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Caso Cosentino Le sue dimissioni sono una nostra vittoria
18.07.2010

Caso Cosentino Le sue dimissioni sono una nostra vittoria
Si sarebbe dovuta votare questa settimana la mozione delle opposizioni per le dimissioni del sottosegretario Nicola Cosentino. Ma è bastato che, su una nostra pressante richiesta, la conferenza dei capigruppo inserisse nel calendario la sua votazione (con il parere contrario di Pdl e Lega), perché Cosentino si dimettesse dal governo. La paura della maggioranza di capitolare in aula è stata troppo forte. Per ottenere quella votazione, dopo aver raccolto il consenso dei gruppi di opposizione su un testo comune, il Pd ha anche rinunciato ad altri provvedimenti a sua disposizione da inserire nel calendario. E così dopo i casi Scajola e Brancher, maggioranza e governo hanno subito un altro pesante colpo.
In meno di due mesi, due ministri e un sottosegretario sono stati costretti alle dimissioni perché hanno disonorato le istituzioni repubblicane e violato la nostra Costituzione che non ha dubbi nel dire che ‘i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore (art. 52)’. Le dimissioni di Scajola, Brancher e, in ultimo, di Cosentino sono invece la dimostrazione della disinvoltura con cui certa parte della maggioranza interpreta gli incarichi istituzionali per ottenerne vantaggi privati: dalla famosa casa con vista sul Colosseo, agli sconti giudiziari, ai rapporti con loschi personaggi legati alla criminalità organizzata. Le dimissioni di Cosentino di questa settimana sono anche significative da un punto di vista politico perché dimostrano che l’opposizione parlamentare, quando è unita, fa paura al governo. Specie in un momento come questo in cui il presidente del Consiglio si trova in grande difficoltà e non vuole cristallizzare in Parlamento il numero dei dissidenti interni al Pdl. La nostra battaglia per la legalità e la trasparenza non è finita: insieme alle altre forze di opposizione abbiamo presentato una mozione per chiedere le dimissioni del sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, coinvolto nell’inchiesta sulla cosiddetta P3, l’associazione segreta che voleva influenzare le istituzioni repubblicane per ottenerne vantaggi economici e politici.
fonte: PD Nazionale

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