L'Europarlamento, per la prima volta nella storia della Ue, ricorre all'articolo 7 del Trattato di Nizza: Italia sotto inchiesta - "A rischio la libertà d'informazione" - La procedura vuole verificare il rispetto dei fondamentali diritti democratici
Al Parlamento europeo é stata convocata lunedì sera a porte chiuse la riunione dei coordinatori della Commissione Libertà pubbliche. Assunta la decisione di dare avvio ad un'inchiesta sui "rischi di gravi violazioni dei diritti fondamentali di libertà , di espressione e di informazione in Italia". E' un atto senza precedenti nella storia comunitaria. E' la prima volta che viene avviata la procedura prevista dall'articolo 7 del Trattato dell'Unione europea firmato a Nizza. La procedura potrebbe portare ad una serie di sanzioni contro l'Italia, nel caso in cui vengano verificate violazioni dei principi democratici fondamentali su cui si basa l'Ue. Le sanzioni potrebbero arrivare fino alla sospensione del diritto di voto del Paese incriminato.
La decisione é clamorosa! Ed ancor più evidente é la gravità della cosa, se si pensa che il governo italiano - messo sotto inchiesta - ricopre in questo semestre la presidenza di turno dell'Unione europea. Non é la prima volta che il Parlamento europeo critica l'Italia per l'abnorme concentrazione dei media nelle mani del capo del governo e per la mancata risoluzione del conflitto di interessi. E' però la prima volta che, dalla condanna politica, si passa ad una indagine formale.
La procedura avviata prende le mosse da una constatazione: che é possibile che l'Itlia stia violando l'articolo 6 del Trattato dell'Unione che dice: "L'Unione è fondata sui principi di libertà , democrazia, rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali e dello stato di diritto che sono comuni agli Stati membri".
Il Parlamento europeo aveva già approvato - il 4 settembre scorso, per la seconda volta - il rapporto annuale sulla situazione dei diritti fondamentali nell'Unione per il 2002 nel quale erano contenute accuse molto gravi al nostro Paese. In particolare si condanna il fatto "che in Italia rimanga una situazione di concentrazione mediatica nelle mani del Presidente del Consiglio senza che venga adottata una normativa sul conflitto di interessi".
L'anno scorso rilievi simili erano stati fatti all'Italia nella relazione sui diritti fondamentali per il 2001. In seguito a queste preoccupanti prese di posizione un gruppo di deputati socialisti, liberali, dell'estrema sinistra e verdi aveva chiesto l'avvio della procedura prevista dall'articolo 7. La richiesta è stata trasmessa alla Commissione Libertà pubbliche i cui coordinatori hanno così scelto approvare e far propria l'iniziativa.
La decisione è stata presa con un solo voto contrario: del rappresentante del Ppe, l'austriaco Pirker. A favore si sono pronunciati l'italiano Di Lello, sinistra unitaria, la socialista Teron, il radicale Turco, la liberale Boogerd e la verde Sorensen.