quella di dare un assetto di governo alle relazioni internazionali capace di risolvere in modo efficace e legittimo i conflitti. Quindi potenziare l’Onu e tutte le sedi multilaterali.
Fra esse la Nato, garanzia di pace per un cinquantennio, che sempre più deve essere fondata su due pilastri egualmente solidi, quello americano e quello europeo. E’ questo il senso di far progredire una politica di sicurezza e difesa comune europea.
In coerenza con questa visione Prodi ha quindi indicato quali linee debba percorrere l’Europa per far fronte alle attuali crisi in Iraq e in Medio Oriente.
In Iraq: perseguire la rapida affermazione di un governo iracheno, favorire uno sforzo economico condiviso della comunità internazionale per la ricostruzione, da affiancare ad una corresponsabilizzazione che assicuri stabilità e sicurezza al paese, con il coinvolgimento anche di paesi islamici e un chiaro mandato delle Nazioni Unite.
Per il conflitto mediorientale, che si può risolvere solo arrivando ad avere due stati, israeliano e palestinese, che vivano in pace e sicurezza, con pari dignità , uno a fianco dell’altro, la via maestra resta la road map, alla cui concezione l’Europa ha dato un grande contributo, che va applicata da subito, certo grazie alla pressione internazionale, ma soprattutto in virtù di una convinzione per la pace che deve maturare tra le parti del conflitto.
Piero Fassino, che in mattinata, insieme ad Enrico Boselli aveva incontrato il bureau del gruppo parlamentare PSE per illustrare la proposta di una lista comune dei riformisti italiani alle elezioni europee, ha espresso un giudizio positivo sul discorso di Prodi.
"E’ un ottimo discorso –ha detto Fassino- una forte piattaforma per il rilancio del ruolo internazionale dell'Europa e per consentire all’Unione nuove occasioni di innovazione, crescita, lavoro e prosperità ". "una piattaforma –ha aggiunto il segretario dei DS- in cui il centro-sinistra italiano si riconosce pienamente".
Al termine della giornata, Fassino, Prodi, Cofferati e tutti i deputati europei del PSE hanno cenato insieme alle Festa nazionale dell’Unità , dove la loro presenza ha presto suscitato la curiosità e l’entusiasmo di centinaia di visitatori che hanno voluto salutare e incoraggiare i commensali.