24.04.2010
Incontro su Danilo Dolci Come Coordinatore della "Bottega della Comunicazione e della Didattica" ti invito all'incontro su Danilo Dolci, sociologo triestino che la "Bottega" annovera tra i suoi "ispiratori". Nei primi anni '50, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, Danilo Dolci decise di andare a "spendere" la sua vita tra i "poveri cristi" della Sicilia occidentale, a Partinico, resa famosa in quegli anni dalla forte presenza contemporanea della Miseria e della Mafia, per combatterle entrambe.... Pensando di aver fatto cosa gradita Lanfranco Genito
Giovedi 29 aprile 2010 ore 17.30 - Palazzo Reale di Napoli - Piazza Plebiscito
LA CORDA CIVILE DI DANILO DOLCI Intervengono Luigi Mascilli Migliorini e Guido Sacerdoti saranno presenti Giuseppe Barone, Amico Dolci e Paolo Varvaro verrà proiettato il documentario “Con il cuore fermo, Sicilia” di Gianfranco Mingozzi (voce narrante di Leonardo Sciascia) incontro organizzato dalla Fondazione Premio Napoli La Bottega della Comunicazione e della Didattica annovera tra i suoi "ispiratori" il sociologo triestino che nei primi anni '50, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, decise di andare a "spendere" la sua vita tra i "poveri cristi" della Sicilia occidentale, a Partinico, resa famosa in quegli anni dalla forte presenza contemporanea della Miseria e della Mafia, per combatterle entrambe. -iniziò il suo primo digiuno, sul letto di un bambino morto per la denutrizione e lo interruppe solo quando le autorità si impegnarono pubblicamente ad intervenire con la costruzione di una fogna. -Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. -Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. - nel 1958 con i soldi del Premio Lenin costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione" .Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". -Intensifica poi l'attività di studio e di denuncia del fenomeno mafia e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella. Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarietà , in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. -Quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. -La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. -L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialità . Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre più intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre società connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessità " e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che è in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" -Muore nel dicembre 1997
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