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Non c'è democrazia senza pluralismo e imparzialità informazione
3.10.2003
Dichiarazione di voto di Piero Fassino sul ddl Gasparri
Queste due giornate di discussione parlamentare hanno reso evidente un malessere, che si è manifestato non soltanto in occasione dell'approvazione dei due emendamenti da parte dell'Assemblea, ma in realtà anche in tutte le votazioni effettuate a scrutinio segreto. La media è stata di 25, 30, qualche volta 35, parlamentari, che ogni volta hanno fatto mancare il loro sostegno alla maggioranza di Governo.
Si tratta di un disagio evidente, che affonda le proprie radici in parte nella consapevolezza che si sta approvando una brutta legge. Ma evidentemente non è soltanto il merito della legge ad aver sollecitato questo comportamento. È anche la sensazione sgradevole che hanno molti colleghi della maggioranza di non essere liberi, di essere sottoposti ad una pressione costante e continua, che vincola la loro libertà di mandato e non lascia loro la facoltà di valutare il testo normativo per quello che è, ma subordina ogni e qualsiasi valutazione alla tutela degli interessi che stanno a cuore al Presidente del Consiglio.
Tutto ciò non avviene per caso, bensì perché l'Italia è un paese con una situazione che non ha pari in nessun paese democratico di questo pianeta. Noi siamo, in questo campo, un paese nel quale un imprenditore, del tutto legittimamente, come imprenditore privato è proprietario del 50 per cento del sistema televisivo e della più grande società di pubblicità per le televisioni, che raccoglie pubblicità non solo per le proprie reti, ma anche per altre (tanto per ricordarne una Sky, cioè il polo che si dice essere un elemento di pluralismo che arricchisce il sistema). Questo signore, oltre ad essere proprietario del 50 per cento del sistema televisivo e della più grande società di pubblicità, è anche proprietario della più grande casa editrice del paese, attraverso la quale egli controlla il principale settimanale di attualità politica del paese.
Inoltre, attraverso partecipazioni azionarie sue o di suoi familiari, è proprietario di due quotidiani, uno dei quali è quello che si distingue nella vergognosa aggressione che quotidianamente viene condotta contro gli esponenti del centrosinistra.
E questo signore che, come imprenditore - del tutto legittimamente -, è proprietario di tutte queste cose è anche il Presidente del Consiglio che - si converrà - come minimo ha un potere di condizionamento psicologico - e mi fermo qui - nei confronti del restante 50 per cento del sistema televisivo e dell'altra grande società di pubblicità proprietaria della RAI.
Insomma, siamo in una situazione nella quale parlare di pluralismo dell'informazione è francamente un paradosso e richiederebbe da parte di chi si trova in questa posizione tanta sensibilità da non far prevalere il proprio interesse sugli interessi generali paese; e ciò è esattamente quello che non avviene.
Infatti, una situazione anomala di questo genere configura e determina quotidianamente un conflitto di interessi che non solo non viene sciolto, ma addirittura vede pendere di fronte a questo Parlamento una brutta legge sul conflitto di interessi e, oggi, vede questo Parlamento obbligato ad approvare una legge che renderà ancora più acuto quel conflitto di interessi. Perché questa è la questione che, in questi due giorni, avete costantemente rifiutato di considerare!
La discussione sul SIC non è di natura tecnica, in ordine a come si forma la platea con cui si calcola la percentuale sul Sistema integrato delle comunicazioni. La discussione sul SIC richiama il problema del conflitto di interessi nonché il fatto che, quotidianamente, si determina un conflitto tra gli interessi privati, come imprenditore, del Presidente del Consiglio e quelli generali che il Presidente del Consiglio dovrebbe essere impegnato a tutelare come uomo pubblico.
Non solo: avete preteso di predisporre una legge che, per la prima volta in questo Parlamento, viene varata non per adeguare la legislazione ad una sentenza della Corte costituzionale, ma per contraddire esplicitamente un'indicazione della stessa Corte.
In questo caso lo strappo è grave, in quanto è ormai una prassi consolidata in atti legislativi il fatto che, ogni qual volta una sentenza della Corte costituzionale richieda una modifica legislativa, il Parlamento la realizzi adeguando la legislazione all'indicazione della Corte. Invece qui vi accingete ad approvare una legge che non si è adeguata alle indicazioni della Corte, ma anzi le aggira, addirittura contraddicendole.
D'altra parte, ciò non lo affermiamo solo noi. Ve lo dicono gli editori, ve lo dice quel Luca di Montezemolo che - come è stato già ricordato - volevate come ministro e che, quando deve rappresentare gli editori, non può che dire che questa è una brutta legge che sacrifica gli interessi dell'editoria.
Ve lo dicono i giornalisti e non solo quelli che, a vostro avviso, sono schierati con il centrosinistra, ma tutti i giornalisti; infatti, anche quelli che hanno sensibilità culturale di centrodestra considerano questa legge un danno per l'informazione ed anche per la loro professionalità.
Ve lo dice l'antitrust, chiedendo in modo esplicito di non fare riferimento in nessun modo a questa legge e a qualsiasi intenzione di controllo antitrust; tant'è vero che avete approvato una normativa che elude qualsiasi possibilità di controllo.
Insomma, avete predisposto una legge sbagliata, una legge che non garantisce il pluralismo né editoriale, né informativo, né imprenditoriale, una legge che rappresenta un danno per il paese e che costituisce semplicemente un sostegno ad una politica di concentrazione di cui è beneficiario in primo luogo quell'impero editoriale ed informativo che fa capo al Presidente del Consiglio.
E avete fatto ciò nonostante il messaggio del Presidente Ciampi. Un messaggio - vorrei ricordarlo - che inizia con queste parole: la garanzia del pluralismo e dell'imparzialità dell'informazione costituisce strumento essenziale per la realizzazione di una democrazia compiuta. Voi questa affermazione l'avete messa sotto i piedi, in quanto vi accingete ad approvare una legge che non garantisce il pluralismo dell'informazione come realizzazione di una democrazia compiuta.
Ma non avete contraddetto soltanto questo principio generale. In realtà, approverete una legge che nega le indicazioni contenute nel messaggio presidenziale.
Vorrei segnalare, tra l'altro, che un messaggio del Presidente della Repubblica alle Camere non è un atto ordinario, bensì straordinario.
Tutti sappiamo che il Presidente Ciampi è uomo saggio, prudente ed avveduto e, se un uomo saggio, prudente ed avveduto decide di ricorrere ad uno strumento straordinario per richiamare il Parlamento ad un problema, vuol dire che, quanto meno, quel problema c'è ed ha un'evidenza significativa. Voi, invece, con questa legge, lo avete negato.
Avete negato anche qualsiasi corrispondenza alle indicazioni specifiche che, in quel messaggio, sono contenute.
In quel messaggio si parla di centralità del servizio pubblico televisivo.
Guardate come avete ridotto la RAI; una RAI che avete asservita dal punto di vista informativo, una RAI di cui dequalificate, ogni giorno, il patrimonio di competenze e di professionalità che possiede in corpora, una RAI di cui compromettete anche gli interessi economici; lei, ministro Gasparri, non ha ancora spiegato a questo Parlamento perché ha disdetto l'accordo RAI Way, che rappresenta una compromissione di interessi patrimoniali dell'azienda.
Avete contraddetto l'indicazione che, nel messaggio presidenziale, riguardava i minori e, se questa Assemblea ha, invece, ottemperato, tale messaggio lo si deve all'emendamento che noi abbiamo fatto approvare ieri a tutela dei minori.
Avete varato una legge che contraddice la sentenza della Corte, richiamata espressamente nel messaggio presidenziale; non solo: vorrei concludere, richiamando la parte conclusiva del messaggio del presidente della Repubblica.
Chiederei ai colleghi, almeno per un attimo, di prestare attenzione, almeno per un attimo, a questa citazione, se non altro per rispetto alle parole della più alta Magistratura di questo Stato. Scrive il Presidente della Repubblica: nel preparare la nuova legge, va considerato che il pluralismo e l'imparzialità dell'informazione, così come lo spazio da riservare nei mezzi di comunicazione alla dialettica delle opinioni, sono fattori indispensabili di un bilanciamento dei diritti della maggioranza e dell'opposizione.
Ciò tanto più in un sistema, come quello italiano, passato, dopo mezzo secolo di rappresentanza proporzionale, alla scelta maggioritaria.
Continua il Presidente dicendo: quando si parla di statuto delle opposizioni e delle minoranze, in un sistema maggioritario, le soluzioni più efficaci vanno ricercate anzitutto nel quadro di un adeguato assetto della comunicazione, che consenta l'equilibrio dei flussi di informazione e di opinione.
Vorremmo che queste parole, provaste almeno a mandare in memoria, visto che avete approvato una legge che, non solo non prevede alcun riferimento ai diritti ed alle prerogative dell'opposizione nel sistema dell'informazione, ma che accresce ulteriormente il controllo sul sistema d'informazione da parte della maggioranza di Governo.
Insomma, una brutta legge che fa un danno al paese, contro la quale noi continueremo a batterci...
Continueremo a batterci al Senato, visto che grazie alla nostra battaglia, questo provvedimento dovrà tornare all'esame di quell'Assemblea, speriamo anche in quella sede di tornare a modificarlo per riportarlo nuovamente e in quest'aula, perché consideriamo questa battaglia centrale per la democrazia.
Il Presidente Ciampi ha chiuso il suo messaggio con queste parole: non c'è democrazia senza pluralismo e imparzialità dell'informazione. Sono fiducioso che l'azione del Parlamento saprà convergere verso la realizzazione piena di tale principio. Oggi non è stato così. Per colpa vostra, questo Parlamento non è stato in grado di garantire quel principio.
Noi ci batteremo perché quelle parole del Presidente non siano soltanto un auspicio.
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