2.10.2010
CICLISMO UISP: LA RIFORMA DEL CODICE DELLA STRADA NON PREVEDE PER LE DUE RUOTE L'USO OBBLIGATORIO DEL CASCO. IL PARERE DI DAVIDE CECCARONI L'Uisp è contraria alla cancellazione dell'obbligo di indossare il casco per i ciclisti al di sotto dei 14 anni. Lunedì 27 settembre, per i ciclisti è scattato l’obbligo di indossare giubbini o bretelle catarifrangenti quando circolano fuori città o nelle gallerie urbane in ore serali o notturne: la norma è uno dei provvedimenti previsti dalla legge numero 120 del 2010 che a fine luglio ha riformato il Codice della Strada. Intanto in sella alle due ruote non è più necessario indossare il casco: per legge anche gli under 14 possono circolare senza. La norma approvata questa estate, ha inoltre disposto l'abrogazione del taglio dei punti patente per infrazioni ciclistiche prevista nel pacchetto sicurezza votato lo scorso anno. Novità ambivalenti di cui abbiamo parlato con Davide Ceccaroni, presidente della Lega nazionale ciclismo Uisp. "In relazione all’ultimo punto, non possiamo che essere d’accordo sull’abrogazione della sanzione punitiva per violazioni ciclistiche, con riduzione del parco punti patente. Già a suo tempo l'Uisp aveva manifestato perplessità per un provvedimento che equipara due diverse modalità di trasporto, la bici e l’auto: è un’incongruenza togliere i punti dalla patente di chi usa un mezzo diverso o alternativo alla macchina, nonchè paradossale sanzionare in maniera diseguale chi ne è provvisto e chi non l'ha mai presa".
"Per quanto riguarda l’obbligo di indossare il giubbottino - prosegue Ceccaroni - è necessario fare dei distinguo: per le bici da passeggio o da strada, più che rendere obbligatorio l'uso di questo capo, sarebbe stato opportuno avviare una riflessione con i costruttori, spingerli a dotare le biciclette di strumentazioni adeguate a renderle più visibili e sicure a prescindere dall’aspetto meramente estetico. Per giunta troppo spesso si vedono ciclisti girare con fanalini non funzionanti, senza che nessuno venga mai multato. Bisognerebbe invece promuovere una cultura che insegni ad avere più cura e attenzione per la bici e per le sue componenti, soprattutto laddove sono obbligatorie. Diverso il caso delle bici da corsa che nascono sprovviste di fanali. Gli agonisti sanno perfettamente che i loro allenamenti devono terminare prima dell’imbrunire. Se così non fosse, ritengo utile indossare il giubbotto, uno strumento idoneo a garantire la sicurezza anche in tarda serata".
"Nella riforma del codice della strada - afferma Ceccaroni - trovo invece assurdo l’aver eliminato l’obbligo del casco anche per gli under 14. E’ partita proprio ora una campagna ministeriale per l’utilizzo del casco in moto: quest'ultimo ha salvato innumerevoli vite umane riducendo nel corso degli anni anche l’incidenza dei costi sanitari. Lo stesso dovrebbe valere per la bici e invece ne decade l'obbligo. Mi sembra l'ennesima incongruenza: questa legge non è in linea con un ragionamento e un profilo di sicurezza pubblica. Per l’Uisp l’uso del casco è indispensabile e fondamentale in tutti gli sport sulle due ruote. Utilizzare il casco è una buona pratica che va nella direzione di salvare vite umane. E’ vero che la sua obbligatorietà potrebbe funzionare da deterrente per la promozione dell'uso della bici, ma è anche vero che il valore delle vite umane non ha prezzo. In italia e sulla stregua dell'esempio di altri paesi europei, sarebbe stato meglio introdurre l a cultura del casco e della sicurezza anche per le bici. (S.S.A.)
fonte: UISP
Welfare Italia
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