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Fiom, gli interventi dal palco L'addio di Epifani
17.10.2010

Fiom, gli interventi dal palco L'addio di Epifani L'orgoglio dei metalmeccanici
Landini chiede lo sciopero generale. Epifani: "Continueremo anche con quello. Per me è un grande onore chiudere qui. Resterò accanto a voi e alla Cgil. Abbiamo anche litigato. Ma la Cgil deve rimanere unita. E' la nostra ricchezza" di Paolo Andruccioli, rassegna.it
Una grande conclusione, sul palco di San Giovanni, per una straordinaria manifestazione. Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, è intervenuto sul palco alle 17.52, dopo una lunga serie di interventi di delegati sindacali, lavoratori precari di vari settori, immigrati, rom, studenti in lotta contro la riforma Gelmini, rappresentanti di tante situazioni di lotta (dalla Sardegna a Pomigliano), movimenti sociali (come il popolo viola) e movimenti di lotta per la legalità. Landini ha detto subito che vedere questa grandissima piazza produce una grande felicità. Una piazza che parla a tutto il paese. Una manifestazione che ha confermato che c'è bisogno di rimettere al centro i diritti e contrastare la politica del governo e della Confindustria.
Landini ha ricordato che "per 20 anni ci hanno raccontato che era sufficiente lasciar fare al mercato. Ora non ci sono più regole per la finanza, l'evasione fiscale non ha precedenti. Mai una precarietà come in questo momento. C'è stata una redistribuzione della ricchezza senza precedenti. Una società così non è accettabile e per questo è necessario ribellarci per cambiare questa società. Uscire da questa crisi richiede dei cambiamenti. E' vero che noi diciamo dei no – ha detto Landini - quando si vogliono cancellare i diritti e la dignità delle persone. In questo senso noi diremo sempre no. Ma vorrei anche ricordare che noi avanziamo proposte. Vogliamo ridiscutere cosa si produce, vogliamo beni comuni difesi, vogliamo estendere i dirtti a chi non li ha. Ai giovani che hanno la prospettiva di essere precari a vita. La scuola diritto pubblico. Vogliamo anche che sia estesa la democrazia".

Il governo
"In questi giorni tanti hanno parlato, ha continuato Landini. Oggi i ministri si dovrebbero vergognare per quello che hanno detto. Hanno invocato il morto. Una irresponsabilità totale. Questa piazza dice: non solo è una manifestazione democratica e pacifica. Dice anche che chi lavora ha conquistato la democrazia di questo paese. I ministri possono dire oggi le loro castronerie perché siamo stati proprio noi a garantire il diritto al pensiero. Loro in realtà hanno paura della democrazia. Noi dobbiamo cambiare questo stato di cose. Già con il Libro bianco di Maroni – ha ricordato il segretario della Fiom - si era disegnato il progetto. Ora stanno facendo quello che avevano annunciato. Hanno perfino detto che noi difendiamo gli assenteisti. Ma noi non abbiamo mai difeso Brunetta. Ora il caso Fiat ha aperto gli occhi a tanti. Siamo di fronte a una teoria: per investire in Italia è necessario cancellare i diritti e i contratti. Invece dovremmo porci un altro problema. Perché la Fiat è messa peggio di altre marche? Perché in Germania gli stipendi sono più alti e si vendono più macchine?".

La Fiat
"Negli ultimi incontri con la Fiat – ha proseguito Landini - Marchionne, che parla con chiarezza, non ha detto solo ‘ditemi di sì'. Marchionne ha detto in realtà che il piano lo decide lui e non lo discute con nessuno. Solo la Fiom e la Cgil gli hanno detto che così non va bene. Sono allibito –ha confessato Landini - quando il governo non è capace di dire che sì. I primi a dire di no alla Fiat non siamo stati noi, ma il governo tedesco e il sindacato tedesco. Si deve discutere la politica industriale. Noi vogliamo che si continui a produrre in Italia le auto, i camion e i trattori. Se si vende meno è perché si è investito poco. La competizione non si fa tagliando i salari e i diritti. C'è un problema di qualità e di intervento pubblico. Se non c'è un intervento pubblico che orienti da questa crisi non si esce. E' ora di smetterla. Noi abbiamo avanzato delle controproposte per Pomigliano in base al contratto. Non ci hanno mai risposto. Vogliono solo cancellare il diritto di contrattare le condizioni di lavoro. Un imbarbarimento inaccettabile perché fa arretrare tutto il paese".

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