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Italia in alto mare. La mappa delle crisi aziendali
17.08.2010

L'autunno che ci aspetta
Italia in alto mare. La mappa delle crisi aziendali
Dalla Fiat all'Omsa, da Unicredit a Telecom, dalla Vinyls alla Merloni. Tutte le vertenze ancora aperte che lavoratori e sindacato dovranno affrontare al rientro
di Paolo Andruccioli
FIAT. Alla ripresa autunnale saranno chiare le intenzioni definitive di Sergio Marchionne a proposito di Mirafiori e di tutti gli altri stabilimenti Fiat in Italia, a partire da Pomigliano dove nascerà la nuova azienda che rischia di escludere totalmente la Fiom e i lavoratori che fanno riferimento al sindacato metalmeccanici della Cgil.
“La Fiom si è rifiutata di seguire l’impostazione voluta da Marchionne – aveva dichiarato a fine luglio Masini della Fiom - e ha sollecitato nuovamente l’Azienda ad aprire un confronto sui veri problemi degli stabilimenti e della produzione: utilizzo degli impianti, flessibilità, organizzazione del lavoro, certezza degli accordi. La Fiat non solo non ha accolto questa sollecitazione, ma prosegue sulla strada delle sue scelte unilaterali. Ha deciso infatti di forzare ulteriormente la situazione, con la disdetta dal 1° gennaio 2011 degli accordi aziendali in materia di permessi sindacali.” Il tutto avviene mentre è ancora incerto il destino di diversi stabilimenti Fiat in Italia. E' infatti ancora in alto mare il futuro dello sito siciliano di Termini Imerese, e dei suoi circa 2.000 lavoratori, che Fiat ha deciso di chiudere nell'ambito del piano 'Fabbrica Italia'. A settembre al ministero dello Sviluppo economico un nuovo round per valutare i possibili acquirenti.
UNICREDIT. “Gli esuberi Unicredit rischiano di rappresentare un fatto drammatico se non affrontati nell’ambito di un piano industriale che dia garanzie per l’occupazione: Profumo non segua ‘i cattivi esempi’, come quelli di Fiat, e lavori per rafforzare le relazioni industriali”. È quanto ha affermato il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, nello spiegare che “gli esuberi annunciati, 4.100 per il triennio 2011-2013 che si sommano ai 600 già in corso in questo momento e penalizzati dal blocco delle finestre pensionistiche frutto della manovra del governo, rischiano di rappresentare un fatto drammatico soprattutto se non affrontati nell’ambito di un piano industriale da discutere”.
Il dirigente sindacale chiede quindi “garanzie per l’occupazione, partendo dal fatto che si può anche ragionare su eventuali uscite per coloro che hanno maturato il diritto alla pensione dando priorità a criteri di volontarietà, e soprattutto concordando con noi del sindacato un piano per l’inserimento al lavoro dei giovani all’insegna del rispetto del contratto nazionale di lavoro e dei diritti”.
Inoltre, aggiunge Megale, “in un momento difficile nel quale si affrontano temi così importanti come quelli del lavoro e dell’occupazione, auspico che l’azienda non segua ‘i cattivi esempi’ come quelli di Fiat e sia capace di operare per rafforzare le relazioni industriali, negoziare e concordare il piano occupazionale derivante dalla fusione, salvaguardare i diritti degli anziani e dare una prospettiva alle nuove generazioni, all’insegna del rispetto del contratto nazionale di lavoro e di un politica capace di offrire diritti e tutele ai più deboli”.

per leggere tutto l'articolo clicca qui:
http://www.rassegna.it:80/articoli/2010/08/10/65578/italia-in-alto-mare-la-mappa-delle-crisi-aziendali

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