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PD:10 proposte per uscire dalla crisi di E Letta
21.04.2010

10 proposte per uscire dalla crisi
Il PD incontra le parti sociali per far fronte alla crisi economica. Letta: "Ricerca e innovazione, riforma degli ammortizzatori sociali, riforma del fisco: si riparte da qui". Damiano: "Alla Camera c'è una proposta PD per tassare del 2%, nel 2010 e 2011, i redditi sopra i 200mila euro e destinare gli incassi alla Cig".

“Non si va oltre la crisi per decisioni unilaterali, si decide con chi ci sta dentro, con i rappresentati di lavoratori e imprese”. Con queste parole Enrico Letta spiega la scelta del Partito Democratico di riunire le parti sociali (Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Lega Coop, Confartiguanato, Confartigiani, Confapi, Confagricoltura, Cia, Cna, Coldiretti) nell’incontro “Per andare oltre la crisi: analisi e proposte”. Il vicesegretario PD lo rivendica come un “metodo di lavoro che è anche un messaggio forte e chiaro”.

“La caduta si è arrestata, ma se non viene seguita dal rimbalzo avremo davanti anni in cui il recupero sarà lungo e la capacità di contenere il danno, messa in campo finora da lavoratori e imprese, non sarà più sufficiente”. Per questa ragione, il PD propone una strategia di lungo periodo, avversa a quel “fallimento della politica degli spot e dei click day”, e articolata in 10 punti “per incalzare il governo e fa ripartire la crescita Noi su seria politica di tagli alla spesa pubbblica siamo disposti a sederci a un tavolo".

Ecooli:
1.Sostegno a ricerca e innovazione. Proponiamo meccanismi per rendere automatici i crediti di imposta per le imprese che investono in innovazione e ricerca. Sul versante pubblico, a dispetto dei tagli operati dal governo alla ricerca, chiediamo di destinare una parte dei finanziamenti ordinari all’università per un piano straordinario per i ricercatori degli atenei italiani.

2.Riforma del fisco. Una riforma che si basa su un unico
obiettivo: la riduzione del peso fiscale su chi lavora e su produce. Chi “crea” sviluppo va premiato. Il tutto in considerazione dei due record negativi che l’Italia detiene tra i Paesi industrializzati: quello della più alta tassazione su chi lavora e produce e quello del più elevato livello di evasione ed elusione fiscale.

3.Riforma universale degli ammortizzatori sociali. Le nostre proposte mirano a estendere anche ai liberi professionisti, ai lavoratori delle piccole imprese e a quelli flessibili, con contratti a progetto o a tempo determinato, le tutele oggi appannaggio esclusivo dei dipendenti a tempo indeterminato delle grandi imprese.

4.Tempi certi per i pagamenti della PA. A fronte del fallimento del Piano del governo dell’autunno scorso, proponiamo misure immediate per accelerare i pagamenti alle imprese da parte della Pubblica Amministrazione coinvolgendo la Cassa Depositi e Prestiti.

5.Più libertà di scelta. Contro ogni logica corporativa o di conservazione dei privilegi esistenti, diciamo no a marce indietro nel processo di liberalizzazione delle attività economiche.

6.Giovani e lavoro. Per superare la precarietà cui sono esposti soprattutto i giovani e le donne con contratti flessibili proponiamo misure volte arginare l’attuale dualismo del mercato del lavoro tra “ipergarantiti” e “vulnerabili”. L’idea è quella di nuove tipologie di contratti di avvio al lavoro che consentano di uscire dalla scelta secca tra precariato e contratti a tempo indeterminato, in genere troppo onerosi per il datore di lavoro.

7.Semplificazione burocratica. Per agevolare il lavoro delle imprese e la vita dei cittadini, proponiamo un Piano di sburocratizzazione delle attività economiche e produttive attraverso estensione e il rafforzamento dello strumento del “forfettone”, la previsione di un’aliquota unica del mercato immobiliare e la generalizzazione degli automatismi.

8.Enti locali. Per superare le difficoltà di bilancio che molti enti locali devono fronteggiare, proponiamo una revisione dei vincoli del Patto di Stabilità interno che consenta di premiare le amministrazioni più virtuose e sanzionare solo quelle “spendaccione”. Chiediamo di conseguenza un Piano straordinario di finanziamento per le piccole opere pubbliche, da programmare e attuare con i territori.

9.Mezzogiorno e rinnovabili. Il Sud ha bisogno di un grande progetto che gli consenta di tornare a “respirare” e a essere competitivo, valorizzando il suo enorme patrimonio naturale e culturale. Per questo proponiamo subito un Piano straordinario per fare del Mezzogiorno la piattaforma logistica europea per le energie rinnovabili.

10.Gas e autonomia energetica. Siamo convinti che, in materia di politica energetica, l’Italia debba oggi mettere a frutto dieci anni di scelte bipartisan sull’approvvigionamento. Continuando a investire sul gas, oltre a essere consumatori possiamo diventare anche rivenditori.

“Tifiamo – conclude Letta - per quegli italiani che si rimboccano le mani per uscire dalla crisi e lo facciamo con azioni concrete, nel rispetto e nella consapevolezza del nostro ruolo di opposizione”.

Nella stessa giornata Cesare Damiano, capogruppo PD in Commissione Lavoro e organizzatore dell'incontro ha presentato alla Camera un ddl sugli ammortizzatori sociali per trovare la copertura e ripristinare l'allungamento di sei mesi della cassa integrazione ordinaria. Ai redditi al di sopra dei 200mila euro è chiesto un "contributo di solidarietà" del 2% per il 2010 e il 2011.

All'incontro con le parti sociali, Damiano ha sottolineato l'importanza di "ragionare insieme sulla situazione attuale" e si detto determinato a "rendere continuativo questo tavolo di concertazioni. Siamo ancora di fonte a spot e a una ripresa a macchia di leopardo. Siamo di fronte a una battuta d’arresto della crisi più che una ripresa. I conti relativi all’occupazione li dobbiamo ancora saldare e il 2010 e il 2011 saranno problematici. Il governo sbaglia: pensano che tutto è risolto perchè hanno distribuito ammortizzatori a spese di regioni e fondo sociale europeo. Hanno dato una dose massiccia di narcotico, aspettano la nottata passi. È un ragionamento perdente. Il sistema non tornerà com’era prima della crisi ed è assurdo tutelare l’occupazione senza un progetto di sviluppo. Perchè non hanno destinato fondi alle imprese invece di abolire l'Ici anche per i redditi più alti?".

Secondo Giampaolo Galli,direttore generale di Confindustria, "se si riduce la spesa diventa credibile una prospettiva di riduzione delle tasse". Inoltre, "per un crescita del 2% nei prossimi anni servono scelte oculate per l'allocazione delle poche risorse". Controllare la spesa corrente primaria, ha spiegato Galli, "e' molto difficile ma c'e' l'esempio della Germania che nel 2003 ando' al 4% del disavanzo" e in pochi anni e' arrivata "a un taglio di 4 punti della spesa e non ha sofferto in termini di crescita" anzi nel 2006-2007 "ha ricominciato a crescere".

Salvatore Barone, funzionario del Dipartimento dei settori produttivi della Cgil, ha avvertito: "Non possiamo affidare alle sole imprese eccellenti il compito di conseguire crescita in medio periodo. Non basterà ad affrontare grandi problemi che abbiamo di fronte. Il fattore tempo e la qualità della politica sono centrali. Il prolungarsi della crisi pone problema all'area di piccola e media dimensione: bisogna mettere in campo una politica di investimenti. Il sistema produttivo va rafforzato con investimenti pubblici soprattutto per aiutare lo slancio di innovazione che alcune imprese stanno facendo".

Andrea Lulli, capogruppo Pd in commissione Attività produttive, nella sua relazione introduttiva, ha sottolineato l'urgenza di una "riforma degli ammortizzatori sociali, che renda universale l'accesso al sostegno al reddito in caso di mancanza temporanea o perdita del lavoro. Ciò mette in luce le scelte inadeguate del Governo che ha ritenuto di non dover intervenire nel sostegno alla domanda interna nel momento in cui ci troviamo in difficoltà sul fronte dell'export così importante per la nostra economia. Certo sappiamo tutti che siamo in una economia aperta e che maggiore consumi interni non significano necessariamente più sostegno alla nostra industria. Ma non mancano certo le possibilità, entro certi limiti, di selezionare l'offerta da sostenere o se vogliamo la domanda da indirizzare, magari incentivando i consumi verdi o quelli legati al campo dell'istruzione. Ma non va dimenticato che la necessità di ridurre le diseguaglianze esistenti e i livelli di povertà (che questa crisi ha messo ancora più in evidenza e che può portare a rotture la coesione sociale nei territori - anche in quelli più ricchi) non è solo una necessità etica ma anche una pre condizione per la ripresa economica".

Stefano Fassina, responsabile Economia della segreteria PD, denuncia: “Il governo non ha affrontato bene questa fase di crisi, ma non perché ha deciso di tenere sotto controllo la finanza pubblica. Noi quella scelta l’abbiamo appoggiata ma hanno scambiato la variabile vincolo con la variabile obiettivo. L’obiettivo non deve essere il controllo della finanza ma la crescita. Hanno fatto 9 mld di dpese investimento in meno. In questa ottica non hanno fatto altro che affidarci alla crescita internazionale. È c ambiato lo scenario, è venuta meno la fonte bdi consumo globale. Non abbiamo ancora trovato un motore alternativo. Dobbiamo fare un’operazione prima di tutto a livello europeo.Ivana Giannone

fonte:http://www.partitodemocratico.it:80/dettaglio/98379/NEWSLETTER/nl200410/10_proposte_per_uscire_dalla_crisi

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