2.06.2010
A Terra Futura le buone pratiche di sostenibilità attirano quest’anno oltre 92mila visitatori. La mostra-convegno sulle buone pratiche della sostenibilità sociale, economica e ambientale si è conclusa domenica 30 maggio alla Fortezza da Basso a Firenze. Terra Futura vuole far conoscere e promuovere tutte le iniziative che già sperimentano e utilizzano modelli di relazioni e reti sociali, di governo, di consumo, produzione, finanza, commercio sostenibili: pratiche che, se adottate e diffuse, contribuirebbero a garantire la salvaguardia dell'ambiente e del pianeta, e la tutela dei diritti delle persone e dei popoli. Il numero di presenze registrate nei tre giorni dell'evento sottolinea l'elevato interesse del pubblico su queste tematiche: circa 92mila le visite di quest'anno, 600 gli stand, 5mila gli enti, 800 i relatori. Lo stesso evento in effetti è da considerare una ‘buona pratica’ di sostenibilità : Terra Futura ha scelto di essere un evento green seguendo un preciso percorso di sostenibilità che di anno in anno si fa più ampio e ricco di soluzioni ecocompatibili. Lo spazio è stato suddiviso in 13 sezioni espositive (dall' ‘abitare naturale’ alla ‘mobilità sostenibile’, dalle ‘reti del buon governo’ al ‘turismo eco-sostenibile’) dove gli enti, le aziende o le associazioni presentavano le loro proposte e le loro iniziative di sostenibilità : dal consumo critico ai Gas, dai supermercati solidali a tendenze come il cohousing (la scelta di condividere un´abitazione da parte di più famiglie) e il car sharing. Particolarmente interessante la parte della manifestazione legata alla lotta alla mafia e alla cultura della legalità . In questo contesto l'Agenzia per le Onlus ha presentato il rapporto Beni confiscati alle mafie, il potere dei segni che indica 100 buone pratiche di riutilizzo di beni in passato proprietà di famiglie mafiose. Importanti le parole del presidente dell'agenzia, Stefano Zamagni: «Emerge che la mafia oggi è un'organizzazione economica: usa i propri patrimoni per ottenere e riciclare soldi, non avendo accesso al credito. Ed è su questo piano che bisogna combattere. Ma non basta sottrarre i beni: bisogna riconvertirli per far sì che producano reddito per la cittadinanza, che altrimenti finirà con il rimpiangere la mafia. Dimostrare che c'è un'alternativa possibile: questa è una grande vittoria». Sicuramente da ricordare, poi, le tante testimonianze di coraggio di singoli cittadini o di associazioni nella lotta alla mafia. È il caso di Rodolfo Guajana, imprenditore e presidente del Cda di Libero futuro, prima associazione antiracket di Palermo, a cui la mafia ha raso al suolo un'attività durata un secolo. Solo la concessione da parte della Regione Sicilia di una fabbrica fallita di sua proprietà gli ha consentito di ripartire. O, ancora, è il caso della Cascina Caccia, un ex immobile della famiglia malavitosa Belfiore affidata al Gruppo Abele dopo la confisca: da due anni è diventata un luogo capace di ospitare momenti culturali e di fare memoria. Info: www.terrafutura.info
fonte: Arci
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