18.07.2010
LA QUERCIA SEMI-CADUTA di Giovanni Frazzica Non so se si insegna ancora nelle scuole la poesia di Giovanni Pascoli “la quercia caduta”. Forse no, forse si, ma non importa, ne conservo un vago ricordo, quel tanto che basta per ricostruire l’immagine di quell’Italia povera e piena di pudore, di quei timorosi cittadini, dispiaciuti al cospetto del grande albero caduto, impotenti ai fini di una eventuale resurrezione della maestosa pianta che ospitava e proteggeva tanti nidi di uccellini, ma che pensavano bene, quasi vergognandosi, di far legna per alleviare i rigori dell’imminente inverno. Oggi l’Italia, malgrado sia solcata da migliaia di Suv e brulichi di antenne paraboliche, è nuovamente povera. E’ un Paese ormai lontanissimo dalla mitezza del costume pascoliano, sbruffone e arrogante, con nuovi bisogni, dove il povero che recupera dieci euro si fa la ricarica del telefonino e va a mangiare alla Caritas. La quercia politica che regge questo sistema è più inclinata della torre di Pisa e ci sono momenti, come quando esplode il caso Brancher, in cui tutti dicono (o pensano) “stavolta cade”, ma poi non cade, perché l’opposizione non è pronta (si sta preparando per il 2013) e gli ex compagni di cordata, finiani e casiniani, che tramano e fanno ogni giorno audaci esperimenti di ingegneria politica per costruire alleanze e alternative, non sono ancora abbastanza numerosi, consolidati e amalgamati per coprire quell’enorme vuoto che si creerebbe se Berlusconi dovesse lasciare il campo all’improvviso. E allora che succede? L’effetto “Torre di Pisa”. Non dimentichiamo che i fiorentini dicono ‘l’è meglio avere un morto in casa che un pisano dietro l’uscio’. I pisani sono furbissimi, non hanno mai abbattuta la Torre, ne l’hanno raddrizzata, l’hanno fatta diventare un’attrazione e ne hanno ricavato utili a palate. Quindi un Berlusconi cadente può restare a Palazzo Chigi a lungo e può servire a far soldi ai tanti pisani, di nascita o di adozione, che si aggirano nel sistema. E, come svelano le cronache degli ultimi mesi, di gente che ha fatto soldi a palate all’ombra del Cavaliere e alla faccia dei tanti italiani che non arrivano alla quarta settimana ce n’è stata parecchia. La Sicilia presenta una situazione analoga a quella nazionale, qui ad essere inclinata e incrinata è una quercia di dimensioni meno maestose, ma di proporzionata importanza alla realtà regionale, si tratta del Presidente Raffaele Lombardo, che, da quando la Repubblica ha annunciato il suo arresto per mafia in prima pagina, malgrado le successive e abbondanti smentite, ha amplificato la sua precarietà politica ed ha raddoppiato gli appetiti degli sciacalli che gli girano attorno offrendogli di giorno formule innovative per il bene della Sicilia e chiedendogli di notte incarichi, prebende e affari, proprio come i ladri di Pisa di cui sopra. Dal suo osservatorio di Governatore in questi mesi Raffaele Lombardo ha potuto constatare che se tutti quei parlamentari e uomini di governo che dicono di volere il bene dei siciliani fossero sinceri, la Sicilia sarebbe più ricca ed efficiente della Svizzera, ma non è così, evidentemente mentono spudoratamente, aspettano solo che la quercia cada per far legna. Il Pd invece nella Direzione regionale del 5 Luglio gli ha chiesto, per bocca dell’autorevole Capogruppo all’Ars Antonello Cracolici, di superare la fase del galleggiamento, si riferiva alla stasi determinata dal cambio di rotta di Miccichè che ha di fatto paralizzato il quadro del Governo regionale, e di fare una proposta adeguata alla gravità del momento se vuole continuare ad avere il sostegno del Pd in aula. Da siciliano responsabile e preoccupato per le sorti di questa terra, il Presidente Lombardo, in una situazione così grave sul piano nazionale e internazionale, non potrà esimersi dal proporre un vero governo di salute pubblica che passi alla storia per aver tentato di sistemare i problemi dei cittadini e non quelli degli addetti ai lavori, come è avvenuto fino a questo momento. Se farà questo, col dovuto rigore, avrà consensi in aula e fuori dall’aula e, soprattutto, non sarà prigioniero di quelle esose lobby che vorrebbero che vivesse cento giorni da pecora barattando la sua lana con una docile e a volte poco dignitosa sopravvivenza. E, probabilmente, vivrà anche più di cento giorni, ma da leone. Soprattutto se al suo fianco ci sarà quel Cracolici che, con i suoi ruggiti, sembra l'unico capace di dominare il Pd e di sovrastare anche gli altri frequentatori di Sala d'Ercole.
fonte: www.mondonuovonews.com
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