10.12.2010
Prima valutazione della Legge di stabilità 2011 La Legge di stabilità 2011 ricalca i cambiamenti già introdotti dalla manovra di luglio (L.122/2010)1 anticipando di fatto la manovra finanziaria di fine anno, così come previsto dalla nuova impostazione disposta dalla L.196/09, e i cambiamenti più consistenti sono introdotti dal maxi emendamento (n.1500) presentato l’11 novembre 2010 che ha comportato la Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013, sulla spinta dell’instabilità del quadro politico, dell’incertezza del contesto economico e per esigenze di rifinanziamento di alcuni capitoli di spesa del bilancio. Il DDL stabilità 2011, il Bilancio di previsione e la Nota di variazioni sono stati approvati e mandati il giorno 19 novembre 2010 all’esame del Senato, dove la discussione non ha portato integrazioni. Una prima valutazione della Legge di stabilità modificata dal maxiemendamento alla Camera è stata realizzata congiuntamente dalle parti sociali, che hanno scandito le seguenti osservazioni. Sono stati introdotti alcuni provvedimenti positivi quali lo stanziamento di nuovi fondi per il rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga e la proroga per il 2011 della detassazione degli aumenti salariali di produttività . Si rileva, tuttavia, la totale e preoccupante assenza di interventi a sostegno di drivers fondamentali di crescita quali la ricerca, l’innovazione e il risparmio energetico: leve fondamentali per il rinnovamento tecnologico e la competitività delle imprese e per la qualificazione del sistema produttivo su nuovi segmenti di attività . Sono misure che hanno un elevato ritorno in termini economici e occupazionali, con conseguente riduzione nel tempo dell'onere finanziario netto per lo Stato. Per la ricerca e l’innovazione, va ricordato che la Commissione Europea nel programma nazionale di riforma nel contesto della strategia “Europa 2020” ha indicato nel 3% (nonostante la bozza del Piano Nazionale di Riforme del Governo per Europa 2020 fissi l’obiettivo per l’Italia all’1,53%) del PIL il livello minimo di spesa da raggiungere nel prossimo decennio e a sostenere tale obiettivo anche attraverso misure fiscali. Oggi l’Italia è a circa l’1,1 % del PIL ed è tra i Paesi più bassi d’Europa. Sarà impossibile perseguire questo obiettivo senza prevedere misure strutturali di sostegno, quali il credito d’ imposta, per rafforzare i processi di ricerca ed innovazione. Le misure di efficienza energetica sono inoltre indispensabili per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale vincolanti relativi all’accordo 20-20-20 sottoscritto dal nostro paese in sede europea. Tutti i Paesi industrializzati stanno sostenendo con misure rilevanti sia la ricerca e l’innovazione tecnologica che l’economia verde quali fondamentali drivers di crescita e di opportunità per lo sviluppo di nuove imprese e la conseguente creazione di nuova occupazione. Per tali ragioni, anche le parti sociali hanno chiesto con forza che nel DDL sulla Legge di Stabilità per il 2011 venisse prevista la proroga del bonus del 55% per l’efficienza energetica e venisse introdotto il credito d’imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo per un importo almeno di 700 milioni di euro pari allo stanziamento del 2008. In prima istanza, infatti, l’eliminazione del bonus del 55% per l’efficienza energetica risultava incompatibile con l’impegno assunto in sede europea di riduzione del gas serra e il venire 1 Vedi Nota a cura di tutti i Dipartimenti CGIL nazionale “L’analisi della manovra correttiva 2011-2012” su Taccuino n. 137, 3 agosto 2010, diffusa dal del Dipartimento Politiche Economiche. 3 meno di questa misura avrebbe determinato un grave danno economico ad oltre 400mila imprese che occupano oltre 3 milioni di dipendenti. In sede di discussione del maxiemendamento, il sofferto bonus fiscale 55% sulle spese sostenute per ristrutturazioni orientate al risparmio energetico è stato poi prorogato al 2011, ma stavolta con un periodo di utilizzo spalmato su 10 anni invece che su cinque, come avviene attualmente. La CGIL continua a ritenere le previsioni di crescita, di gettito fiscale e di spesa pubblica stabilite nella Legge di stabilità sbagliate, alla stesa stregua della politica economica e della conseguente economia pubblica perseguita finora da questo Governo. L’impostazione e le misure previste sono inadeguate e insufficienti a sostenere la possibile ripresa e la potenziale crescita, a difendere e creare nuova buona occupazione, a sanare strutturalmente i conti pubblici.
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