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No alla condanne a morte di TAREQ AZIZ
28.10.2010

AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE ALLE AUTORITA’ IRACHENE DI NON ESEGUIRE LE CONDANNE A MORTE DI TAREQ AZIZ E DI ALTRI DUE IMPUTATI
Amnesty International ha chiesto oggi alle autorita’ irachene di non
eseguire le condanne a morte, emesse oggi a Baghdad, nei confronti dell’ex
ministro degli Esteri Tareq Aziz, dell’ex ministro degli Interni Sadoun
Shakir e dell’ex segretario personale di Saddam Hussein, Abed Hamoud.
I tre imputati sono stati condannati a morte dal Tribunale penale supremo
iracheno per aver partecipato alle uccisioni di attivisti
dell’opposizione. Nel corso del processo hanno negato l’accusa.
‘Il governo di Saddam Hussein e’ stato sinonimo di esecuzioni, torture e
altre gravi violazioni dei diritti umani ed e’ giusto che i responsabili
ne rispondano di fronte alla giustizia. Ma la pena di morte, che
rappresenta l’estrema negazione dei diritti umani, non dovrebbe mai essere
usata, a prescindere dalla gravita’ dei crimini commessi’ – ha dichiarato
Malcolm Smart, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di
Amnesty International.
‘E’ veramente giunto il momento’ – ha proseguito Smart – ‘che l’Iraq giri
pagina rispetto a questo cupo periodo e un passo avanti in questa
direzione sarebbe la fine di tutte le esecuzioni e la commutazione di
tutte le condanne a morte, che si ritiene siano diverse centinaia’.
Tareq Aziz e’ stato imprigionato all’indomani dell’invasione diretta dagli
Usa del 2003. E’ un uomo anziano e in precarie condizioni di salute. Lo
stesso Tribunale penale supremo iracheno, nel 2009, lo aveva condannato a
15 anni di carcere per il suo presunto coinvolgimento nell’esecuzione di
42 commercianti, avvenuta nel 1992.
Amnesty International ha piu’ volte espresso preoccupazione per le
procedure del Tribunale penale supremo iracheno, istituito per giudicare
le persone accusate di aver commesso crimini sotto il governo di Saddam
Hussein e la cui indipendenza e’ stata pregiudicata da ripetute
interferenze politiche.
‘Osservare gli standard internazionali sui processi equi e’ fondamentale e
le pressioni politiche non dovrebbero mai influenzare le procedure,
soprattutto nei casi che possono concludersi con una condanna a morte’ –
ha concluso Smart.
Se le tre condanne a morte verranno confermate dalla camera d’appello del
Tribunale, le esecuzioni potranno aver luogo entro 30 giorni.
La pena di morte, sospesa subito dopo l’invasione del 2003, e’ stata
ripristinata nell’agosto 2004. Da allora, centinaia di persone sono state
condannate alla pena capitale e molte delle condanne sono state eseguite.

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 cell. 348-6974361 e-mail: press@amnesty.it


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