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Blackout: nota della Federazione nazionale lavoratori energia
30.09.2003

Una nota della Federazione nazionale dei lavoratori dell'energia sulle responsabilità del black-out.

Circa alle tre di notte di domenica 28 settembre 2003 una linea elettrica della rete svizzera che contribuisce a portare energia anche in Italia va fuori servizio, senza che l’avaria venga segnalata al GRTN e quindi che allo stesso venga richiesto di ridurre drasticamente l’importazione.

La successiva avaria di una seconda linea svizzera interrompe del tutto l’esportazione in Italia di circa 3.000 Mw per cui, non potendo la Svizzera ridurre la produzione, l’energia si riversa sulla rete europea immettendosi in Italia attraverso le linee francesi che sono regolate per consentire il trasferimento nel nostro paese solo della quantita’ di elettricita’ oggetto dei contratti d’importazione (circa 3.000 Mw).

Pertanto, avviene in automatico la disalimentazione del sistema elettrico italiano che perde quindi oltre 6.000 Mw.

I sistemi di protezione automatica della rete italiana riducono la domanda distaccando circa 3.000 Mw delle centrali di pompaggio e circa 1.000 Mw (valore di stima) dell’utenza diffusa, ossia il massimo che permette la bassissima domanda elettrica presente nella notte fra sabato e domenica.

Ma contemporaneamente il sistema elettrico italiano si autoprotegge e comincia a fermare automaticamente le poche centrali elettriche in servizio. Si crea, pertanto, l'effetto domino e quindi il black out dell'intero Paese con esclusione della Sardegna (che e’ autosufficiente) perchè in quel momento è isolata dal continente in quanto il cavo che la collega è in manutenzione.

I principali eventi sopra descritti si svolgono nel lasso di tempo di soli 4 secondi.

È del tutto evidente, dunque, che l'errore è quello di importare di notte troppa energia (oltre 6.000 Mw) rispetto al fabbisogno nazionale (21.000 Mw circa in quelle ore) e quindi non disporre di misure in grado di compensare immediatamente un eventuale distacco . Se l'assorbimento per pompaggio è di 3000 MW massimi sarebbe di buon senso non superare quella soglia di importazione salvo avere un piano concreto di distacchi ulteriori.

I tempi di ripristino sono in ogni caso lunghi e complessi, le centrali termoelettriche ferme hanno tempi tecnici di riavvio lunghi e la rete va rimagliata con sequenze precise: ecco perchè il black out va assolutamente evitato. Inoltre in questa occasione si conferma che al Sud il sistema appare più debole che nel resto del paese.

Come e’ evidente il black out si e’ verificato nell’ora di minima domanda di elettricita’ per cui non e’ influenzato dalla quantita’ disponibile di capacita’ di produzione italiana che e’ piu’ che sufficiente (77.00 Mw installati di cui 50.000 Mw dichiarati disponibili). Pertanto invocare la necessita’ della costruzione di nuove centrali e’ del tutto fuorviante.

Cio’ che ha determinato il black out è il superamento del rischio accettabile di gestione del sistema con l’autorizzazione all’importazione di oltre 6.000 Mw, ossia di una quantita’ vicina il 30% della domanda minima notturna.

Peraltro il rischio di black out viene ulteriormente elevato anche dalla particolare importazione dalla Svizzera che e’ per oltre il 70% non di produzione propria (cioe’ non viene prodotta in Svizzera) e quindi priva della strumentazione necessaria per ridurla anche in automatico e chiedendo all’importatore di ridurre la domanda. Tale condizione e’ quella che provoca il riversamento sulla rete europea dell’eccesso di elettricita’ non piu’ trasferibile dalle linee fuori servizio.

Pertanto, l’assenza della definizione da parte del Governo del "livello di rischio del sistema elettrico" consente l’ammissione dell’importazione di elettricita’ in misura superiore a quella che permette la gestione di emergenza dell’avaria contemporanea di due linee elettriche.

Il vantaggio di pochi che comprano dall’estero energia elettrica in eccesso a minor prezzo si e’ tradotto in un incommensurabile danno per tutti i cittadini, di cui non puo’ che essere responsabile l’autorita’ politica e quindi il Governo.

D’altronde un sistema elettrico gestito e regolato con la priorita’ delle esigenze mercantili e della fornitura prioritaria alla grande industria ha prodotto l’inaccettabile risultato che i luoghi piu’ distanti dal punto di guasto, cioe’ la frontiera alpina, sono stati gli ultimi ad essere rialimentati infliggendo inutili sofferenze alla Puglia, alla Sicilia ed in generale a tutto il Mezzogiorno.

La segreteria della Fnle-CGIL

 

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