2.12.2010
Cgil .Statuto dei Lavori di Fulvio Fammoni Come sapete il governo ha inviato alle parti socialii testi che troverete in allegato. Al di là del rapporto con le future vicende del quadro politico, questi testi devono essere affrontati con la giusta attenzione e preoccupazione, perché rappresentano il contenitore finale dei vari attacchi al diritto del lavoro e alla contrattazione che abbiamo contrastato in questi anni. Il nuovo Statuto dei Lavori, come già abbiamo commentato da tempo, non rappresenta come viene definito la “manutenzione” dall’attuale statuto, ma il suo svuotamento e superamento. Come ormai consuetudine il riferimento di partenza è rappresentato dall’affermazione di diritti ormai superati e assetti produttivi che hanno portato ad una terziarizzazione dell’economia e quindi dalla conseguente necessità di declinare un nuovo assetto dei diritti suddivisi in un nucleo di derivazione internazionale e/o comunitario non derogabile e in un altro, ben più ampio, di derivazione pattizia derogabile ad ogni possibile livello (azienda, settore, territorio, condizioni d’impresa e perfino caratteristiche del lavoratore). Naturalmente tutto viene fatto discendere da un impianto fortemente ideologico in cui si continua ad indicare, come assunto, che norme inderogabili siano la causa del lavoro sommerso e della disoccupazione giovanile (è invece l’esatto opposto quello che come i dati reali dimostrano, ha comportato l’espansione della precarietà ). In realtà si continua a perseguire le scelte del Libro Bianco: imprese svincolate da obblighi sociali, lavoro inteso sempre meno come valore e sempre più come puro fattore della produzione, un diverso modello di sindacato.
Il testo consiste in 2 articoli, con richiesta di delega al governo, finalizzata a conseguire le finalità prima richiamate. Nello specifico: - Si propone di procedere alla stesura di un testo unico denominato “Statuto dei Lavori”, che assorba l’attuale assetto normativo e cancelli almeno il 50% della legislazione vigente (senza dire niente sullo specifico e quindi potenzialmente su tutto). - Si deve identificare un nucleo di diritti di derivazione internazionale e comunitaria non derogabile, valido anche per le collaborazioni con sostanziale monocommittenza (senza indicarne i parametri). - Tutto il resto è derogabile, proponendo un concetto estremo di derogabilità anche rispetto alle recenti vicende. - Le future sanzioni devono assumere aspetti “promozionali”(?). - Si propongono nuovi ammortizzatori sociali (volontari o obbligatori) secondo le intese fra le parti e con valorizzazione della bilateralità (diversi fra settori, territori, tipologie di lavoro, ecc..). - Per finire queste norme sono “integrabili” da avvisi comuni delle parti sociali entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge. - Il testo del Disegno di Legge non è ancora stato approvato dal Consiglio dei Ministri perché, nella lettera di trasmissione del Ministro alle parti sociali, si sollecita un avviso comune che si afferma verrebbe recepito in quanto tale nel testo definitivo della Legge. E’ evidente come l’intenzione sia quella già nota di superare il concetto di universalità e di puntare in alternativa ad un concetto di diversità attraverso un uso estremo della derogabilità . Ma con questo DdL si va ben oltre. Si propone un ruolo secondario della Costituzione rispetto ad altre fonti; si utilizza in modo improprio lo strumento della delega senza alcun criterio di riferimento; si sovrappongono queste deleghe ad altre già esistenti; ecc.. Il punto sugli ammortizzatori sociali è assolutamente incredibile: il governo è appena entrato in possesso della delega contenuta nel collegato lavoro e in questo testo ne propone un’altra basata su criteri opposti. In sostanza siamo alla presentazione di un impressionante disegno neo corporativo che crea una innaturale commistione fra ruolo della legge e contrattazione, in cui appare un’idea di pubblicizzazione di fatto dell’organizzazione sindacale (naturalmente senza alcuna norma sulla rappresentanza) e con evidenti problemi costituzionali. In particolare viene identificato un ruolo praticamente nullo del Parlamento che va ben al di là dell’utilizzo sistematico dei voti di fiducia, relegandolo a semplice notaio di provvedimenti su cui non può pronunciarsi se non per presa d’atto. Questo, oltre al merito, è il punto di partenza su cui incentrare la nostra iniziativa di contrasto e di proposta. Il testo non è ancora, come detto, proposta di legge formale e i tempi del suo percorso sono ovviamente legati alla crisi di governo in atto; questo non solo non deve ritardare la nostra iniziativa ma anzi intensificarla e accelerarla utilizzando gli spazi di questa fase.
I link dei documenti citati: http://www.cgil.it/Intranet/Archivio/Segreteria%20Confederale/LetteradelMinistroStatutodeilavori.pdf http://www.cgil.it/Intranet/Archivio/Segreteria%20Confederale/Bozzaddlstatutolavori.pdf http://www.cgil.it/Intranet/Archivio/Segreteria%20Confederale/RelazioneddlStatutolavori2010.pdf
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