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Lista unitaria proposta da Prodi non é \'mission impossible\'
23.09.2003
Non è \"mission impossible\", ma quale sia questo \"progetto riformista\" nessuno lo ha ancora detto Il 2006 comincia adesso. E non riguarda solo i partiti. di IGINIO ARIEMMA

Le incognite sulla lista unica dell\'Ulivo alle elezioni europee sono tali e tante che la prima tentazione è quella di lasciar perdere. Anche il collegamento tra questa proposta e la prospettiva della nuova casa dei riformisti non ha diradato la nebbia. Partito unico o patto federativo?

Prima la lista e poi la federazione o processo parallelo e contestuale? E poi, quale unità e quale gruppo al parlamento europeo? Del resto non si sa neppure se nel giugno del 2004 si voterà con l\'attuale legge elettorale oppure ci saranno modifiche anche sostanziali.

Eppure le ragioni che hanno condotto alla proposta sono così valide che riesce difficile sottrarsi. Nonostante le incognite non si tratta di una missione impossibile. Lascio da parte le ragioni più scontate: il nuovo assetto dell\'Europa, la necessità di ridurre la frammentazione partitica e di rafforzare il bipolarismo, la domanda di unità dell\'elettorato dell\'Ulivo.

A me preme sottolineare una motivazione che va al di là dell\'interesse partitico e di coalizione. Le elezioni europee possono essere decisive nell\'indicare i probabili sviluppi della politica italiana. Così del resto è successo nel 1994 e nel 1999. Con una differenza di fondo: nel 1994 la sinistra e i popolari seppero trarre le conseguenze della sconfitta e diedero vita all\'Ulivo e all\'alleanza di centro sinistra che portò alla vittoria del 1996, nel 1999 invece no e quindi l\'Ulivo perse sia nelle regionali del 2000 sia nelle politiche del 2001.

Non siamo ancora al medio termine della legislatura, anche se manca poco, ma è indubbio che, dopo il voto di maggio e giugno, si è aperta o almeno si può aprire una nuova fase politica. Davanti agli occhi di tutti è la situazione critica della maggioranza del centro destra e la sua incapacità di direzione; così come la caduta di consenso del governo e dello stesso Berlusconi. Il blocco sociale e politico che lo ha sostenuto ha crepe vistose e continue.

Specialmente nel mondo cattolico che ha votato per Berlusconi c\'è un travaglio alla ricerca di una maggiore autonomizzazione all\'interno dello schieramento governativo, che finora si ferma qui, ma che qualcuno pensa possa diventare domani il prodromo di un disegno neocentrista alternativo.

La proposta di Prodi, sia pure ancora allo stadio di intuizione politica, risponde a questa esigenza. Poiché può offrire una prospettiva credibile non soltanto all\'elettorato di centro sinistra, ma anche a settori economici, sociali e culturali ben più vasti. Se viene irrobustita, soprattutto strategicamente, potrebbe addirittura rappresentare la base di un itinerario generazionale che va ben al di là degli anni di una legislatura. Così del resto viene percepita da una parte dei gruppi dirigenti più giovani.

Sicuramente il 2006 dipende da ciò che viene messo in moto adesso, tra i partiti e nella società civile. Il luogo comune, nella sinistra, che per vincere basta sommare i voti dell\'Ulivo con quelli di Bertinotti e di Di Pietro, è erroneo e porta fuori strada. Non va ridimensionato, in alcun modo, l\'apporto di Rifondazione comunista e di Italia dei valori, ma se si esamina attentamente il successo ulivista delle recenti amministrative si vede che un apporto altrettanto determinante è stato fornito da un elettorato molto composito, spesso di orientamento moderato, che vota soltanto per il candidato monocratico , e non per i partiti, perché eletto direttamente, ha più potere sulla maggioranza partitica e quindi è più affidabile e stabile.

L\'iniziativa è buona , ma parecchio dipende dal modo con cui verrà portata avanti, gestita e si svilupperà nelle prossime settimane.

Attualmente, in verità, il dibattito è alquanto confuso. E per certi versi anche un po\' suicida.

Infatti la cosa più importante sembra essere l\'adesione all\'alleanza riformista come prius ideologico, senza alcuna indicazione di contenuti e di idee forza. Quale è il progetto riformista di questa lista nessuno lo ha ancora detto. La lista con chi ci sta e basta, a fortiori restringe l\'area dei consensi, invece di allargarla. Infatti facilita la contrarietà dei partiti, come i verdi, i comunisti italiani, il gruppo di \"socialismo 2000\", che, per motivi anche di autoconservazione, sono pregiudizialmente antagonisti; preclude al rapporto con la società civile e in generale con l\'opinione pubblica; accresce la diffidenza tra le varie componenti che pure interessate al processo temono di essere egemonizzate dal partito più organizzato, cioè i Ds; scoraggia i settori più prudenti e moderati della Margherita e dell\'Udeur.

Anche la reiterata insistenza nel chiedere a Romano Prodi di capeggiare la lista, anche se si sa che non può obiettivamente dare la propria disponibilità fino a quando permane il mandato europeo, è controproducente.

Una correzione, dunque, è obbligata. In parte questa è già stata promossa con la proposta di patto federativo che dovrebbe accompagnare la lista unica. Proposta che consente di avviare un processo graduale sia pure contestuale che rispetta le identità delle diverse componenti. Ma non è sufficiente, se non viene dato alla prospettiva complessiva il necessario respiro strategico - nazionale ed europeo e sulle scelte internazionali - come fondamento sia della sua qualità, della sua serietà e soprattutto della sua dimensione di massa e popolare.

Occorre che il più presto possibile sia presentato il manifesto riformatore per l\'Italia e per l\'Europa. Invece della disponibilità a essere capolista questo è il compito che va chiesto a Prodi. E in tempi brevi, al fine di chiamare al confronto - come chiedono \"I cittadini per l\'Ulivo\" - non soltanto i partiti, ma gli eletti - amministratori locali e parlamentari - le associazioni e i movimenti della società civile, sia nel merito dei punti programmatici sia nella selezione delle candidature, interpellando un ampio arco di personalità - da Padoa Schioppa a Nanni Moretti per fare un esempio - a dare la propria disponibilità.

Ecco quindi il secondo obiettivo: la raccolta di tutte le forze, associazioni, movimenti personalità che hanno voglia di dare una mano per migliorare la proposta, per portarla avanti e farla vincere. Ma non a giochi fatti, ma facendoli partecipare fin dai primi passi.

La nuova casa dei riformisti e la lista europea di cui è la prima tappa devono essere in grado di raccogliere in modo largo sia i consensi moderati che gli umori radicali. Del resto, oggi, anche questi umori sono espressione di un malessere che ha cause diverse: la protesta verso il tentativo delle destre di frantumare i principi costitutivi della repubblica e di procedere ad una rifondazione costituzionale, come base di una leadership plebiscitaria e populista, come è stato giustamente detto; l\'insofferenza verso una condizione economica e sociale sempre più faticosa e contro il declino di status e di ruolo di vasti strati di lavoratori ed anche di ceto medio, tradizionalmente più quieti.

La lista unica, inoltre, deve avere come traguardo, oltre alla semplificazione, quello della ricomposizione e della ristrutturazione positiva dell\'Ulivo, non del suo affossamento; rafforzando l\'unità e la coesione della coalizione.

Per vincere, nel giugno 2004 - e ci sono le condizioni - è necessario che la nuova lista abbia un voto in più del partito di Berlusconi.

Ma parimenti che l\'Ulivo e il centro sinistra si presentino agli elettori con una immagine coordinata, specialmente sul piano delle proposte programmatiche e delle cose da fare, ed anche per questo abbiano complessivamente più voti del centro destra.

di Iginio Ariemma

 

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