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L'ONU deve nominare inviato per diritti umani in Iran
19.10.2010

È tempo che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nomini un inviato
speciale sui diritti umani in Iran
Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha manifestato
ancora una volta la propria forte preoccupazione per la reiterata violazione
dei diritti umani in Iran, comprese le persecuzioni dei baha’i.
Nel rapporto presentato giovedì, il signor Ban ha evidenziato la sua
costante preoccupazione per l’uso della tortura e della pena di morte in
Iran, per il cattivo trattamento delle donne e per le ripetute violazioni
del giusto processo e della libertà di associazione, di parola e di
religione.
Il rapporto critica anche con forza l’omissione dell’Iran di proteggere i
diritti delle minoranze, incluse le comunità baha’i, sufi, beluci e curda.
Il signor Ban sostiene che nel corso dell’ultimo anno c’è stato «un notevole
incremento nell’applicazione della pena di morte, compresi i casi di
oppositori politici e di criminali minorenni. La discriminazione contro le
minoranze persiste e in alcuni casi equivale a una persecuzione».
Il Segretario generale è rimasto «profondamente turbato» dai resoconti
«sull’uso eccessivo della forza, degli arresti e delle detenzioni
arbitrarie, dei processi ingiusti e di possibili torture e maltrattamenti di
attivisti dell’opposizione in relazione alle agitazioni post-elettorali del
2009».
Il rapporto di quest’anno mette in evidenza in modo molto specifico la
continua «discriminazione e vessazione» nei confronti della comunità baha’i.
Il rapporto dice che «i membri delle religioni non riconosciute, in
particolare i baha’i, che sono la più vasta minoranza religiosa non
musulmana del paese, sono sottoposti a varie forme di discriminazione e
vessazione, come la preclusione a impieghi, agevolazioni governative e
all’educazione superiore».
«Alcuni membri della comunità baha’i hanno subito la detenzione arbitraria o
la confisca e la distruzione delle proprietà».
Il resoconto prosegue dicendo che «sono stati deliberatamente appiccati
incendi per distruggere abitazioni e veicoli, un cimitero di Mowdasht è
stato oggetto di atti vandalici. L’incidente è stato riportato da numerosi
dispacci governativi, senza che si intraprendesse alcuna azione ufficiale».
Nel rapporto si prende anche nota del processo e della condanna di sette
dirigendi baha’i, facendo notare che l’Alto Commissario delle Nazioni Unite
per i Diritti Umani ha espresso «profonda preoccupazione» per l’assenza di
osservatori internazionali e per la mancanza di un giusto processo per quel
processo che si è concluso in giugno.
Dice inoltre che «l’Alto Commissario esprime una seria preoccupazione che le
imputazioni contro le summenzionati persone possano costituire una
violazione degli obblighi della Repubblica Islamica dell’Iran nei confronti
del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, in particolare
quelli riguardanti la libertà di religione e di credo nonché di espressione
e di associazione».
Il signor Ban ha presentato questo rapporto in seguito alla risoluzione
dello scorso anno dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sui diritti
umani in Iran, che chiedeva specificamente al Segretario generale di fare
una relazione sui progressi fatti dall’Iran nel corso dell’anno in tema di
diritti umani. È il terzo rapporto presentato dal signor Ban sulla
violazione dei diritti umani in Iran in gli ultimi tre anni.
«Ciò che sorprende è la misura in cui il governo iraniano ha completamente
ignorato i rapporti annuali del Segretario generale delle Nazioni Unite, nei
quali egli ha così chiaramente espresso le preoccupazioni della comunità
internazionale per il rifiuto dell’Iran di sottostare agli obblighi dei
diritti umani», ha detto Beni Dugal, principale rappresentante della Baha’i
International Community presso le Nazioni Unite.
«Negli ultimi tre anni il signor Ban ha richiamato l’attenzione sul modo
illegale e abusivo con cui le donne, i minori, le minoranze e i giornalisti,
per non menzionare comuni cittadini desiderosi semplicemente di esprimere le
proprie opinioni, sono trattati in Iran».
«Il signor Ban ha ripetutamente espresso preoccupazione per la persecuzione
sistematica e continua in Iran della comunità baha’i iraniana, che viene
discriminata semplicemente per il proprio credo religioso».
«Per monitorare la situazione dei diritti umani in Iran, credo sia giunto il
momento che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, alla quale il presente
rapporto è indirizzato, nomini un inviato speciale», ha concluso la signora
Dugal.

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