19.09.2003
Birmania: Quindici anni fa il colpo di stato La CGIL sostiene la mobilitazione contro la dittatura militare in Birmania. Il 18 settembre, si è celebrato il quindicesimo anniversario del colpo di stato con cui l'esercito ha preso il potere in Myanmar (Birmania).
Le promesse di democratizzazione si sono rapidamente infrante con l'invalidazione delle elezioni per l'Assemblea Costituente del 1990 e la brutale repressione nei confronti di tutti i partiti e i movimenti, a partire dalla Lega nazionale per la Democrazia, della Signora Aung San Suu Kyi, che aveva ottenuto, con il libero voto popolare, 392 dei 485 seggi dell'Assemblea".
Lo dichiara la segretaria confederale della Cgil Titti Di Salvo condannando la dittatura militare "che ha portato il paese in uno stato di miseria e di disgregazione sociale senza precedenti, utilizzando tutte le peggiori pratiche di repressione politica e sociale e di sfruttamento di centinaia di migliaia di uomini, donne, bambini, costretti al lavoro forzato e alla vita militare". "La illegale detenzione della Signora Aung San Suu Kyi -prosegue Di Salvo- Premio Nobel per la Pace nel 1991, è la drammatica esemplificazione della carcerazione e repressione di un popolo intero, della fuga e migrazione forzata di milioni di persone, della "negazione del futuro" per intere generazioni di bambini e ragazzi - come non smettono di denunciare la CISL internazionale e l'Organizzazione Internazionale del Lavoro".
Per la segretaria Cgil "i timidi segnali di apertura promessi dal nuovo capo dell'esercito e del Consiglio di Stato per la Pace e lo Sviluppo (in realtà , appunto, la giunta militare), Knin Nyunt, hanno un solo chiaro terreno di verifica: la immediata scarcerazione di Aung San Suu Kyi e degli altri prigionieri politici e il riconoscimento dell'esito del voto del 1990. Un vero processo di democratizzazione, del quale, purtroppo, non si intravvedono ancora intenzioni reali, dipende dall'ulteriore rafforzamento della pressione internazionale sulla giunta militare al potere.
In questo senso, la CGIL conferma il suo sostegno alle campagne di sensibilizzazione e mobilitazione del movimento sindacale internazionale, soprattutto nei confronti di quelle aziende multinazionali - denunciate in un dossier delle Global Unions - che non cessano di speculare sul lavoro forzato garantito dalla dittatura." "Nell'esprimere la sua più ampia solidarietà al popolo birmano -conclude Di Salvo- , alla FTUB (Federazione Sindacale Birmana), alla Signora Aung San Suu Kyi, la CGIL chiede che il Governo italiano, anche nella sua funzione di Presidente di turno dell'Unione Europea si adoperi in ogni contesto internazionale per l'intensificazione delle sanzioni nei confronti della giunta militare del Myanmar".
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