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QUESTO GOVERNO CONTINUA A CACCIARE I GRANDI CERVELLI
9.08.2010

QUESTO GOVERNO CONTINUA A CACCIARE I GRANDI CERVELLI
Il Prof. Macchiarini, un ennesimo cervello che va in Germania perché l’Italia per chi vale non c’è posto
L’università dovrebbe essere libera e aperta a tutti, al figlio di nessuno come a quello del professore e non solo ai figli dei baroni. Paolo Macchiarini si trova a Barcellona ad aspettare il volo per la Germania ad operare un bambino per una grave malformazione. Ma le polemiche sul suo nuovo addio all’Italia lo inseguono anche qui. L’altra settimana, dopo aver effettuato (primo al mondo) un doppio trapianto di trachea con cellule staminali all’ospedale di Careggi di Firenze, Macchiarini ha annunciato che il suo sì all’offerta di una cattedra dell’Università Karolinska Institutet di Stoccolma. Perché là ha trovato aperta quella porta che l’Italia gli ha sempre sbattuto in faccia, anche quando brillante ricercatore laureatosi a Pisa, se ne era dovuto andare prima negli Usa, poi in Inghilterra e infine a Barcellona. Da dove era tornato, dopo 18 anni, solo un paio d’anni fa e solo grazie all’intervento diretto di Enrico Rossi, presidente della Toscana già assessore regionale alla sanità si era personalmente occupato del caso del Prof. Macchiarini.Il Prof. Macchiarini risponde alle domande del giornalista: Professore perché ha deciso di accettare l’offerta dell’università di Stoccolma?
Perché a Firenze non si è concretizzato il progetto che avevamo concordato. Doveva esserci una chiamata per “chiara fama”. È per questo che avevo lasciato tutto per tornare in Italia. Se mi avessero detto che non era così, che c’erano dei concorsi forse non avrei fatto la stessa scelta. Dopo due anni non è successo niente e non posso più perdere tempo e permettermi di ritardare la ricerca e bloccare tutto quello che sto facendo sia a livello assistenziale che clinico.
Come considera la sua vicenda: un caso emblematico ma limite o l’esempio di una situazione costante nell’università italiana? Penso che sia una vicenda che si ripeta. Speriamo che ora con la legge Gelmini che le cose cambino.
Qual è, a suo avviso, il blocco che va spezzato? Serve un cambio generazionale. Non può essere che coloro che sono al potere degli atenei non capiscano quali siano le esigenze dei giovani.Che servirebbe all’Italia? Un garante dell’educazione dei nostri figli. Noi cittadini paghiamo le tasse, dobbiamo pagare le strutture universitarie. I fondi di finanziamento dove cavolo vanno? Possibile che non possa essere utilizzato un sistema di valutazione universale?.Il rettore dell’Università di Firenze, Alberto Tesi, però fa notare come le procedure per una cattedra vadano osservate anche per garantire trasparenza. Che risponde? Sono d’accordo. Dico solo che se due anni e mezzo fa mi avessero detto “guardi lei non può venire se non dopo aver fatto una serie di concorsi etc. etc...” ci avrei potuto pensare. Nonostante che io abbia già l’equipollenza europea, acquisita in tre paesi diversi, per essere ordinario. Teoricamente ho tutti i requisiti. E che mi avrebbero chiamato per “chiara fama” il preside della facoltà di medicina ( Gensini ndr) non l’ha detto solo a me, ma anche in riunioni, presenti pure vari esponenti politici, e pure pubblicamente davanti a decine di giornalisti. Il rettore ha ragione, fa benissimo a dire che servono i concorsi. Se me lo avessero detto allora probabilmente non sarei venuto.
Insomma se l’avesse saputo sarebbe rimasto a Barcellona?Certo che sarei rimasto a Barcellona. I tempi brurocratici dei concorsi sono immani. Per di più i concorsi sono bloccati. Se avessi saputo che la situazione a Firenze era così, che c’erano ricercatori in attesa, mai e poi mai mi sarei permesso di avanzare rispetto a loro. Avrei detto: “prima loro e poi se c’è posto vengo io”. Ma questo non toglie valore al lavoro che abbiamo fatto sotto il profilo assistenziale perché al di là del ruolo accademico per un medico la soddisfazione più grande resta quella di poter salvare la vita delle persone.
L’altra questione sollevata è che all’università italiana mancano i soldi. A Firenze nel 2011 potrebbero mancare ben 50 milioni, un quinto di tutto il suo bilancio. I continui tagli la impoveriscono e, appunto, impediscono anche di fare concorsi. Così il turn-over è di fatto bloccato. Lei che ha conosciuto i sistemi universitari anche di altri paesi che opinione s’è fatto del nostro? Che sono almeno 10 anni più avanti anche rispetto alla stessa riforma approvata dal Senato. C’è massima trasparenza. Ci sono dei garanti indipendenti e autonomi. In Italia è una catastrofe, la meritocrazia, purtroppo, non è ancora italiana. Ci sono sì isole felici ma dovrebbe essere un’isola felice tutta l’Italia. Al nord, al sud, al centro, per i più poveri, per i figli di nessuno e per quelli dei baroni».
Cosa si augura? Che il sistema cambi. A me fa piacere che la riforma sia stata approvata col sostegno non solo della maggioranza. Se poi riusciremo, anche grazie alla mia piccola testimonianza, a scardinare all’interno di un feudo come è quello universitario, le regole sarei l’uomo più felice della terra.
Lei continuerà a operare all’ospedale Careggi di Firenze? Penso di sì, se naturalmente sarà possibile rimanere e convivere con l’università. Perché vorrei poter lavorare tranquillamente senza essere attaccato quotidianemente. Se reggo bene, se no valuterò se andarmene. Anche se andando via finirei per dare ragione a coloro che fanno dell’Italia un paese corrotto.A Firenze, dal punto di vista delle strutture, come s’è trovato? A Careggi lavoro solo da circa cinque mesi eppure anche in questo poco tempo abbiamo fatto cose fantastiche di cui i due trapianti sono solo la punta dell’iceberg. Fra un po’ usciremo con altri interventi unici al mondo. Perché il bello dell’Italia, nonostante tutto, è che è un paese di divini creatori ed è questo che mi fa arrabbiare più di tutto. Che nonostante i suoi geni poi ci sia questo malore che avvolge il Paese e non lo dico da professore, ma da cittadino. Le posso fare un esempio che non c’entra nulla con la mia storia?.Prego.
Il Vaticano ha attaccato il via libera Usa ai test sull’uomo con cellule staminali embrionali. Capisco le questioni di fede sull’embrione, ma qui si tratta di salvare delle vite umane con la ricerca. Perché nessuno in Italia ha alzato la voce?.Che consiglio darebbe a un giovane ricercatore italiano?
Ma per un giovane è meglio impegnarsi nel lavoro e nello studio o nel costruire relazioni con chi ha potere?
Purtroppo in Italia se uno non ha relazioni finisce nel dimanticatoio. Però non è giusto. Con me a Firenze lavorano persone con età media di 30 anni. E il nostro lavoro dovrebbe essere anche quello di poter trasmettere ai più giovani quello che abbiamo imparato. Invece....
Il Direttore de IlNuovoGiornaleDiMce Dott. Giovanni Fiorentini

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