17.05.2010
Sul riesame della direttiva europea sull' orario di lavoro Ad un anno di distanza dal mancato accordo tra Consiglio e Parlamento Europeo per modificare la direttiva sull’orario di lavoro (2003/88/CE) la Commissione Europea ha predisposto una nuova comunicazione, per un riesame della stessa Questa Comunicazione è oggetto di una prima fase di consultazione delle parti sociali, per valutare se sia necessaria una azione in relazione alla direttiva sull’orario, e in tal caso per verificare quale possa essere la portata di tale intervento. Successivamente vi potrà essere una seconda fase di consultazione delle parti sociali a livello della Unione Europea che riguarderà il contenuto di eventuali proposte.
E’ bene ricordare che dopo il fallimento delle procedure di conciliazione tra consiglio e Parlamento Europeo, la CES riconfermò la propria posizione ribadendo che futuri passi per una revisione della direttiva avrebbero dovuto includere la fine delle deroghe individuali e il pieno riconoscimento del tempo a disposizione nel luogo di lavoro come orario di lavoro, così come il riposo compensativo utilizzato immediatamente dopo i periodi di tempo trascorsi in servizio, conformemente alle decisioni della Corte di Giustizia europea. E’ altresì necessario ricordare la grande manifestazione di Strasburgo nel dicembre 2008 e la stessa posizione del Parlamento europeo che respinse il compromesso raggiunto in Consiglio considerandolo un errore politico e giuridico. Ne va sottaciuto l’impegno profuso dalla CGIL negli organismi CES e nei rapporti con gli altri sindacati europei per un rilancio dell’iniziativa sull’orario di lavoro.
In merito alla Comunicazione si rileva che attualmente la Commissione non ha tenuto conto dello stato di attuazione della direttiva e degli effetti diversificati nei vari Stati membri. Sono quindi necessari ulteriori dati da parte della Commissione rispetto alla implementazione attuale della direttiva per poter giudicare appropriatamente la necessità di una revisione.
Si parte da una richiesta di maggiore flessibilità mentre l’obiettivo dovrebbe essere quello di stabilire delle regole di base. Inoltre la Commissione si limita ad una divisione del tempo fra tempo di lavoro e tempo libero, mentre la realtà è spesso più complessa, l’insufficienza dei servizi, l’immigrazione, le separazioni, la precarietà vedono poi tante persone sole, per cui la vecchia divisione di genere del lavoro domestico è saltata. Vi è quindi una premessa nel documento molto decontestualizzata.
Nella parte sulle tendenze si mischia il part-time con le riduzioni per crisi, l’innovazione non viene utilizzata come occasione per ridurre il tempo di lavoro, il principio di competitività viene concepito come mera riduzione dei costi.
La flessibilità è vista solo per la durata, ma non per l’inizio del turno o del lavoro, soprattutto quando si ripropone il concetto di durata media, si ignora la possibilità di avere l’orario normale e quello straordinario, che darebbe la risposta ai picchi o agli eventi non prevedibili. L’opzione di spostare l’attuazione solo sulla “organizzazione del lavoro in funzione della produttività ” senza avere il riferimento di una “durata base” (8 ore giornaliere, 40 settimanali) è inaccettabile.
In relazione al tentativo della Commissione di spostare l’asse del dibattito sull’orario, alle questioni della produttività e competitività , una particolare attenzione deve essere dedicata alla base giuridica della direttiva che deve rimanere sui temi della salute e della sicurezza (art. 153 TFUE), come pure sulle convenzioni ILO, la Carta dei diritti fondamentali (ora vincolante), la Carta Sociale Europea ecc.
E’ poi necessario un quadro regolatorio a livello di U.E. e internazionale, per prevenire, sempre in tema di orario, una competizione negativa tra paesi e aziende fautrice di dumping sociale, e una regolamentazione della flessibilità mediante la contrattazione collettiva.
Infine non sfugge il difficile contesto politico nel quale si svilupperà la battaglia sulla direttiva orario di lavoro.
Sul complesso di questa materia si è svolta nei giorni scorsi, il 27 aprile, una riunione del Gruppo di Lavoro politiche sociali e legislazione della CES per predisporre una posizione che dovrà essere adottata nel prossimo comitato esecutivo dell’1 e 2 giugno prossimi. Sarà nostro compito tenervi informati sull’evolversi dell’intera vicenda.
Susanna Camusso - Nicola Nicolosi Cgil Nazionale
Clicca qui per il testo in discussione: http://www.cgil.it/Intranet/Archivio/Politiche%20Europee/Segretariato%20Europa/COM(2010)_106.pdf
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